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La camera di Sofia era delle tonalità di azzurro e ciò mi prese alla sprovvista. Pensavo fosse tutta nera, come una caverna di un mostro.

In compenso aveva dei poster di band musicali a me sconosciute e foto di moto dall'aria costosa. Al contrario della mia, la sua scrivania bianca era ricoperta da trucchi, cd e vestiti, tanto da far sembrare la stanza di un maschio anziché di una ragazza.

"Non fare commenti, so di essere disordinata. Ma nel mio disordine io trovo tutto." affermò, quasi orgogliosa.

"Quindi dove ci mettiamo a studiare? Sul letto?" domandai, aggiungendo anche un secondo significato.

"Sì, ma non faremo sesso. Scordatelo."
Rimasi paralizzato. Questa ragazza mi faceva sempre questo effetto.

"M-ma io n-non intendevo quello!" cercai di dire.

"Da un giorno all'altro sei diventato proprio un bel furbetto! Guarda che io capisco il genere maschile..." sorrise.

Con le spalle incurvate per la vergogna di essere stato beccato, chiusi la porta della stanza e presi tutte le mie cose da portare sul letto.

"Che fai? Apri quella porta."

"Ma c'è tua sorella giù..."

"Appunto. Perchè, secondo te, ti avrei fatto venire da me oggi?"

Ci pensai un attimo: "Per tenere sott'occhio tua sorella?"

"Che perspicacia ragazzo!" mi tirò un pugnetto sul braccio, facendomi male.

"Mezza cartuccia" rise Sofia, facendomi gonfiare il petto e mostrandole che sono un uomo.

"Va bene, ora iniziamo. Se no avrò sulla coscienza il tuo brutto voto in storia."

Appena sentii 'brutto voto', il mio cervello andò sull'attenti e mi fece cambiare la modalità su 'studio e basta'.

Accendemmo il computer e discutemmo su come impostare il lavoro datoci.

"Hai già pensato a qualcosa? Scommetto che non hai dormito per questo!" mi beffò lei.

In realtà non avevo chiuso occhio per colpa sua...

"Io inizierei ad andare in comune per sentire se c'è qualcuno in città che ha vissuto la guerra. Per farlo ho già scritto una mail al preside per avere una richiesta speciale, se no in comune non ci diranno niente per la privacy. Non ha ancora risposto, ma nel caso ci dovesse impiegare più di una settimana, andrò personalmente in presidenza."

Sofia mi ascoltò ed annuì, interessata da ciò che proponevo.

"Oggi vorrei fare anche dei volantini da distribuire in città con il nostro numero ed una mini spiegazione di ciò che ci serve. Forse con il passaparola troveremo molte più persone disposte a condividere la loro esperienza."

"Wow, hai pensato a tutto vedo. Ma io come potrei aiutarti?"

"Volevo chiedere a te di fare il volantino al computer. Tu sei più brava di me ad usare quella scatola" alzai gli occhi al cielo. Era una cosa indecente che un ragazzo nell'era moderna non sapesse utilizzare il computer senza sembrare un troglodita.

Alla ragazza si illuminarono gli occhi ed iniziò a cercare dei programmi adatti da scaricare ed eseguire un lavoro fatto bene.

"Ti disturbo se mi metto a parlare al telefono?" domandai.

"Cosa? Io lavoro e tu ridi e scherzi con gli amichetti?" la sua voce sembrava di metallo.

Ops, si stava innervosendo.

"Devo chiamare i miei nonni per sapere se nel loro circolino in cui giocano a carte ci siano delle persone per il nostro progetto" spiegai tutto, in modo da non trovarmi con la testa tagliata.

Vidi che lei si rilassò, distendendo anche le sopracciglia corrucciate.

"Meno male che sono capitata con te in gruppo" sussurrò prima di avvicinarsi e stamparmi un bacio sulle labbra.

Il mio ego salì: certo che era stata fortunata a finire con un genio come me!

Ma appena si allontanò, continuò: "Così fai tutto tu!"

A quelle parole le saltai addosso ed iniziai a farle il solletico, lei si mise a ridere così forte che rimbombò la sua risata cristallina per tutta casa.

"Cosa succede qui?" domandò una vocina vispa.

Ci alzammo di scatto e vedemmo Clara alla porta. Restammo in silenzio a guardarla, fino a quando saltò anche lei sul letto ed iniziò a saltare come se fosse al parco giochi: "Sofi ha il ragazzo! Sofi ha il ragazzo! Sofi ha il ragazzo!"

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