Capitolo 41: "Cosa ne sarà di noi?"

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"Sono un disastro, lo ammetto" confessò Andrew "E' praticamente assurdo prendersi un'influenza nel mese di giugno" e sbuffò nervosamente. Aveva i capelli arruffati, il viso pallido e gli occhi infossati, Andrew fu colpito da una febbre improvvisa, lancinante, causata da un fortissimo raffreddore che gli aveva impedito di correre a lavoro e di presenziare all'intervista di Xavier Dolan, un'intervista che poteva dare il giusto slancio alla sua carriera da giornalista. Invece il destino aveva remato di nuovo contro di lui, come se la morte di Enrik e tutto il resto, non fosse già abbastanza "C'è un modo di recuperare i giorni perduti? Nel senso che una volta terminati i tre mesi ..." e subito fu interrotto da Alex "... Non saprei. Ho bisogno di consultare i legali per capire se c'è qualche postilla nel contratto da stagista" sospirò "Comunque non ti preoccupare, mancano ancora due mesi al termine. Ultimamente sei migliorato tantissimo, sia nella forma e nella scrittura ma anche nell'utilizzo del CMS" asserì il capo servizio "Poi ho saputo della tragedia che ti ha colpito" continuò "se hai bisogno di qualche in giorno in più per elaborare il dolore, non esitare a chiedere. Il lavoro è importante, ma non va sostituito con la vita."

Andrew non si aspettava che Alex pronunciasse parole di questo tipo, evidentemente anche il caposervizio di Vogue America aveva un cuore, nascosto ben bene fra i suoi abiti firmati. La notizia della morte di Enrik era oramai di dominio pubblico, il triste destino di un giovane incensurato di Harlem, era arrivo fin dentro il cuore della Grande Mela. L'opinione pubblica ne uscì davvero scossa, simbolo del fatto che la malavita del pittoresco quartiere di Harlem, era ancora una minaccia molto forte per tutta la comunità. Nonostante Andrew sapesse che era per colpa sua che la criminalità di Harlem era tornata ad impaurire la popolazione di New York e, nonostante sapesse che questo significava giocare sia con le forze dell'ordine che con la stessa malavita locale, si sentiva in pace, si sentiva relativamente tranquillo, consapevole di poter finalmente guardare oltre l'inferno proposto da Enrik.

"Sai, forse è proprio il tuo corpo che ti ha chiesto di rallentare. Sei sparito per qualche giorno dopo che hai scoperto la verità su tuo fratello, ma non hai ancora razionalizzato il lutto. Non è caso che proprio ora sei stato costretto a letto da una febbre" continuò Alex portando Andrew alla realtà

"Si, potrebbe essere" balbettò a fatica "Ci tengo a fare bella figura, ci tengo particolarmente a questo stage, prometto che se dovesse capitare una cosa del genere..."

"... Non promettere nulla. Torna direttamente lunedì in ufficio e poi vediamo come risolvere la questione. Intanto, domani posso inviarti qualche articolo, se hai le forze, così anche Michael può tornare un attimo a respirare" disse

"Si, ma certo. Tutto quello che serve"

"Ottimo, sono contento che ci siamo chiariti. Quando mi avevi scritto il messaggio, lo devo ammettere, ho pensato subito al male, però ora parlando con te, sentendo la tua voce, tutto mi è più chiaro. La vita si accanisce sulle persone sbagliate, ma fidati, questo periodo passerà" concluse Alex

"Grazie Le tue parole sono di grande conforto" ammise Andrew sinceramente "Allora ci sentiamo domani"

"Certo, e grazie a te"

Tirò un sospiro di sollievo. Essere rientrato nelle grazie di Alex non era una missione facile, ma ora Andrew si sentiva più tranquillo, le forze cominciavano a tornare e, questa sensazione, gli regalò un nuovo tipo di energia, un qualcosa in più per combattere e affrontare i pericoli che si annidavano attorno a lui. Sì, perché le cose non erano del tutto semplici, il suo segreto non era del tutto al sicuro. Con il portatile sulle gambe, Andrew stava leggendo un lungo approfondimento scritto dal direttore dell'Harlem Globe, che puntava il dito contro il distretto di Justin e sulla non curanza da parte dei poliziotti di poter fermare la malavita fra le strade e, il caso della morte di Enrik, correva veloce fra i fili del web come una scheggia impazzita. Andrew leggeva attentamente ogni articolo di cronaca, ogni trafiletto che discuteva dell'argomento, con il cuore in gola per sé stesso e anche per Justin, accusato più volte di brancolare nel buio nello svolgimento delle indagini. "Povero Justin" pensava ogni volta "Costretto a questo stillicidio solo per proteggermi"

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