Capitolo 25: La lunga notte

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Era un tragitto lungo ed estenuante. Due cambi di metro ed un tram vecchio e bitorzoluto separavano la Fifth Avenue dal quartiere degradato di Harlem. Andrew odiava vivere ai margini della società civile, odiava dover spendere più di un'ora della sua vita per raggiungere la Grande Mela. La cosa si faceva ancora più pesante se al lungo tragitto si aggiungeva il caldo afoso ed un pesante macigno sul petto. Lo sentiva premere sul suo cuore, era un dolore che non poteva spiegare, non sapeva se era per via del colloquio appena terminato oppure se era preoccupato per ciò che avrebbe compiuto di lì a qualche ora. Aveva messo in moto il suo diabolico piano ed ora non poteva tornare più indietro, il corpo di Enrik sarebbe dovuto sparire al più presto, o tutto lo sforzo sarebbe stato vano.

Stringeva fra le mani un sacchetto di plastica, Andrew aveva acquistato una maglietta da H&M poco prima di entrare alla redazione di Vogue. Aveva pagato appena 10 dollari un capo di abbigliamento di cui non aveva bisogno, ma aveva usato la carta di credito del fratello, aveva lasciato una traccia, aveva rotto il silenzio, aveva allertato Justin e la polizia, ora era tutto nelle sue mani, se avesse sbagliato un solo passo la copertura sarebbe saltata.

Andrew si doveva giocare il tutto e per tutto, doveva avere i nervi saldi, solo così poteva archiviare questa triste storia e, magari, poter valutare seriamente di potersi impegnare con Justin. Certo, non sarebbe stato facile convivere con un segreto del genere, forse fra qualche anno avrebbe lasciato tutto alle memorie di un libro, ma ora non era il momento di pensare a queste piccolezze, aveva un cadavere da dissotterrare e doveva attenersi al suo piano.

Quasi non pensava più al colloquio, era già un vago ricordo quello che era successo poco più di un'ora fa in uno dei luoghi sacri del giornalismo. Andrew era convinto che avrebbe avuto il posto, sarebbe stato chiamato per lo stage, avrebbe fatto bella figura anche se non sapeva minimamente usare i moderni sistemi di impaginazione on-line. Alex Withe se ne accorse leggendo il suo curriculum e sgranò gli occhi in senso di dissenso.

Ma Andrew sapeva che era la persona adatta per quel posto di giornalista, lui aveva la dialettica, la preparazione, aveva il fiuto per gli scoop e quindi, in tempi in cui l'informazione era un mordi e fuggi, la sua figura era perfetta. Era sicuro di se stesso, nonostante tutto, non si affannò ad accedere alla sua casella di posta in maniera forsennata. C'era un problema ben più grosso da affrontare, e doveva risolverlo entro questa sera.

Era il momento ideale, sarebbe stato solo, Justin sarebbe stato in centrale fino a tarda sera, anche perché a quanto pare, è stato messo a capo di un altro caso di baby criminalità in quel di Harlem, quindi Andrew si poteva muovere senza nessun problema e portare a termine il suo piano. Aveva solo un po' di nausea ed un po' di mal di testa, ma questi piccoli malanni non lo avrebbero fermato. Era giunto il tempo di liberarsi del cadavere di Enrik, doveva guardare oltre per dedicarsi al suo futuro lavorativo e pensare a Justin.

Non sapeva cosa provava per quel detective così amabile e sexy, parlare di amore era troppo presto, ma Andrew sapeva già che non poteva immaginare una vita senza poterlo guardare di nuovo negli occhi, di sorridere al suo stesso sorriso, di essere scopato con una forza mai vista prima e provare un orgasmo che lo svuotava di ogni forza. Era difficile instaurare un rapporto con un uomo più grande, ma il gioco vale il rischio. Per questo motivo il suo piano doveva filare liscio, non doveva destare sospetti, doveva continuare ad essere identificato come la vittima, come un giovane ragazzo a cui la vita è stata troppo ingiusta. Justin lo avrebbe protetto ed amato ancora di più, ed Andrew di questo aveva bisogno: essere amato, protetto e soprattutto rispettato.

Il tram si fermo bruscamente ed i pensieri di Andrew quasi gli impedirono di scendere alla sua fermata. Fece una corsa e combattè contro se stesso per non cadere da quei gradini così stretti e malconci. Fece un respiro profondo, il caldo afoso era ormai asfissiante, si fermò qualche minuto, poi attraversò la strada e si incamminò verso casa. Il tragitto era breve ma le alte temperature impedivano di fare qualsiasi cosa.

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