Capitolo 18

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Dylan apre la porta della sua stanza, entra seguito da me.
Il ritorno in taxi è stato abbastanza silenzioso, se non fosse stato per il momento in cui abbiamo dovuto pagare la corsa al taxista, non abbiamo proprio parlato.
In realtà non so perché siamo qui, io dovrei portare la statuetta a Chase ma mi sono limitata a seguire il mio ragazzo.
La parole di Kate continuano a frullarmi in testa senza uscire più, un po ha ragione, forse non riuscirò a starne fuori. Vorrei solo trovare un compromesso, aiutare Chase senza che Dylan diventi un pazzo furioso, in realtà nemmeno si conoscono, questo fa in modo che l'ansia aumenti dentro di me.
Chissà come fa Chese a sapere chi è Dylan.

***

"C'è il mio ragazzo per questo"

Deglutisco, poco convinta.

Lascia la presa su di me e comincia a ridere di gusto, tornando verso il cuore della stanza.

"Quello?"

"Ma se nemmeno lo conosci."

"L'ho visto oggi e mi basta. Ah... dimenticavo dov'era poco fa?"

***

Mi torna in mente le discussione in camera sua, dopo quello che è successo in discoteca.
Lo ha visto?
Dove?
Ed io ero con lui?
Ci ha visti insieme?
Questo non dovrebbe preoccuparmi, devo smetterla di pensare a lui.

"È un po che non siamo soli io e te"

Dylan si avvicina cingendomi i fianchi e riportando una mia ciocca di capelli al suo posto dolcemente, io deglutisco.
-È solo lui, Dylan, il tuo ragazzo.-

"Con tutto quello che è successo"

Rispondo io impassibile.

Passa delicatamente una mano sul mio collo, per poi incastrarla dietro la mia nuca e accarezzarmi la guancia con il pollice.
-Perché la mia guancia non va a fuoco al suo tocco?-
Mi guarda sereno negli occhi, io avvolte distolgo lo sguardo, non riesco a reggere il suo, sento ancora il senso di colpa nello stomaco.
Mi lascia piccoli baci sulle labbra per poi chiedere accesso con la lingua, mi limito a concederglielo, ricambiando a fatica.
-Devo staccarmi, non ce la faccio-
Comincio a ipotizzare mille scuse per mettere fine a quel bacio, ma sono una peggio dell'altra, ci rimarrebbe troppo male, faccio finta di niente.
Riprendo a baciarlo con un po più di foga, nessuna sensazione, è frustrante, sembra quasi un abitudine, una cosa famigliare, troppo. Mi fa indietreggiare verso il letto, facendomi distendere delicatamente, continuando a lasciarmi piccoli baci. Passa al collo baciandolo con un po più di foga, mi fa quasi male. Non mi era mai successo, con lui, mi sono sempre sentita a mio agio e al sicuro, lui è così, diffonde sicurezza e serenità, ma ora quello che continua a toccarmi insistentemente, mi sembra quasi un corpo estraneo. Infila una mano sotto la mia maglietta, mentre con l'altra mi accarezza i capelli continuando a baciarmi le labbra delicatamente, mi sento improvvisamente strana sotto il suo tocco, non voglio bloccarlo, dovrei dargli spiegazioni che ora non ho, allora decido di ribaltare la situazione mettendomi a cavaccioni su di lui e bloccandogli le mani, mi guarda divertito perché sa che potrebbe liberarsi dalla mia presa quando vuole. Riprendo a baciarlo ma mi blocco di scatto rendendomi conto che devo proseguire, fare qualcosa, ma rimango impalata sopra di lui.

"Ehi cosa c'è?"

Mi chiede accarezzandomi i fianchi e guardandomi tranquillo.

Ecco, lo sapevo, cosa diavolo gli dico ora?
Magari potrei dire che devo andare in bagno, no è ridicolo!
O magari che ho sonno, no è la scusa peggiore.
Ci sono, che ho fame. No, no e no, abbiamo pranzato due ore fa.
Sono nei guai, non ho scampo.
Continua a guardarmi con sguardo indifeso in attesa di una risposta.

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