Kevihang, giunto fino al palazzo di Mihael, se ne restava sulla porta della biblioteca, fissando quello strano individuo altissimo e dalla pelle verde che la occupava. Nessuno dei due parlava ma si scrutavano di soppiatto, con fare sospettoso.
“E tu da dove sei entrato?” domandò, infine, Kuetzalikay.
“Dalla porta” rispose, semplicemente, il bambino.
L’Alto si stupì. Si trovavano nel palazzo di Mihael, il Principe dei Demoni! Sarebbe dovuto essere sorvegliato e protetto per bene, invece quel bambino era entrato come se niente fosse.
“Come sarebbe a dire?! Non puoi essere entrato dalla porta!”.
“A te che importa, lucertolone anoressico? Non c’era nessuno all’ingresso e sono entrato!”.
Kuetzalikay dedusse che, evidentemente, le guardie eran tutte a fare altro.
“Come ti chiami, ragazzino impertinente?” sbottò.
“Io sono Kevihang. E mi serve un libro”.
“Quanta fretta…immagino che tu sappia chi sono io…”.
“Sicuramente un pezzo grosso, data la tua spocchia e la tua superbia. Ma per il resto non saprei collocarti se non sotto l’insieme degli esseri strani…ma di quelli ne conosco tanti…”.
“Non hai paura di me?”.
“No. Dovrei?”.
“E non hai paura di trovarti qui, da solo, in mezzo a sconosciuti potenzialmente pericolosi?”.
“No…”.
“Sei molto coraggioso” ammise l’Alto, riponendo il libro che teneva fra le mani ed avvicinandosi al piccolo “O estremamente stupido!”.
Si inginocchiò per osservarlo meglio e gli sorrise: “Da dove vieni, piccolo esserino con uno splendido disegno sul viso?” domandò.
“Vengo dall’orfanotrofio di Baumtien e sono qui per poter trovare delle risposte”.
“La famosa storia che tutte le risposte degli Universi sono racchiuse in questa biblioteca? Vorrei aiutarti, ma sono nella tua stessa situazione. Cerco un libro da tempo ma, senza aiuto, non so se mai sarò in grado di trovarlo”.
“Possiamo darci una mano a vicenda. Io sono piccolo e tu sei alto, possiamo dividerci gli scaffali. Io controllo tutti quelli in basso…”.
“Ma che carino che sei…ma, dimmi…che cosa vai cercando? Che risposte ti servono?”.
“Voglio sapere chi sono i miei genitori”.
“E perché?” borbottò l’Alto, con una smorfia.
“Tu sei il figlio di Krì?” volle sapere Kevihang, ricordando una delle lezioni dell’orfanotrofio.
“Sì, esatto…” ammise Kuetzalikay, con fastidio “…anche se preferirei non esserlo!”.
“Sei fortunato, invece. Io darei qualunque cosa per avere anche solo uno dei miei genitori”.
“Avere una famiglia non è poi così bello come dicono, sai piccolo?”.
“Ma non averla per niente ti assicuro che è molto brutto”.
Rassegnato, e ancora stupito, l’Alto si accordò col piccolo per un aiuto reciproco. Iniziarono a cercare fra gli scaffali con cura, consapevoli dell’immensità della biblioteca.
“Com’è essere un Alto?” chiese, ad un tratto, Kevihang.
“Com’è essere un semplice mortale?”.
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La città degli Dei 3 - La linea di sangue
FantasyOrmai è trascorso molto tempo dall'ultima battaglia. I pianeti e gli universi si spengono, gli Dei si addormentano. Che sia la fine? E quel ragazzo con un teschio tatuato sul volto che ruolo avrà? Vecchie conoscenze, nuovi personaggi, profezie dimen...