“Incredibile…” protestò Luciherus, seduto nell’angolo della fredda stanza in cui avevano rinchiuso Kevihang in attesa del processo “…incredibile davvero! Non solo sono incatenato ad un figlio di cui non sapevo l’esistenza prima di poche ore fa, ma ora sono pure in galera! Io! Il più grande dei grandi nelle ultime Ere!”.
“Esaltato…” ridacchiò Kasday, appoggiata al muro a guardare il soffitto.
“L’importante è che io e te siamo ancora vicini…” aggiunse, allora, l’antico Demone.
“Appunto! Non protestare!” lo sgridò lei, afferrandolo per la coda.
“E chi protesta?!” mugugnò Luciherus, andandole vicino ed abbracciandola, riempiendola di baci.
“Scusate? Potreste non accoppiarvi mentre io mi trovo in questa situazione?” brontolò Kevihang, che camminava nervosamente per il perimetro che gli lasciavano a disposizione le catene a cui era legato ai genitori.
Come se queste non bastassero, era stato legato alle caviglie con dei pesanti ganci per impedirgli di scappare o aggredire le guardie che lo controllavano.
“Chiedi l’infermità mentale!” gli suggerì Luciherus.
“Spiritoso!” sibilò il ragazzo.
“Non scherzo! Tranquillo…andrà tutto bene! Non hai fatto niente di male”.
“Tranne rubare un libro proibito”.
“Quello l’ho fatto un sacco di volte!”.
“Quella era una cosa diversa…”.
La stanza era buia, con una piccolissima finestra, ed era bianca, priva di mobili, completamente spoglia. Inquietante e fredda, ma abbastanza ampia da far fare al ragazzo un sacco di giri, sbattendo le ali e la coda per il nervosismo. La porta si aprì, lentamente, ed entrò una piccola figura. Era Kiaritanya, la messaggera dell’Alto Krì e del figlio, stranamente vestita da creatura angelica, con lunga tunica e piedi scalzi.
“Sei pronto per essere giudicato?” domandò, rivolta a Kevihang.
“Certo. Facciamo in fretta!” replicò il giovane, con tono di sfida.
“Non esaltarti, giovanotto. Te lo consiglio”.
“Ma che vuoi da me, angioletto?”.
Kiaritanya gli mollò una sonora sberla e lo guardò con fastidio: “Sai chi attende qua fuori, cretino? Ti sconsiglio di fare tanto il gradasso e lo spocchioso, sai?!”.
“Ha ragione” si aggiunse Kasday e Luciherus annuì.
“Ok. Mi arrendo…cosa dovrei fare secondo te, angioletto bello?”.
“Chiamami Kiaritanya. Sono la Messaggera di Krì, l’Alto che farà da giudice supremo al tuo processo. Lui non è cattivo, te lo posso assicurare, ma è maniaco delle regole. È proprio fissato e quindi ti suggerisco di tentare in ogni modo di convincerlo di non volerle infrangere e dimostragli che non hai fatto niente di male. Così facendo non dovresti avere problemi, se consegni il libro”.
“Io non ho il libro! L’ho già detto e ripetuto più volte!”.
“Altra cosa: non dire che Kuetzalikay era con te al momento del furto. Ti crederà un bugiardo e non vorrà sentire altro da te”.
“Ma è vero! Kuetzalikay era con me!”.
“Lo so. C’ero anch’io! Ma segui il mio consiglio, se non vuoi essere giustiziato!”.
“Chi ci sarà là fuori?”.
“Ora lo vedrai. È ora di andare. Seguimi. E ricorda che, anche se avrai diversi giudici davanti a te, l’importante è che convinca Krì, è lui che ha l’ultima parola definitiva”.
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La città degli Dei 3 - La linea di sangue
FantasyOrmai è trascorso molto tempo dall'ultima battaglia. I pianeti e gli universi si spengono, gli Dei si addormentano. Che sia la fine? E quel ragazzo con un teschio tatuato sul volto che ruolo avrà? Vecchie conoscenze, nuovi personaggi, profezie dimen...