11 La Resistenza

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Lydia era lì, seduta su quella poltroncina a riflettere su quello che era successo. E poi le parole di quella persona oscura l'avevano traumatizzata! Cosa voleva dire? Melanie le girava attorno agitata e Catrine le teneva una delle sue esili mani. Matthew non ancora si era fatto vedere, si era chiuso in camera e non accennava ad uscirne. "Un incendio alla sala dei pannelli, Alex rapito e tu completamente scossa...chi vorrebbe tutto questo?" ragionava Melanie ad alta voce. Lydia non la stava ascoltando, teneva lo sguardo davanti a sé. Melanie sembrava sul punto di una crisi di nervi e Catrine si alzò. La prese per le spalle e la guardò dritta negli occhi, le disse: "Ora però calmati!" Melanie fece un bel respiro, ma l'agitazione e l'inquietudine non volevano abbandonarla. "Ragioniamo con calma" disse più a se stessa che alle altre. "Nei pannelli ci sono tutti i nostri dati, le informazioni, praticamente un mondo" disse Catrine. Lydia si alzò di scatto come se aveva preso la scossa. Le era apparsa un'immagine davanti, non sapeva spiegarlo, ma quella immagine le sembrava importante. "Che hai?" le chiese Catrine. La mora non rispose, si limitò a scostassi i capelli dal collo scoprendo la spalla destra. Non riusciva a controllarsi, non riusciva a capire perché stava facendo quello! Si posò la mano sulla spalla e premette forte fino a sentire che la spalla le stava andando a fuoco e la puzza di bruciato che le invadesse le narici. Urlò e tolse la mano, la spalla era rossa e c'era qualche bolla sanguinante qua e là...ma non solo: c'era anche una serie di numeri. La lesse incredula, erano numeri neri come la pece sulla sua pelle, come un tatuaggio: 080 824 54231. "Cosa...?" Melanie la guardava stupefatta e spaventata allo stesso tempo. "Cosa significa?" chiese Lydia stordita. "Se non lo sai tu...!" puntualizzò Melanie accigliata. Catrine prese la mora per un braccio e le sfiorò la spalla procurandole una scarica di dolore. La bionda la portò in tutta fretta in una stanza bianca con un letto dalle lenzuola grigie. C'era una grande vetrata su una parete che dava sulla strada affollata. Lydia vedeva la gente che correva ad un appuntamento, ragazze che passeggiavano con le amiche e bambini che guardavano stupefatti gli artisti di strada che mostravano di tutto e di più. Sorrise, sorrise davanti a tutta quella vita. Catrine le mise un unguento sulla spalla ustionata e gliela fasciò con delle bende rosse. "Perché sono rosse?" chiese la mora. "Quelle rosse sono per le ustioni, quelle bianche per le distorsioni e cose così, quelle azzurre per le ferite da taglio, quelle viola per i colpi d'arma da fuoco e quelle gialle per il resto" spiegò la bionda. Quando ebbe finito, Lydia sentì che il dolore si affievoliva un poco. Le ragazze rimasero in silenzio per diversi minuti che sembrarono ore. "Quel numero...cos'è?" chiese Melanie. "Non lo so, io non so nemmeno perché mi sono ustionata la spalla!" rispose Lydia confusa. La cosa era molto strana! Si alzò e barcollò un attimo, ma poi si ristabilì su i suoi piedi. Melanie prese il telefono e digitò quel numero su Internet. "È un numero telefonico, appartiene a una casa fuori New York" disse dopo un po'. Lydia cominciò a collegare i vari pezzi e ricordò di botto: "È il numero di casa mia, è la magione dei Rulling in campagna". Perché l'aveva tatuato sulla spalla? Catrine sgranò gli occhi e balbetto qualcosa... Melanie la guardò preoccupata e la bionda si ricompose dicendo: "Bene, io direi che è il caso di farci un salto". Lydia mostrò subito il suo disappunto su ciò, non le andava di vedere lo sguardo vuoto e confuso dei suoi familiari appena l'avrebbero vista. Catrine però era irremovibile e fu costretta a seguire le altre due alla fermata dell'autobus più vicina.
"Non pensavo che gli Evocatori prendessero l'autobus" disse Lydia. Erano appena salite sul bus e la gente le comprimeva contro il finestrino. Dopo un'ora, di cui mezza l'avevano passata a camminare, le tre ragazze erano davanti alla porta della villa. "Ma la tua famiglia è ricca?" chiese Melanie accecata da tutta quella grandezza. Infatti la casa era su tre livelli, c'era un grande giardino all'esterno con anche un boschetto privato e una grande piscina tra gli alberi. Il portone era maestoso e davanti a esso c'era parcheggiata una Ferrari rossa fuoco con dei dadi di peluche appesi a uno degli specchietti. "Sì" rispose semplicemente Lydia. Le si era chiuso lo stomaco e i ricordi le tenevano la mente intrappolata in una dura prigione. Melanie bussò e il suono rimbombò per tutta la valle. Passarono diversi secondi senza che nessuno se le filasse minimamente. Poi la porta si aprì e apparse una donna, era Anna Rulling. Appena vide le tre ragazze, sorrise e, con voce suadente, disse: "Entrate, ragazze! Vi stavamo aspettando". "Come faceva a sapere che saremmo venute?" chiese Melanie sospettosa. La donna non batté ciglio e il suo sorriso non vacillò, fece di nuovo segno alle ragazze di entrare. Lydia si guardò intorno ed entrò, Catrine cercò di tirarla di nuovo fuori, ma Lydia andava dritta per la sua strada. Le si drizzarono i capelli quando sentì il tonfo della porta che si chiudeva cigolando. Si girò e notò che Melanie e Catrine non erano entrate. Accarezzò l'elsa del pugnale che aveva attaccato alla cintura, non voleva usarlo su Anna ma aveva la netta impressione che fosse tutta una trappola. La paura le attanagliava lo stomaco e sentì il sangue gelargli nelle vene quando notò com'erano cambiati gli arredamenti: era tutto sul nero, la luce non riusciva a filtrare dalle tende nere che oscuravano le finestre. "Da quanto abitate qui?" chiese la ragazza. "Da poco tempo, qualche mese" rispose la signora sorridendo. Lydia storse il naso, quella casa era dei Rulling da quindici anni! "Ehm...conosce una certa Lydia Rulling?" la ragazza continuava a tenere lo sguardo fisso sulle scale. "Che divertente! Pensi che non sappia la tua vera identità? Sei una sciocca!" la donna rise con una risata sguainata. Lydia rabbrividì, Anna Rulling non rideva per niente così e per di più non doveva avere ricordi di lei! La spalla cominciò a pulsare, lo stomaco si contorse e le mani cominciarono a sudarle: aveva paura. "Lydia, unisciti a noi! Unisciti a tuo padre!" la supplicò la donna. "Voi chi?" chiese Lydia. La donna rispose con tono suadente: "Alla Resistenza. Se ti unisci a noi, tutti i tuoi problemi spariranno e recupererai i ricordi. Unisciti a noi, aiutaci con il tuo potere a liberare il mondo!" "Liberarlo da cosa?" la ragazza era confusa. "Dagli Evocatori inutili, da coloro che stanno rovinando il nostro pianeta perché incapaci di gestirlo" rispose Anna. Lydia disse: "Tu, chi sei?" La donna sgranò gli occhi per poi assottigliarli. Lydia estrasse il pugnale e, con una velocità che non si spiegava, lo ficcò in petto alla donna. Due corna apparvero sulla testa dell'altra mentre questa si portava le mani al petto e cadeva in ginocchio. A Lydia si contorse lo stomaco appena vide il sangue uscire a flotti dalla ferita che lei stessa aveva procurato a quell'essere. Quando la cosa cadde a terra priva di vita, Lydia si lasciò cadere a terra mentre scoppiava a piangere. Aveva ucciso una creatura che assomigliava molto a sua madre e questo l'aveva scossa.
Sentì qualcuno stringerle le spalle, così alzò lo sguardo e vide Giada Rulling, sua sorella maggiore. "La prima volta è dura, me ne rendo conto" disse con voce fredda la bionda. "Tu...tu ti ricordi di me?" chiese Lydia tra i singhiozzi. "Sì, la Bellos non è mai stata un granché a riconoscere i suoi simili" rispose Giada. La mora la guardò confusa e notò che aveva dei segni rossi sui polsi, come se fosse stata legata. Si alzò e le prese un braccio per fermarla e guardarla attentamente negli occhi, erano quelli di Giada. Era Giada! La sorella la guardò a sua volta e poi la mise al tappeto con una semplice mossa. Lydia non fu proprio contenta di atterrare di schiena sul parquet duro. "Era necessario?" chiese scocciata e con la schiena dolorante. "Sì, volevo essere sicura che tu fossi reale" rispose l'altra. La tirò su e l'abbracciò: "Mi sei mancata un botto!" Per la prima volta da quando l'aveva rivista, Lydia sentì il tono di voce della sorella dolce e felice. Ricambiò l'abbraccio un po' impacciata, di rado si era trovata in una situazione simile. Quando si separarono, Giada si guardò attorno e disse: "Dobbiamo subito andarcene da qui!" "Concordo!" disse Lydia avvicinandosi alla porta. Poi però le tornò in mente Alex. "Alex è qui?" chiese. "Chi?" le chiese di rimando la sorella. "Un ragazzo, capelli castani, occhi grigi come i miei, della mia età..." descrisse Lydia. "Non è qui, forse è in un'altra sede della Resistenza" rispose la sorella. La mora però sentiva qualcosa, nel profondo sapeva che Alex era lì. Eppure aveva anche la sensazione che andarsene fosse la cosa migliore. Giada la prese per il braccio e la portò fuori di forza, Lydia cercò di divincolarsi con scarsi risultati. Quando uscirono, trovarono un esercito di Tracnih elementari che ululavano e abbaiavano contro di loro. Melanie e Catrine cercavano di tenerli a bada, ma loro erano due e quelli erano tipo cento! "E ora?" chiese Lydia. Giada lanciò uno sguardo alla Ferrari, si frugò nelle tasche e cacciò le chiavi di quel gioiellino. Melanie e Catrine le guardarono e capirono al volo. In meno di cinque minuti erano tutte quante sulla macchina e sfrecciavano ad alta velocità per la valle senza guardarsi mai indietro.

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