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Restammo qualche secondo a guardarci in silenzio, quando Sofia prese la parola: "Che cavolo ti passa per quella testa, Lombardi?!"

Sembrava furiosa e non ne conoscevo il motivo.

"Dobbiamo parlare ti ho detto."

Ma se lei era furiosa, anche io lo ero. Aggiungiamoci anche un pizzico di nervosismo.

"Avanti, parla. Non abbiamo tutta la mattina..." sbuffò, come se solo lei avesse lezione.

Stavo per aprire bocca, quando venni interrotto: "E poi pensavo di avertelo fatto capire che non voglio che gli altri vengano a sapere che facciamo sesso! Quindi, più mi stai lontano, meglio è!"

Ecco, questo mi fece male.

Due colpi al mio povero cuore in meno di due minuti. Uno dalla mia migliore amica, l'altro dalla ragazza con cui andavo a letto.

Grandissimo, batti il cinque!

"Perché devi essere così acida? Sei già in astinenza?" la guardai con un sorrisino derisorio.

Sofia non fu colpita dalla mia provocazione, almeno per quello che vedevo dalla sua espressione facciale.

I suoi occhi, sebbene fossero di un color cioccolato fondente, divennero di ghiaccio, e me la trovai davanti al viso, mentre dalle narici usciva un'aria calda. Sembrava un toro in quel momento.

Iniziai a tremare, sperando non si vedesse, sia per la mia dignità e sia per mantenere l'onore degli uomini di tutto il pianeta.

Sebbene avessi scoperto un lato dolce e femminile della ragazza, avevo ancora paura di lei. Più che paura, sembrava fosse terrore psicologico.

"Senti bimbo" disse, puntandomi il dito contro il petto, "Sono acida quanto mi pare e piace e non hai nessun diritto di dirmi nulla. E poi parla per te, che hai fatto sesso solo una volta e già ti senti Rocco Siffredi."

Feci un passo indietro. La questione del sesso e della verginità, ormai volata via, era un tasto dolente. Ero l'unico del gruppo che frequentavo a non aver esperienza e, quelle poche volte in cui uscivo con loro, mi ero sentito escluso dai loro dibattiti.

Abbassai gli occhi e respirai una sola volta, che mi servì per prendere coraggio ed esporre i mie dubbi.

"Mara pensa che io e te non potremmo mai andare a letto insieme. Secondo te perché? Dici che non mi trova all'altezza?"

Sofia aveva uno sguardo stralunato, poi scoppiò a ridere "Guarda che non sono mica il tuo psicologo!"

"Prendimi sul serio, una buona volta."

Quando si riprese dalle risate, si sedette su dei materassini inutilizzati, essendo in un ripostiglio per vecchi attrezzi, e cercò di parlarmi a cuore aperto: "Stefano, sei un bravo ragazzo e posso capire come mai Mara, e nessuno lì fuori, pensi a noi due insieme a fare sesso. Neanche io avrei mai immaginato di proporti una cosa del genere fino a due settimane fa!"

Rimasi scioccato dalla sua rivelazione, ma non ebbi il coraggio di chiederle cosa fosse cambiato da un momento all'altro.

"E poi cosa te ne frega di quello che pensa Mara? Goditi la vita, Lombardi."

Si rialzò e si diresse verso la porta per tornare dagli altri, quando la mia domanda la bloccò sul posto: "Perché, quando è arrivata tua mamma hai cambiato atteggiamento nei miei confronti?"

Era dal giorno prima che questa domanda mi tormentava, e non riuscivo a dare una risposta sensata.

"Mi sono comportata come sempre" si voltò verso di me, impassibile.

Ma come si faceva a capire una ragazza? Non esisteva un libretto di istruzioni?

Nei libri sapevano sempre cosa fare o cosa dire, avevano sempre la risposta pronta!

Per una volta provai la sua filosofia di vita, per cui l'afferrai da un polso e la trascinai verso de me. La strinsi con un braccio, mentre con l'altro le sollevai il mento ed iniziai a baciarla possessivamente. Non so cosa mi fosse preso, ma desiderai in qualche modo di riaffermare la mia posizione e dimostrarle che ero un uomo e non un 'bimbo'.

Lei ricambiò il mio bacio e, quando percepì che mi volevo spingere oltre, si allontanò un po' da me e mi sussurrò: "Non ho con me i preservativi."

Non sapevo se essere più deluso o più sollevato all'idea: "Ma se te li porti sempre dietro!"

"Non durante educazione fisica, bimbo!" affermò piccata, spingendomi via.

Disperato, non sapendo più cosa fare, buttai giù da un ponte la mia dignità, ormai ferita: "Ci sarà un modo diverso per fare sesso, no?"

Lei sollevò un sopracciglio, ma io conclusi, prima di scatenarle una risata spasmodica: "Insegnami."

Ormai ero alla sua mercè, mi affidavo a lei completamente.

"Vieni qua, bimbo."

La sua voce seducente, da donna fatale, mi fece andare in brodo di giuggiole.

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