10 Sparare

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Quando Lydia e Matthew arrivarono al poligono di tiro erano già le 4:00 del pomeriggio e Lydia non sapeva che Matthew aveva intenzione di farla sparare per più di due ore. Il ragazzo le fece prima una breve spiegazione su varie armi da fuoco e come prima arma le fece provare una rivoltella. Le insegnò come caricarla e poi la fece mettere in posizione. Con le cuffie sulle orecchie e gli occhialini protettivi la ragazza guardava davanti a sé e doveva ammettere che era una bella sensazione avere una pistola in mano. "Sei un po' rigida. Rilassati" le disse Matthew. Lei fece un respiro profondo e si rilassò un po'. Matthew le mise le sue braccia su quelle della ragazza per posizionargliele meglio. Mise le proprie mani sulle sue e Lydia sentì chiaramente il petto di lui contro la sua schiena. Riusciva a percepirne ogni singolo movimento e pensò che aveva più muscoli di quanto credesse. Arrossì lievemente per i suoi stupidi pensieri che nemmeno una ragazzina di dieci anni alla prima cotta farebbe. Cominciarono a sparare e sparare, Lydia non sobbalzava più a ogni colpo e Matthew la guardava severo. Sentire il suo sguardo attento su di lei, su ogni singolo suo movimento, faceva provare alla ragazza una serie di emozioni che non riusciva bene a distinguere: da una parte era felice perché la guardava attentamente, dall'altra si sentiva in soggezione. E poi non riusciva a capire perché fosse felice per il semplice fatto che Matthew la stava guardando!? Era confusa, poi c'era il suo disgusto per le pistole e altri tipi di arma.
Dopo qualche ora smisero di sparare e Lydia era più che contenta di farlo. "Come ci si sente ad avere un'arma in mano?" le chiese Matthew mentre uscivano dalla struttura. "Non mi piace!" rispose Lydia scuotendo la testa. Furono questioni di secondi poi: Matthew che attraversava la strada, un clacson, lui che si fermava terrorizzato, Lydia che andò nel panico più totale e poi un fascio bianco colpì Matthew mandandolo sul l'altro marciapiede sano e salvo. Lydia sapeva di essere stata lei, ma ora non gli importava niente di niente, nemmeno se qualcuno l'aveva vista o cose così! Appena la strada era libere, lei attraversò correndo e andò da Matthew che si reggeva la testa tra le mani. "Stai bene?" gli chiese preoccupata. "Sì, grazie a te" rispose lui. Si alzò e entrò nell'edificio in costruzione che era il loro quartier generale. Da quel che aveva capito Lydia si chiamava CED: Centro Evocatori e Dominatori. La ragazza rimase fuori a guardare la strada, aveva un brutto presentimento. Sentì il vento alzarsi e qualcosa sfiorargli la guancia, come una brezza marina. Si girò di scatto, ma dietro di lei non c'era nessuno. Entrò al CED e scorse subito Alex che parlava con Melanie. La ragazza aveva gli occhi rossi e teneva tra le mani un fazzoletto spiegazzato. Lydia si avvicinò curiosa e preoccupata e chiese: "Che succede?" "Niente" rispose Melanie con voce tremante. Lydia si sedette vicino a lei e gli mise una mano sulla spalla, la vide arrossire leggermente e poi...cominciò a suonare una sirena. La mora si coprì le orecchie con le mani, mentre l'altra scattò su preoccupata e Alex corse alla stanza dei pannelli di controllo. Melanie corse su per le scale lasciando solo Lydia che sentì il brutto presentimento farsi più forte. Poi i suoi dubbi divennero fondati perché vide del fumo uscire dalla stanza del pannelli. Il suo primo pensiero fu: Alex! Corse dentro la stanza e vide che le fiamme si propagavano in fretta e poi lo vide, Alex era a terra inginocchiato davanti a una figura scura. Lydia aguzzò la vista, ma il fumo giocava un brutto scherzo. Corse verso Alex, ma fu fermata da una barriera invisibile. Cominciò a tirare e tirare pugni, doveva raggiungere Alex! La barriera non accennava a sparire e Lydia, in preda alla disperazione, urlò: "Alex, va tutto bene?" Le rispose una voce roca, una voce oscura: "Non ti preoccupare, Lydia. Presto lo raggiungerai anche tu". Lydia rabbrividì mentre vide la barriera spezzarsi. Però, insieme alla barriera, sparirono anche Alex e l'ombra oscura.

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