Capitolo: 7

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Io e mia madre partimmo in tutta fretta. Arrivammo in ospedale dopo pochi minuti e non sapeva darmi nessuna risposta su cosa fosse successo di preciso. Mi aveva detto che ad avvertirla, era stata una ragazza che l'aveva chiamata e che era riuscita a prendere il suo numero dal telefono di Marco e niente più.
"Evidentemente deve essere la ragazza che mi mostrò Marco." Pensai.
Mamma si diresse verso alcuni dottori che erano a discutere tra loro all'inizio di un corridoio.
Il forte odore che c'era nell'ospedale, mi metteva una certa ansia, era così sin da quando ero piccolo forse perché avevo una paura tremenda degli aghi e non avevo di certo dei bei ricordi.
Trovammo un dottore che ci condusse in un reparto e poi in una stanza dove c'era Marco seduto mentre un'infermiera gli metteva dei punti di sutura sul sopracciglio destro.
Mia mamma tirò un sospiro di sollievo. Conoscendola, aveva immaginato il peggio, ma non potevo biasimarla, l'avevano chiamata con un numero privato e le avevano detto che suo figlio aveva avuto un incidente d'auto.

«Marco, tutto bene? Ma cosa è successo?»

Aveva la voce tremante e il respiro affannoso, dovettero dargli una sedia per farla riprendere. Un'altra Infermiera andò a prenderle un po' d'acqua e arrivò dopo alcuni secondi cercando di tranquillizzarla e dicendole che era tutto a posto. A parte qualche punto sul sopracciglio destro e il braccio rotto, non c'era nulla di grave o di preoccupante.

«Un tizio non mi ha dato la precedenza!»
Esclamò a denti stretti per il bruciore che sentiva mentre l'infermiera gli metteva i punti.

«Questo tizio dov'è adesso? Ti ha soccorso almeno?»
Sentivo la rabbia ribollire dentro di me.

«Si, con riluttanza, ma si!»
Mi guardò con l'occhio sinistro socchiuso.

Era malconcio e immaginavo in che condizioni fosse la macchina. Ovviamente, evitai di chiedergli dell'auto, non volevo che mia madre si facesse venire una crisi di nervi nel pronto soccorso.
Il cellulare cominciò a squillare senza sosta, era Sara, sicuramente voleva sapere come fosse andata con Christian.
Uscii fuori a rispondere lasciando mio fratello e mia mamma nella stanza, che nel frattempo non smetteva di accarezzare la testa di Marco.

«Dimmi tutto tutto tutto!»
Mi fece sorridere con quel suo modo così infantile, con quella voce argentina e la sua voglia di sapere.
Io e Christian ci eravamo baciati e quello era stato il mio primo bacio.
Non è come lo descrivevano, forse era anche migliore di ciò che si diceva e io avevo provato una sensazione che non potevo descrivere; un'emozione forte come se mi stessi lanciando da un aereo senza paracadute per poi atterrare su di un letto soffice e morbido. Mi faceva sentire bene, rilassato e in pace con tutto ciò che mi circondava.

«Bene, forse fin troppo...però adesso...»

Mentre parlavo a telefono, intravidi un uomo al mio fianco vestito in modo elegante e formale che parlava al telefono.
Era impossibile non sentire ciò che dicesse. Stava praticamente urlando, ma era ignaro degli sguardi altrui.

«Non me ne frega un cazzo! Quel bastardo figlio di puttana pagherà ogni centesimo per avermi rovinato la macchina. Cosa si è fatto? Ha avuto qualche punto sull'occhio e si è rotto il braccio credo. Sopravviverà.»

Sentii il cuore battermi forte, una sensazione allo stomaco, mi sentivo come se fossi stato avvolto dalle fiamme.

«Sara ti richiamo dopo!»

Riattaccai senza dargli modo di rispondere e mi girai verso quel tizio. Era molto alto rispetto a me, ma non mi lasciai intimorire da ciò.

«Mi scusi, è lei che ha fatto l'incidente con il ragazzo che è in quella stanza?»
Indicai con il dito la sala e quell'idiota seguii con lo sguardo subito dopo.

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