7 Addestramento

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Lydia cadde per l'ennesima volta da quell'asse. Aveva compreso che l'equilibrio non era il suo forte! Catrine ridacchiò divertita mentre le porgeva la mano. Lydia la prese e si rimise in piedi. Si spazzò via la polvere dai pantaloni e guardò l'asse di legno. "Abbiamo capito che sull'equilibrio bisogna lavorarci" disse Catrine. Lydia annuì e cercò di sbirciare il prossimo punto sulla lista di Melanie. Infatti, Melanie aveva stilato una lista delle qualità che un'Evocatrice o una Dominatrice deve avere e padroneggiare. "Dovremmo sapere che forma ha il tuo spirito" disse Melanie. Le fece segno di provare a evocarlo. Lydia si asciugò le mani sudate sui pantaloni, era nervosa. Se non riusciva a evocarlo? Che figura avrebbe fatto? Sarebbe apparsa come un'incompetente! Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, doveva solo concentrarsi e avere un po' di fiducia in se stessa. Non aveva mai creduto nelle sue capacità, ma c'è sempre una prima volta, giusto? Pensò intensamente a come aveva fatto le altre volte per evocarlo. Si concentrò e vide, tra le palpebre chiuse, una luce bianca. Quando riaprì gli occhi, pochi minuti dopo, Melanie aveva fatto cadere la penna che aveva in mano e Catrine aveva spalancato bocca e occhi stupefatta. "Qualcosa non va?" chiese Lydia. "No, cioè sì" balbettò Catrine. "No o sì?" chiese Lydia confusa. "Non siamo riuscite a vedere che forma abbia il tuo spirito, però..." cominciò Melanie. "La luce che emani quando lo evochi è molto forte, non c'è dubbio sul fatto che tu sia un'Evocatrice" disse una voce profonda e calda. Lydia si guardò intorno e vide Matthew seduto per terra. L'ultima volta che lo aveva visto era quando l'aveva cacciata. Lydia distolse subito lo sguardo da lui. "Se lo dici tu, wonderboy" disse. Melanie percepì la tensione che era calata nella stanza, così scorse la lista e disse: "Vediamo come te la cavi nel combattimento". "Combattimento?" ripeté Lydia spaventata. "Sì, tu contro Catrine" disse Melanie. Sorrise allegra mentre Catrine atterrava in pochi secondi Lydia. Lydia, dal canto suo, doveva ammettere che l'aveva sottovalutata quella bambola bionda dalle curve mozzafiato. Quando si rialzò, Matthew se la stava ridendo di gusto. "Okay, il combattimento non fa per te" disse Melanie. Diede uno scappellotto a Matthew facendolo smettere immediatamente. "Hai mai usato armi?" chiese Catrine a Lydia. Lydia negò scuotendo la testa. Usare armi, lei?! Era totalmente contraria! "Beh, dovrai cominciare" disse Melanie. "Quando si affrontano i Tracnih, non puoi fare affidamento solo ai tuoi poteri" continuò poi. Lydia annuì rassegnata: non voleva proprio usare le armi, ma a quanto pare doveva. Melanie la portò in armeria, la stanza che Lydia odiava a prescindere. Melanie le mostrò varie armi: pistole, fucili, spade, archi... Lydia osservava quelle...cose con disgusto. L'unica arma, se poteva essere definita così, che utilizzava con piacere, era la sua limetta. Si guardò le braccia nostalgica. Quando rialzò lo sguardo sull'altra ragazza, la vide mentre osservava un coltello. Era un coltello semplice: manico nero, lama seghettata e non troppo lunga. "Questo è uno dei coltelli migliori che ci sono qui! È leggero e facilmente maneggiabile da chiunque" spiegò Melanie. La ragazza sembrava a suo agio tra le armi, invece Lydia si sentiva fuori posto: lei non ha mai amato le armi e mai le ha usate! Melanie continuò a spiegare varie armi e Lydia riamase incantata davanti alle pistole. "Penso che insegnarti a sparare sia la cosa migliore" disse Melanie. Lydia annuì e uscì dalla stanza. Non ne poteva più! Solo che ora non sapeva dove andare. Cominciò a girovagare per i corridoi sperando in un colpo di fortuna che l'avrebbe aiutata a trovare la sua stanza. Cacciò fuori la chiave: era una chiave piccola e colorata di rosso con attaccata una targhetta, sulla targhetta c'era scritto "110". Vagò ancora un po', ma con pochi risultati. Aveva controllato a tutto il primo piano e anche metà del secondo. Senza pensarci due volte prese l'ascensore e premette il pulsante dell'ultimo piano. Una volta lì, salì le scale che portavano al tetto. L'aria fresca della sera la travolse appena mise piede all'aperto. Sì guardò attorno osservando il meraviglioso panorama che aveva davanti. I suoni ovattati della strada le inondavano le orecchie. Il cielo trapuntato di stelle rendeva l'atmosfera magica mentre una leggera brezza si alzava asciugando le goccioline di sudore che imperlavano la fronte e il collo di Lydia. Il tempo sembrò fermarsi mentre la ragazza alzava gli occhi verso il cielo. Lydia non aveva mai fatto troppo caso alle bellezze che aveva intorno, mai aveva alzato gli occhi verso il cielo notturno. Ora si rendeva conto che il tempo che aveva passato a commiserarsi era tempo sprecato, in una delle notti più buie e tempestose dentro di lei le sarebbe bastato alzare gli occhi verso l'immensa calma del cielo. Magari il destino le stava concedendo una seconda possibilità, voleva fargli capire che lei può diventare qualcuno, l'importante è non guardare giù: non guardare nel baratro della tristezza, della disperazione. Aveva deciso: da quel giorno avrebbe solo e solamente guardato davanti a sé, avrebbe osservato attentamente quel puntino lontano, quel puntino che tiene viva la speranza.
"Puoi contare su di noi!" disse una voce femminile. Lydia si girò e vide Melanie e Catrine sorriderle. Le tre si avvicinarono e si abbracciarono. Lydia aveva finalmente trovato un po' di pace interiore, un raggio di sole dentro la sua tempesta provata.

La Guerriera BiancaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora