"Cosa?!" urlò Catrine. Melanie le fece segno di non urlare, avrebbe spaventato una persona. Le quattro ragazze stavano esplorando il castello e Melanie faceva da guida. Passarono per diversi corridoi, scalinate, saloni, tutti arredati lussuosamente con arazzi, divani e altri mobili pregiati, dipinti delle varie generazioni di Faladin. Catrine si fermò davanti al maestoso dipinto di una ragazza molto somigliante a Melanie. Questa ragazza aveva un paio di occhi nocciola come quelli di Melanie, i capelli neri che le arrivavano fin sotto le spalle e anche più giù, la pelle pallida arrossata sugli zigomi e quel sorriso ornato da labbra carnose era favoloso! Melanie notò cosa stava guardando Catrine e le si strinse lo stomaco. "Ti assomiglia" disse la bionda. "Era Melanie Faladin, mi assomiglia perché...era mia madre" la voce di Melanie era bassa e funerea. Giada alzò lo sguardo sul ritratto e poi lo posso sul volto triste della ragazza che gli stava facendo da guida in quel castello. Disse: "Ma tu non fai di cognome Faladin, perché?" "Mi hanno ripudiata come figlia" Melanie aveva un tono sempre più funereo. Catrine l'abbracciò forte quasi togliendole il respiro. Quando le due ragazze si separarono, Lydia accarezzò il ritratto. L'arte l'aveva sempre attirata, il modo in cui i colori venivano assorbiti dalla tela la incuriosiva e accarezzarle le permetteva di fare un brevissimo viaggio nell'epoca del dipinto, del ritratto o del quadro. Poi passò alla cornice che era di un color oro sporco. Scelta alquanto strana per un ritratto così, però i gusti erano gusti! Si strinse nelle spalle mentre vagava con lo sguardo per l'ampio salone in cui si trovavano. Si immaginò una giovane Melanie che leggeva su uno dei quattro divani dalla fantasia a fiori. Era un arredamento arretrato, ma era elegante e trasmetteva il senso di importanza di quel castello. "Come mai i Faladin vivevano in un castello?" chiese Lydia. "Sono dei Superiori e come tutti i Superiori gli piace vivere nel lusso" spiegò Melanie. Lydia annuì, si avvicinò a un divano e ci si sedette. Percorse con lo sguardo le grandi vetrate da cui si scorgevano le colline accarezzate dal buio della notte. Si accarezzo gli avambracci dove un mese prima sfogava la sua rabbia e il dolore, non le bruciavano eppure le riempivano gli occhi di lacrime. Non riusciva a smettere di accarezzarli, di ricordare come fossero quelle sensazioni perché lì, in quel castello avvolto dalla fredda notte, si sentiva stanca e triste. Ora percepiva la cattiva aria che aleggiava lì, era aria di malinconia e tristezza. Quei quadri narravano una storia, una storia avvincente che ora annegava nella polvere e nell'indifferenza...un po' come lei nella sua vita. "Perché lasciare tutto questo qui? Perché lasciare un gran bel pezzo di storia annegare nella polvere?" diede voce ai suoi pensieri. "Perché era un gran bel pezzo di storia che li faceva soffrire" confesso Melanie. Poi continuò: "Mi ripudiarono per un motivo...e quel motivo era legato a questo posto. Certo, ora non riesco più ad odiarli, ma sono profondamente delusa dal loro comportamento. Però, se fossi stata nei loro panni, anche io avrei lasciato qui questa roba per lasciarmi tutto alle spalle." Lydia la guardò e la vide mentre guardava nostalgica il ritratto di sua madre. Melanie continuava a guardarsi attorno e poi vide in un angolo un peluche: era un coniglio bianco con un nastrino blu intorno al collo. Gli corse incontro e lo raccolse da terra con le mani tremanti. "Non se ne separa mai!" disse. Ora era nel panico! Le altre la guardarono interrogative. Lei cominciò a salire le scale seguita dalle altre, su in cima alla torre. Il panico si era impossessato di lei, la paura le impediva di ragionare lucidamente. E quando vide la porta aperta e il sangue sul pavimento, si mise le mani nei capelli mentre entrava nella stanza vuota. Era una stanza dalle pareti rosa, con arredamenti più nuovi rispetto al resto del castello, piena di giochi e peluche. "Ma questa stanza di chi è?" chiese Giada. Melanie cadde in ginocchio per terra mentre piangeva senza nasconderlo e parlava tra i singhiozzi: "Lui...ti prego, fa che stia bene!" Poi si alzò e corse, corse per tutto il castello urlando: "Steven!" Le altre cercavano invano di stare al suo passo e poi Lydia la sentì, quell'onda di malinconia e un pianto flebile. Si guardò attorno e vide che c'era una nicchia alla base delle scale. Si avvicinò sentendo più forte il pianto. Guardò e c'era un bambino sui due anni che piangeva: aveva i capelli neri e gli occhi verdi, però aveva la pupilla a forma di ago, tipo quella dei serpenti. "Ehi, piccolo!" lo chiamò dolcemente. Lui si ritrasse. "Non voglio farti del male! Voglio aiutarti, sono una buona persona. Mi chiamo Lydia" Lydia cercò di tranquillizzarlo e gli porse una mano. Dopo un attimo di esitazione, il bimbo accettò la mano e si fece prendere imbraccio dalla ragazza. Melanie si girò verso di loro in quel momento e scoppiò a piangere più forte, però di gioia. Corse da Lydia e il bimbo e glielo prese. "Steven, stai bene!" i singhiozzi le incrinavano la voce. "Ma'!" il bimbo si illuminò in volto e smise di piangere. Melanie fece un respiro profondo e abbozzò un sorriso. "Bambino mio, cosa è successo?" la sua voce era dolce e materna. Tutte la guardarono stupefatte, quello era suo figlio?! "C'erano dei tipi cattivi!" il bimbo aveva una voce stridula e infantile, giusta per la sua età. "Ragazze, lui è Steven ed è mio figlio" annunciò Melanie cullando dolcemente il bimbo. Tutte la fissarono sgomente. "Chi...chi è il padre?" chiese Catrine. Melanie le fece sedere su un divano e si tenne Steven a cavalluccio sulle gambe. Allora spiegò: "Quel Tracneh, quello che ha tanto di uccidermi e poi non l'ha fatto, cominciò a venirmi a trovare ogni sera. Tra noi si instaurò un rapporto speciale e una sera...facemmo l'amore dopo esserci dichiarati. Quando i miei lo scoprirono, mi ripudiarono e mi cacciarono di casa. Io sapevo di essere incinta di Steven, così andai da John, il Tracneh. Una sera, quando stava per nascere Steven, i Faladin fecero irruzione in casa e uccisero John. Mia sorella maggiore mi aiutò a partorire e mi offrirono di tenere Steven qui in questo castello. Lo affidai a Geltrude, un'anziana signora italiana che era sempre stata gentile con me." Tutte la fissavano incredule. "Geltrude...morta" annunciò Steven. Melanie sgranò gli occhi e accarezzò la testa mora del figlio. "Tu non avresti mai dovuto vedere la morte, non ancora" sussurrò. Steven le mise una manina piccola sulla guancia e le poggiò un bacetto sulla fronte facendo addolcire tutti i presenti.
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La Guerriera Bianca
FantasyCome vi sentireste se la vostra vita cambiasse radicalmente? Da totalmente insulsa a estremamente interessante? Se tutto quello su cui basate le vostre convinzioni cambiasse? Ecco come si sente Lydia Rulling.