Capitolo: 15

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Aprii piano gli occhi, sentivo la testa pesante e stranamente senza saperlo, mi ritrovai nel mio letto. La gola mi bruciava talmente tanto, che pensai che mi stesse andando a fuoco. La sentivo secca con un leggero sapore amarognolo in bocca. Non riuscivo bene ad inquadrare la situazione, non sapevo cosa fosse successo di preciso, ma vedendomi nel letto qualcosa di sicuro era successo. Cercai di mettere a fuoco la vista in quanto era abbastanza sfocata, vidi la sagoma di un uomo vestito in modo uniforme con una valigetta che teneva nella mano destra mentre parlavo con i miei. Probabilmente quello era un dottore, e le mia teoria venne confermata subito dopo.

«Giacomo ti ringrazio tanto per essere venuto di corsa. Sai, ci siamo spaventati molto quando lo abbiamo trovato steso a terra che scottava da far paura!»

Mia madre diede la riposta a tutte quelle domande che mi stavo ponendo guardandomi intorno. Non ricordavo molto, solo di essere entrato nella stanza, e poi niente più. Forse era proprio quella la parte in cui avevo perso i sensi.

«Non vi preoccupate, avete fatto benissimo a chiamarmi. Anche se avrei preferito venire in veste di amico piuttosto che di dottore.»

«Ti ringrazio tanto, non sai lo spavento che mi sono presa.»

«Posso immaginarlo, ma nel giro di pochi giorni si riprenderà.
Fagli prendere quelle medicine che ti ho prescritto e si rimetterà in sesto in poco tempo, ah e soprattutto molto riposo.»

«Grazie mille Giacomo.
Una di queste sere tu e Alessia dovete venire qui a cena»

«Non mancheremo di certo!
Adesso scappo, ci sentiamo presto.»

«Ti accompagno alla porta!»
Fece mio padre mentre usciva con il dottore dalla mia stanza.

Mia madre si girò verso di me e vedendomi sveglio, fece una corsa per raggiungermi e sedersi sul letto.

«Come stai amore?»

«Mi fa male la testa e mi brucia la gola.»

«Aspetta vado a prenderti un po' d'acqua fresca!»

Tornò dopo un minuto con un bicchierone pieno d'acqua. Provai a fare un sorso, ma non riuscivo a deglutire bene. Il bruciore alla gola, mi dava un senso di nausea quando l'acqua toccava la lingua e il palato.

«Dovevo stare male per avere la tua attenzione mamma?»

Le restituii il bicchiere.

«Anche conciato cosi sei sempre impertinente!»
Disse con un pizzico di sarcasmo mentre mi appoggiava una benda bagnata con acqua fredda sul capo.

«Sempre mamma, sempre!»

«Ahahaha!
In ogni caso volevo farti capire a pieno il peso della parole che hai detto l'altro ieri...ricordi?.".

Annuii piano abbassando lo sguardo.

«So che sei dispiaciuto, lo sono anche io, non immaginavo che stavi poco bene. Sei diventato cosi forte e tenace che non mi ero accorta di niente.»

«Neanche io me ne ero reso conto, avevo solo un mal di testa da giorni.»
Come potevo dirle quello che stavo passando, come potevo farle capire che l'unico dolore che sentivo era nel cuore, e a causarlo era stato un ragazzo per la quale nutrivo forti sentimenti.
Come avrei mai potuto farle capire che il mio malessere non era la febbre, ma la persona che amavo.

«Io non smetterò mai di darti attenzioni o di amarti, sei mio figlio.
Una mamma non è mai arrabbiata con i propri figli, non potrà mai portare odio per le persone le quali ha donato la vita.»

Proseguì mia madre in tono solenne e piena di amore. Sembrava che l'arrabbiatura le era passata del tutto, potevo tirare un sospiro di sollievo.

«Mamma scusami...»

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