Villa Magna

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Il taxi frena dolcemente sul ciglio erboso della strada e la mia bocca si spalanca senza emettere alcun suono. Quella di Davide, invece, lascia uscire lo stesso pensiero che io sto avendo in questo momento.

"Ma questi hanno dato il culo per ottenere una proprietà del genere?"

Mi volto, indecisa se rimproverarlo o concordare con lui; si è tolto una cuffietta e, mentre lascia che la musica si sparga ovattata nell'abitacolo, sui suoi occhi scuri è riflessa un'enorme cancellata in ferro battuto.

"Davide, che cosa ti avevo detto? Niente mancanze di rispetto, turpiloquio, illa..."

"Illazioni, rutti, scoregge e gesti di natura sessuale." completa senza smettere di fissare fuori dal finestrino. "Conosco meglio questo dell'Atto di Dolore, stai tranquilla, ma ora puoi darmi l'autorizzazione a essere sconvolto? Ci sono addirittura le iniziali sul cancello!"

Il pidocchio non ha tutti i torti: non solo si vedono una V e una M incastonate sull'entrata principale, ma sono addirittura grandi quanto la mia porta di casa. E tralascio volutamente il fatto che siano di colore dorato, perché significherebbe considerare la possibilità che si tratti di vero oro e di conseguenza fare illazioni sulla ricchezza dei Magno, e noi non facciamo illazioni sulla ricchezza dei Magno.

V ed M stanno per "Villa Magna", il nome umile e per nulla auto-riferito della loro mansione toscana. Già dai tempi del liceo sapevamo che Alessandro Magno, mio umile e per nulla auto-riferito ex-compagno di classe, era tanto bello quanto ricco e che doveva tutto ciò alla sua facoltosa famiglia. Oltre ad essere un nucleo di bellocci, infatti, i Magno possiedono case in tutta Italia e non mi stupisce che abbiano scelto quella di Cecina per ospitare il matrimonio del loro figliolo.

In quanto originaria della Toscana, la signora Magno ha da sempre avuto un attaccamento speciale a questa residenza, tanto da averla addirittura messa a disposizione per la sua progenie, quella volta in cui, anni fa, Magno era convinto di aspettare un bambino da Gloria.

Se fosse stata mia madre, al suo posto, l'unica cosa che avrebbe messo a mia disposizione sarebbe stata una torta. Perché mia mamma è una pasticcera e crede che i dolci siano la risposta a tutto.

Non scherzo; per convincermi a fare la prima visita dal ginecologo decise di farmi trovare come dessert, per svariate sere di fila, dei tartufi alla fragola. Erano rosa chiaro e in cima vi piazzava mezza fragola, così da ricordare un seno e l'importanza di farselo palpare da un dottore. Ringrazio iddio di aver ceduto prima che cominciasse con i dolci a forma di vagina.

Siamo una famiglia diversamente normale, lo so.

Il tassista ci informa che siamo arrivati (non che avessi troppi dubbi), così scendiamo dalla macchina. Dopo le quasi due ore di viaggio, sommate alle altre due passate prima in treno, è un miracolo se le mie ginocchia non stridono muovendosi, mentre Davide saltella già come una cavalletta.

"Dato che hai dei fenomeni come legamenti, prendimi la valigia." gli ordino, approfittando del fatto che è in debito con me per fargli fare il facchino.

"Prenditela da sola." mi sorride, picchiettandomi una spalla e arrotolando le cuffiette attorno al telefono.

Visto? Sempre la stessa storia. Non c'è rispetto.

Come al solito, nessuno dei miei è venuto ad aiutarmi con le valigie in aeroporto una settimana fa, quando sono tornata da New York. Considerato che mi ero portata appresso mezzo appartamento, è stata una goduria superare i ponti in completa solitudine, ma almeno una volta a casa, mi avevano preparato la cena. È già un traguardo, fidatevi.

E considerato che non avevano cucinato nulla dalla forma sessuale, posso ammettere che è stato bello e accogliente tornare finalmente a casa mia. A Venezia.

Io e te 3 - Io e te è semplicemente complicatoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora