Mio padre con tono severo s'intromise nella nostra discussione:
"Ebbene? La tua cara amica sarebbe mia figlia?! Non avete nulla da dirvi, torna ad allenarti ragazzo", gli fece segno con la mano.
Nathan si voltò verso mio padre. Sembrava non essere affatto intimidito dalla sua presenza. Si avvicinò con sicurezza e lo guardò con aria di superiorità:
"No, mi dispiace non ho finito di parlarle...lei intanto vada che io la raggiungo dopo", ribatté con ostinazione.
Mio padre accennò un sorriso, "E' evidente che tu non abbia proprio capito ragazzo...fino ad ira ho cercato di essere gentile con te, ma quando ti dico che devi lasciar perdere mia figlia, devi farlo e non si discute!"
"Ah si? E sua figlia non ha mai voce in capitolo secondo lei? Non le sembrerebbe corretto far dire il suo parere anche a lei?"
"Quel che sembra corretto non mi interessa! Lo so io cosa va bene per mia figlia!"; alzò il tono.
IO decisi anche qui di prendere una posizione...non potevo lasciare che lui si rivolgesse a Nathan in questo nodo, o non sarei una Donna se lo lasciassi litigare con lui, perciò dissi:
"Papà non interferire...te ne prego, vai e lasciaci parlare..."
Rise, "Adesso anche mia figlia contro eh? Ragazzo stai solo peggiorando la situazione...fatti da parte coraggio!"; lo spinse.
"E va bene, adesso lei si sta facendo insistente e maleducato! Se ne vada perché la prima cosa che farò, dopo aver portato Ania con me via da un matto come lei, sarà quella di cancellare il io abbonamento da questa palestra!"
"Tu non porti mia figlia da nessuna parte!"; si avvicinò a Nathan con aria di sfida.
"Non lo farò se la tratta con il rispetto che merita lei come persona ma in primis come donna!"
"Non me ne faccio nulla delle tue frasi da moralista fallito. Va bene ragazzo? Prima che diventi violento e dica che sia stato tu ad istigarmi, ti consiglio di lasciarmi fare il mio lavoro e tornare in palestra, sarà l'ultimo avvertimento ragazzo"
Nathan si avvicinò a lui vis a vis:
"Lo trovo alquanto immorale da parte sua ma faccia pure come meglio creda, io sono qua!"
Terrorizzata mi misi tra di loro e urlai:
"Basta vi prego!!", attirando l'attenzione dei passanti, perché la musica alta in palestra non permetteva ai ragazzi di accorgersi di nulla.
Una signora si voltò verso di lui, era bionda e giovane molto formosa, stava correndo quando sentendo le urla fece come per togliersi le cuffiette e si avvicinò a noi con sguardo infuriato.
I ragazzi intimiditi la smisero e dovettero rinunciare all'impresa, mio padre andò subito dentro giustificandosi con una frase del tipo "Vai via che rovini la mia buona nomina di allenatore!" e si precipitò dentro. Nathan lo seguì ed uscì poco dopo con la sua tracolla tutto furibondo, ma con il saldo del mese nuovo tra le mani.
Poi si avvicinò a me con passo felpato e mi disse:
"Ania non tollero più che quello scimmione si comporti in questo modo con te. Appena ti mancherà di nuovo di rispetto non esistare a chiamarmi ma questa volta concedimi di rompergli la faccia una volta per tutte!"
"Ma Nathan! Ti prego non parlare così!"
Abbassò lo sguardo e poi con quei suoi occhi verdi lo rivolse nuovamente a me, sospirò e disse:
"Lo avrei comunque rispettato se solo non si fosse permesso di parlare di te in quel modo e di mancare di rispetto a me diverse volte in quel discorso...ha oltrepassato ogni limite"
"Si Nathan hai ragione, ma adesso te ne prego va a fare le tue cose, non solleviamo altri scandali urlando come matti!"
"Ania ti supplico di dirmi qualsiasi cosa, non arrivare all'estremo, non permettergli di osare troppo con la tua dignità o vedrai dove arriverai e sarà troppo tardi poi gestire la situazione"
Annuii con un lieve sorriso ma con in volto la paura di chi conosceva le conseguenze e le temeva. Aspettai quei pochi minuti nella sala d'attesa , quando mio padre finì il suo turno e tornammo a casa dopo aver preso una pizza da mangiare sul divano. Durante il tragitto mio padre non disse una parola, ma il suo sguardo serio e fisso sulla strada non lasciava presagire nulla di positivo. Arrivati a casa mise la pizza sul tavolo e andò in bagno. Poco dopo entrai anche io ma quando uscì il suo sguardo sembrò farsi più calmo. Impaurita per la sua reazione oggi pomeriggio decisi di non rivolgergli parola, ma lo fece lui non appena ci sedemmo sul divano a mangiare la pizza, sorseggiando una coca cola, mi guardò:
"Ania chi era quel cafone?"
Mi voltai con sguardo confuso, "Nathan cafone? Papà non lo conosci!"
"Abbastanza per averlo descritto con un solo aggettivo", poi avvicinò il suo sguardo iracondo al mio viso e m'intimò, "Non voglio mai più che ti avvicini a lui figliola, sono stato chiaro?!"
Non dissi nulla. Tremante non lo degnai di uno sguardo, ma le mie lacrime non si astennero dal far la loro comparsa: scivolarono come cascate sul mio viso contratto in un'espressione di rabbia unita a delusione. Lui mi guardò e quasi offeso rispose:
"Ebbene? Ragazzina anche io sono stato innamorato, e quello sguardo sembro ricordarmelo molto bene sul volto di tua madre..""Ah si?", deglutii e dissi con un fil di voce.
"Sì cara. Era così bella mannaggia! Se solo io...se quella notte...", sembrò borbottare sbattendo il pugno sul tavolo con rabbia.
"Quale notte?", sussurrai con fare interrogatorio.
"Eh Ania figlia mia...tu non puoi capire..", esclamò con tono esasperato poggiando i gomiti sul tavolo e le mani tra i capelli, come se si stesse disperando per qualche ignoto motivo.
Terminai la mia parte di pizza e sgattaiolai via dandogli poi la buonanotte. Tutto ciò mi aveva destabilizzata. Mi chiusi a camera in camera mia. Mio padre era strano e bipolare...non mi era mai capitato di vederlo così prima d'ora. Una volta serrata la porta, mi buttai di pancia sul letto con il cellulare tra le mani e non esitai a telefonare a Nathan che prontamente mi rispose. Gli rivelai di come lo avevo trovato oggi e della frase che aveva detto della mamma. Lui rimase sconcertato e suppose che avesse il rimorso per qualcosa, ed io immaginai che magari prima fosse totalmente diverso, addirittura strafottente e che l'avesse pagata la mamma e lui poi con la sua morte. Supponemmo diverse teorie quella sera, ed io ero più terrorizzata che mai, temevo il peggio e avevo paura ad addentrarmi in quella storia che aveva un nonsoché di pauroso. Lo vedevo dagli atteggiamenti di mio padre che non era sereno ed io ero pronta a scoprirlo. Curiosa come Ulisse io ma Nathan mi superava in questo. Così andai a letto con mille dubbi in testa che avevano bisogno di sincere risposte. Nathan mi diceva sempre che si preoccupava per me e che per qualsiasi avrei dovuto avvisarlo che sarebbe corso da me, me lo ripeteva dal pomeriggio in palestra.
Il giorno seguente mio padre decise di far colazione con una bella granita, così andammo al solito bar. Dopo aver ordinato, la mia mente tornò a quell'argomento di ieri sera e alla pizza margherita con patatine wurstel che stavamo mangiando, quando d'improvviso mi balenò un modo seppur poco funzionante, di riprendere il discorso di ieri da quando lui si era bloccato, per comprendere cosa fosse successo e sapere meglio la verità. Così sospirai, mi feci coraggio e dissi:
"Papà ricordi ieri?"
Mi guardò, "Si! La tua pizza preferita!", sorrise.
"Era anche la tua?", domandai quando fui interrotta dalla cameriera che si avvicinava con le granite e le ciambelle.
"Che domanda, certo tesoro!", esclamò mentre sorseggiava quel caffè e alzò gli occhi al cielo, "Quanti ricordi!", ammise con tono nostalgico.
"Cosa vuoi dire papà?"
"Eh tesoro...quand'ero ragazzo...", riprese dicendo, lasciandomi a bocca aperta.
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Obsession
Mystery / ThrillerStoria completa, revisionato FINO A CAP. 11 "𝓐 𝓿𝓸𝓵𝓽𝓮 𝓵𝓮 𝓹𝓮𝓻𝓼𝓸𝓷𝓮 𝓬𝓱𝓮 𝓹𝓮𝓷𝓼𝓲 𝓭𝓲 𝓬𝓸𝓷𝓸𝓼𝓬𝓮𝓻𝓮 𝓼𝓲 𝓻𝓲𝓿𝓮𝓵𝓪𝓷𝓸 𝓮𝓼𝓼𝓮𝓻𝓮 𝓬𝓲ò 𝒸𝒽ℯ 𝓽𝓮𝓶𝓲 𝓭𝓲 𝓹𝓲ù, 𝓹𝓮𝓻𝓬𝓱é 𝓽𝓾𝓽𝓽𝓸 𝓹𝓾ò 𝓼𝓽𝓻𝓪𝓿𝓸𝓵𝓰𝓮𝓻𝓽𝓲 𝓵𝓪 �...