Capitolo 5- Rebels

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-Vi trovate qui per uno scopo: i Virtual Games.- Disse.
Strano questo nome non mi suona nuovo.
-È una tradizione che va avanti da anni. Venti ragazzi vengono intrappolati in un mondo parallelo, suddivisi in quattro squadre, e solo una di queste vincerà.-
Vuole dire che ci dobbiamo uccidere tra di noi?
-Quindi ... noi ... moriremo?- Chiese Mey, con la voce tremante.
-È semplice- Continuò l'uomo -Dovete combattere: siete tutti nemici.-
- Siamo tutti ragazzi!- Ribattei io.
Ma cosa pensava di fare? Come può pretendere che ci mettiamo a lottare tra di noi?
-Quattro gruppi, cinque ragazzi l'uno. Non esistono Amici esiste solo la parola "Vittoria" perché vi porterà in salvo. Se pensate che si tratta di un gioco: vi sbagliate. Morite qui, morite davvero. L'unica che dovete fare è vincere.-

-Ah, un'ultima cosa: nel mondo reale siete in coma, ma siete ancora vivi. Vi abbiamo inserito dei Microchip che vi tengono in vita. Se vi ferite, nel vostro corpo del mondo reale non apparirà alcuna ferita. I danni saranno interiori.
Non dovete avere alcun tipo di rapporto con i componenti delle altre squadre. Se succederà verrete classificati come Ribelli e diventerete nemici di ogni gruppo.-

Mi guardò per un secondo, notai un sorriso ... Sorriso?
Bisbigliò qualcosa.
Re ... be ... ls? Rebels. Ribelli. Ma cosa?
Detto questo sparì.
-E come facciamo a fare le squadre, sentiamo?!- Gridò il Vanitoso.
Non sapevo proprio cosa dire. Mi buttai sull'erba.
Luka ... ha partecipato a questo "gioco"?
Si sentì improvvisamente una scossa fortissima.
Delle sfumature colorate si stavano diffondendo in cielo. Quattro colori, come le squadre: rosso, verde, blu e nero.
-Il colore che vi apparirà davanti indicherà il vostro gruppo, dividetevi: ognuno con altri ragazzi con lo stesso colore.-
Davanti a me apparve una fiamma azzurra con su scritto "Squadra Blu".
Non sapevo cosa dovevo fare ... Anzi in realtà non avevo intenzione di fare nulla. Ma sapevo che se non avessi obbedito sarei morta comunque.
-Taiga! Siamo nella stessa squadra!- Mi urlò Mey, sollevata.
Sbuffai voltandomi verso il "mio" gruppo.
Contando me e Mey eravamo cinque.
C'era un ragazzo minuto con degli occhialoni, tremava tutto.
Poi un altro ragazzo, forse leggermente più grande di me, dai capelli castani ricci. A differenza dell'altro sembrava essere più sicuro.
Ed infine una ragazza alta e abbastanza formosa, la più grande sicuramente. Con i capelli biondi lisci e gli occhi tra l'azzurro e il grigio.
Alzai un sopracciglio -Che si fa?- Domandai.
-Ogni squadra ha la propria residenza. Ogni componente è libero di scegliere l'arma che desidera. Il capitano è il più grande dei cinque.-
Un'altra scossa. Delle mura non molto alte s'innalzarono, dividendo ogni gruppo dagli altri.
-Quando il gioco incomincerà le mura si abbasseranno.-
Mi sembra di stare dentro un videogame.
Mi misi sulle punte. Riuscivo a malapena a vedere gli altri ragazzi.
Il Vanitoso era nella squadra nera.
-Taiga ... - Mi chiamò Mey.
-Cosa?-
-Ti sono cadute queste ... - Mi mostrò le cuffie viola di Neko.
Che poi ora che ci penso Neko mi aveva detto che queste cuffie mi sarebbero servite ... Ma a cosa?
-Tsk... - Le afferai con decisione e le misi al collo.
-Avete sentito? Dobbiamo andare nella nostra residenza.- Disse la ragazza bionda.
-E chi sei tu per dircelo?- Ribatté il riccio.
-Il vostro capitano. Qualcun altro ha sedici anni?-
Nessuno disse nulla.
-Appunto. Io sono Sena.- Si presentò.
-Billie.- Disse il riccio.
-M ... Maik- Mormorò il ragazzino con gli occhiali.
-Sì sì va bene ... Io sono Taiga e lei è Mey, adesso andiamo.-
Odiavo le presentazioni. Sopratutto se si trattava di "compagni di guerra".
Mi diressi verso la piccola casetta azzurra apparsa nel nulla.
Aprii la porta "Inserire nome".
Digitai Taiga e la porta si aprì.
Rimasi sorpresa. Era come una di quelle casette di montagna: con due letti a castello e uno più piccolo singolo.
Su uno dei letto a castello, quello in basso, c'era scritto il mio nome. Sopra il materasso erano distesi degli abiti.
Una felpa lunga azzurra, una maglia nera e degli shorts ed infine delle calze a righe blu e nere.
Non mi stupii. Infondo bisognava far capire a quale gruppo si apparteneva.
Poco dopo arrivarono anche gli altri. Tutti fummo costretti ad indossare gli abiti dati.
Avevo ancora le cuffie di Neko con me. Se gli altri le avessero viste,si sarebbero potuti insospettire. Così le nascosi sotto il materasso del letto.
Dopo mi sdraiai su di esso.
Anche Luka è stato qui e non ce l'ha fatta. Chissà magari è morto ribellandosi oppure ... è morto e basta. Mi ha lasciata sola. È sparito, non c'è più. È morto. Questa è l'unica certezza che ho.
Ma ... In questo "gioco" sono mai sopravvissuti dei ragazzi?
-Taiga!- Mi urlò Sena -Alzati, dobbiamo prendere le nostre armi.-
-Armi?- Domandai.
-Certo. Ci serviranno per combattere.-
-Ma fate sul serio voi?- Dissi guardandola, sembrava confusa - Nel senso, stiamo per ucciderci a vincenda, rischiare di morire e voi siete così esaltati a quest'idea?-
-Taiga ... - Mi disse lei, sedendosi sul letto dove ero sdraiata.
-Ti capisco benissimo ... Ma è l'unica cosa che possiamo fare in questo momento. Meglio combattere o arrenderci?-
-Combattere sapendo che la guerra è già persa?-
Mi alzai dal letto. -Andiamo.- Lei sorrise e annuì.

-Taiga! Perché piangi? Vuoi del budino? Quello che ti piace tanto... - Mi disse Luka.
Alzai lo sguardo con gli occhi gonfi
-Quello al cioccolato?-
Lui annuì, sorridendo e mi prese per mano -Grazie fratellone.-

-Taiga, tutto ok?- Mi chiese Sena.
- Sì ... no scusa. - Uscii dalla casetta.
Luka ... aveva la stessa età di Sena quando è scomparso. Basta pensare a lui, ogni volta fa sempre più male.
"Rebels."

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