9•Soul Therapy

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Si chiuse la porta alle spalle, il viso illuminato dal calore di una candela posta sopra un vecchio mobile. Nell’intera stanza, piccole fiammelle scaldavano le venature in legno delle pareti. I loro visi attenti l’attendevano e scrutavano silenziosi, osservando ogni passo leggero che compieva verso loro. Si fermò su un tappetino libero, uno dei tanti posti a cerchi concentrici. Fece per sedersi e sorrise quando, in un attimo, perse un po’ del suo equilibrio che fece barcollare il suo corpo. L’imbarazzo colorò le gote pallide, mentre una mano, reggendo la sua, faceva da ancora di salvezza. Il cuore prese a martellare dentro il petto. Un battito, costante e palpitante, lasciò il posto a dei respiri via via più quieti e rilassati. Si sedette, tenendo per un paio di secondi gli occhi chiusi. Quando li riaprì, un cenno col capo, di fronte al suo viso, fu per tutti loro il segnale che avrebbero potuto iniziare.

L’odore d’incenso riempiva la camera semivuota dove i respiri lievi si alternavano ad uno ad uno, man mano che si sdraiavano leggeri come piume sui propri tappetini. Un battito delle lunghe ciglia nere, gli occhi verdi fissi contro le travi a vista del soffitto. Stese le braccia lungo i fianchi nudi, socchiudendo le palpebre, mentre il battito del cuore iniziava a prendere il sopravvento su tutto quel silenzio che sfiorava gli angoli scoperti della pelle. Una voce, fra le altre, schioccò qualche parola, invitandoli a stendere tutte le fibre nervose dei loro corpi, rilassando i muscoli contratti, lasciandosi andare, a poco a poco, in una fresca profondità che li avrebbe portati all’apice della loro energia interiore, al contatto più vicino che, con la loro anima, avrebbero mai potuto avere.

Prese un gran respiro, sorridendo appena, coi muscoli del viso che si ammorbidivano parola dopo parola, dando spazio a nuovi colori riflessi dentro le sue palpebre. I giochi di luce parevano diramarsi in ogni parte del suo corpo, facendolo sentire più lieve e libero dalle catene della vita quotidiana, proprio in quel momento in cui l’unica cosa che dovesse riempire i suoi pensieri, fosse un nulla meditativo, in grado di riportare il caos in un perfetto ordine. I respiri si fecero più regolari, così come i battiti del suo cuore che pareva martellare proprio in mezzo alle orecchie, tanto appariva forte. Immaginò che un’aurea luminosa potesse pervadere ogni parte di sé, proteggendo la propria anima da qualsiasi pensiero in grado di rovinare l’armonia in cui, poco alla volta, sentiva di star entrando. La voce ricordò a tutti loro di tenere gli occhi ben chiusi, per non lasciare che qualcosa potesse irrompere. Una palpebra, mossa dalla curiosità, si schiuse appena, strizzando l’intero occhio, per la luce di una candela, dritta sul suo viso.

Ne sentì il calore vicinissimo alla guancia, così che anche il secondo occhio si aprì in un sussulto. Si tirò su a sedere, sentendo il cuore palpitare all’impazzata mentre, ovunque si guardasse, trovava dei tappetini vuoti a riempire l’intera stanza. La Voce tornò a colmare il silenzio, rassicurando il suo affanno, spiegando ai presenti che erano come dentro ad un sogno, adesso, un sogno meditativo in cui la loro anima stava iniziando a farsi sentire, e che, presto, si sarebbero trovate le une con le altre. Li invitò a mantenere la calma, senza aver troppa paura di perdere il controllo, dal momento che lei stessa li avrebbe accompagnati tutti quanti verso l’energia pura, tenendoli per mano, come in quel momento.

Alle orecchie, un sussurro lieve, invitava il suo corpo a sdraiarsi, cercando di riprendere la concentrazione persa. A fatica, la sua schiena scivolò sul tappetino. Gli occhi si chiusero un’altra volta, accompagnati dalla Voce che, dentro un sorriso, li invitava nuovamente a sprofondare in una pace meditativa. Riuscì ad acquietarsi, stendendo le gambe, e le braccia lungo i fianchi, adesso che il calore delle molteplici candele accese baciava la sua pelle, liscia come seta. La Voce tornò a parlare, facendosi sempre più lontana, ora che un’aurea bianca iniziava ad emergere dal suo stomaco, calda e familiare, rigenerante. La preoccupazione sparì via in quella moltitudine di colori, e intanto, i respiri degli altri, parevano avvicinarsi sempre più, tiepidi e familiari, insieme ad un tocco leggero, sopra la sua mano, che riusciva a infondergli quel tanto di sicurezza per lasciarsi andare ancora, e ancora…

Don't bless me father for I have sinned.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora