Il giorno dopo mi svegliai con un gran mal di testa, non ero riuscito a dormire a causa dello stesso pensiero: "Christian penserà che sono uno sfigato perché mi sono bloccato?"
Riuscire a dormire era stata un'impresa ardua, ma finalmente ero arrivato alla conclusione che: ne avrei parlato direttamente con lui il giorno dopo.
Dopo essermi preparato, andai in cucina per fare colazione e trovai mio fratello con quella sua uniforme scolastica ridicola mentre messaggiava ininterrottamente con il suo telefono.«Chi è la sfortunata adesso, la ragazza che mi hai fatto vedere l'altra volta ?»
«No, questa è un'altra ragazza.»
«Mhm... siamo così limitati questa volta? Fammela vedere.»
«Fatti gli affari tuoi e non impicciarti.»
Si alzò dal tavolo e andò via lasciandomi lì a crogiolare su quella sua inaspettata reazione.
Mi sorprendeva come questa volta non aveva usato nessun commento misogino o da maschio alfa arrapato.
La cosa mi lasciò sconcertato e confuso. Provai a mandare giù qualche cucchiaiata di cereali, ma stranamente avevo lo stomaco chiuso.
Era arrivato il momento di risolvere la cosa, altrimenti sarei finito per farne una questione di stato e una crisi esistenziale.
Ciò che avevo imparato nell'ultimo periodo, era quello di dover affrontare i miei problemi anche se questo non era praticamente un problema. Ma in ogni caso, mi sentivo di affrontare la cosa.
Dopo tutto era quasi un mese che io e Christian ci frequentavamo, avevamo parlato sempre di tutto liberamente anche se non gli avevo ancora detto molto di me e del mio passato.
Solo lo stretto necessario per non farlo scappare via a gambe levate.
Quella mattina declinai l'invito di mia madre ad accompagnarmi, volevo stare un po' da solo per riflettere e prepararmi un discorso sensato cercando di esprimere al meglio il mio disagio.
Ma più riflettevo e più non sapevo cosa dirgli.
Neanche io sapevo effettivamente cosa mi disturbasse, desideravo lui e questo ormai lo avevo compreso e accettato, ma la vera domanda che mi ponevo era "in che modo lo desidero adesso?".
La sera prima mi ero deliberatamente lasciato andare, volevo un contatto fisico e questo mi spaventava.
Quello che più mi preoccupava era come iniziare, come continuare e come finire.
Sicuramente lui aveva già avuto qualche esperienza, glielo leggevo in faccia.
Forse era proprio questa la mia paura, il fare una brutta figura con lui.
E chissà perché, nella mia testa immaginavo lui che rideva insieme ad altri ragazzi, forse ex, dove gli raccontava di come fossi stato buffo e inadeguato mentre cercavo di farlo con lui.
Scacciai via quell'immagine ridicola e insensata.
Appena imboccai la strada per andare a scuola m, trovai Sara che usciva dal bar con quella sua aura di gentilezza, sorrisi e cose belle.
Appena mi vide, corse subito da me abbracciandomi sembrava particolarmente felice.«Perché sembri un incrocio tra un Teletubbies e una Winx ?»
«Solo perché ho abbracciato il mio migliore amico?»
«Mi riferisco più al tuo essere felice... forse troppo. È successo qualcosa di cui non sono ancora all'occorrente?»
«Nulla di particolare, questa mattina mi sono svegliata così. Tu piuttosto... perché hai la faccia di uno che è appena tornato da un funerale?»
Con un po' di riluttanza e vergogna raccontai tutto a Sara.
Lei ascoltò tutto senza interrompermi neanche una volta, anzi il suo sguardo mi dava l'impressione che stesse riflettendo per bene prima di potermi rispondere adeguatamente.«Penso che sia normale, voglio dire, è la tua prima volta.»
«Perché tu hai già... cioè, hai avuto esperienze?»
«Qualcuna, ma non è questo il punto, non c'entra quante volte tu l'abbia fatto. Conta con chi. Per te è normale, insomma per voi è una cosa più seria.»
STAI LEGGENDO
Libero di Camminare
Teen FictionVittorio è un ragazzo che dovrà affrontare i suoi problemi da adolescente. Tra questi quello dell'amore, ma per lui l'amore sarà una cosa complicata. Tra evoluzioni interiori, paure, amore e amicizia, il protagonista si troverà a fare i conti con l'...