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STEFANO'S POV

"Ohhh! Bell'addormentato nel bosco, ci sei?" chiese Mara sventolando la sua mano davanti alla mia faccia da ebete.

Mi scossi leggermente e mi girai a guardarla. Aveva un'espressione curiosa e preoccupata allo stesso tempo.

"Che hai? Sembri letteralmente in un altro pianeta. É successo qualcosa?"

La mia testa iniziò a ripercorrere il giorno prima e le mi guance si colorarono.

"Tutto bene, ho solo sonno."

"Mmh...ok. Non mi convinci però."

Mi alzai e mi sgranchii le gambe dopo tre ore di lezione consecutive. Oggi la professoressa di filosofia si era messa in testa di finire il libro.

"Come è andata con Sofia? Vi siete già incontrati?"

Lo sguardo della mia amica mi bruciò la pelle. Si sentiva che la sua curiosità era alle stelle.

"Sì, è venuta a casa mia ma..." Mara trattenne il respiro e mi incitò a continuare.

"...ma abbiamo litigato come sempre è se n'è andata. Tu con quell'oca? Hai fatto qualche cosa?"

Dopo aver detto una bugia alla mia migliore amica, usai la tattica di cambiare discorso, un discorso che sapevo avrebbe preso il resto della giornata.

Non lo avessi mai fatto! Iniziò a lamentarsi della sua nuova compagna di studio e di come il suo carattere snob la facesse irritare e cose del genere.

Io l'ascoltai, anche se la testa era poco collegata, fino a quando ricevetti un messaggio.

-Sofia-
Oggi non posso venire a casa tua. Fatti trovare da me alle 16.
Via Pitagora 2.

Che cosa sarà successo? Beh, meglio così. Se i miei l'avessero trovata a casa di nuovo, avrebbero pensato male e l'avrebbero riempita di domande.

Stavo per mettere via l'apparecchio elettronico, quando una piccola e veloce mano me lo strappò via.

"Mara! Ridammelo subito!" afferrai il suo braccio e lo tirai verso di me, facendo sforzare la ragazza che, per mantenere il cellulare, era diventata paonazza.

"Oggi vi vedrete! Cavoli, fa paura persino via messaggio."

Stizzito ripresi il cellulare e lo misi in tasca. Non c'è mai fine alla zabettaggine.

Alle 16 in punto mi ritrovai davanti la sua porta a suonare il campanello.

Non dovetti aspettare molto che la porta si spalancò, ma non vidi nessuno.

"Chi sei?" una vocina acuta mi fece abbassare lo sguardo, facendomi scoprire una bambina che sembrava Sofia in miniatura.

"Ehm...sono Stefano, un amico di Sofia."

"Piacere, Clara. Entra pure."

La bambina, dopo avermi dato la manina da stringere, aprì di più la porta e mi fece accomodare in una casa molto spaziosa e ben curata.

"Clara, chi ha suonato?" chiese una voce dal piano di sopra.

"Un ragazzo. L'ho fatto entrare, ha detto di essere tuo amico."

Quando iniziai a guardarmi intorno, sentii dei passi pesanti sulla scala in legno e una voce arrabbiata che aggiungeva:"Quante volte te lo devo dire?! Non devi aprire nessuno, specialmente se sono testimoni di Geova!"

Vidi Sofia scendere le scale e pettinarsi i capelli con cura, quando i suoi occhi si posarono su di me.

"Ma che...?"

"Cos'è tutto questo razzismo contro i testimoni di Geova? Ti credevo aperta a tutto."

Lei rise:"Io sono aperta a tutto."

Mi fece l'occhiolino, mentre io diventai rosso per la vergogna.

Il silenzio fu spezzato dalla vocina della bambina:"Ma sei il ragazzo di Sofia?"

I suoi occhioni mi scrutavano attentamente, come se volessero proteggere la sorella maggiore.

Non aveva capito che quello da proteggere dai suoi artigli ero io.

"No Clara. È solo un mio compagno di classe. Adesso vai a giocare. Noi andiamo a studiare di sopra."

Le scompigliò i capelli e salì le scale facendomi segno di seguirla.

Ci rimasi male per la sua presentazione, ma non potevo pretendere che dicesse alla bambina il nostro reale 'rapporto'.

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