Gli occhi sono aperti, respiro con affanno. Mi alzo a sedere. È quasi l'alba, dalla finestra entra una luce fievole che rischiara la mia stanza. Calmo il respiro, porto la mano al petto. La gatta è dove l'ho trovata oggi quando stava male, in un angolino, ma sta volta sta guardando me. È seduta e mi fissa con sguardo tranquillo, con i suoi occhioni grigi. Sta benissimo, sono colta da sollievo. La vado a prendere in braccio, mi chiedo come sia possibile che stia bene, che sia guarita improvvisamente quando avevo paura che morisse. Mi distendo con lei accanto sul letto, guardo allo specchio dell'armadio di fronte a me.Nel sogno c'erano solo gli specchi. Lo ricordo vivido come se l'avessi vissuto, ho ancora paura, ma adesso è una sensazione razionale. So di essere sola, che è stato solo un sogno e non ho motivo di avere paura. Le immagini che ho vissuto nella mia mente si ripetono ossessive, la sensazione opprimente di una presenza oltre la mia, minacciosa e crudele. Quegli occhi, quello sguardo asfissiante che mi tormenta morboso, che mi ha fatta tremare dalla testa ai piedi. Quegli occhi rossi che avevo già sognato.
Mi alzo dal letto, vado in cucina a piedi scalzi per evitare che i miei passi facciano rumore. Il pavimento è freddo, un brivido mi scuote. Mi siedo sul divano, bevo calma un bicchiere di latte. Ogni minimo rumore che sento, che sia l'abbaiare di un cane o un rumore di porta che sbatte, mi fa battere il cuore un po' più forte e la tensione non mi lascia.
Fisso il cellulare posato sul tavolo, poco distante dal cartone del latte. Lo guardo per pochi secondi che sono interminabili, lo prendo, mi metto a sedere di nuovo e stavolta sono tesa per la trepidazione. Non ci penso più, compongo l'unico numero che so a memoria oltre il mio e porto il cellulare all'orecchio. Ho paura che qualcuno mi senta, o che si alzi per un qualsiasi motivo e mi scopra, ma ormai il telefono squilla. Uno, due, tre, quattro squilli. «Pronto?»
«Ciao» tentenno, non è la voce che mi aspettavo di sentire. «Lo so che è tardi, scusa se ti ho svegliato» sussurro pianissimo e temo non mi senta. Invece risponde tranquillo.
«Non stavo dormendo. Però stavi per svegliare Nicole. Tutto bene?»
Noto adesso che la voce è stanca, ma lui è ben sveglio.
«Si, diciamo»
«Alex, per chiamare il cellulare di Nicole alle quattro di notte c'è qualcosa che non va, non credi?»
«No è che mi ha svegliata un incubo...volevo parlarle un pochino»
«Un brutto incubo, eh»
Passano pochi secondi, nessuno dei due dice una parola.
«Tu perchè sei sveglio?»
«Perchè penso troppo.»
«Ultimamente anche io. Forse è per questo che faccio brutti sogni, a te non capita?»
«Sogni che mi svegliano, no. Comunque dormo molto poco per riuscire a ricordarmi quello che sogno, perciò»
«Ah, ho capito»
«Alex»
«Si?»
«È meglio che provi a dormire. Le occhiaie come gliele spieghi poi a tua madre»
«È vero, si.»
Il telefono mi rimane attaccato all'orecchio, aspetto che chiude la chiamata. Però lui non lo fa.
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Essence
FantasyLui fissa i miei occhi serio come la morte. «Alexandra» dice, le pupille basse su di me «Animus possidendi et corpus possessionis». Lo guardo confusa. «Di nuovo, non mi hai risposto» Lui si allontana. «L'ho fatto.» «Io non voglio vederti più. Neanc...