CAPITOLO TERZO

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Alec si alzò di scatto e sbraitò "Ma che cazzo dici? Ti senti quando parli? Ti pare che potrei fare una cosa del genere all'unica persona che mi accetta per quello che sono?"

"CALMATI" urlò Catarina "non eri in te, non eri consapevole, lo so che non mi crederai ma prova a chiedere a Magnus e come mai hai un vuoto di memoria? E la casa distrutta? Alec, eri posseduto, un demone superiore ti ha fatto fare questo."

"Cosa? No ti prego dimmi che non è vero." disse il ragazzo sedendosi senza forze sul divano, si prese la testa tra le mani e strizzò gli occhi cercando di ricordare. Gridò di frustrazione, non si ricordava niente.

"Non mi ricordo niente, ASSOLUTAMENTE NIENTE." sbraitò.

Sentì la mano di Catarina sulla sua spalla, in un vano tentativo di confortarlo. Di colpo il moro si alzò e guardò Catarina dritta negli occhi tanto che la maga si sentì a disagio, quei due occhi profondi erano impressionanti, ora capiva di cosa parlava Magnus.

"Io devo vederlo Catarina, devo risolvere questa cosa." disse il cacciatore, la strega sembrò pensarci un attimo e poi annuì, anche se non del tutto convinta.

Dopo essersi fatto indicare la stanza, dove lo stregone dormiva, Alec si avviò. Tentennò quando fu davanti alla porta, abbassò la maniglia lentamente. Entrò.

Magnus era steso sul letto, bende ovunque, anche sulla testa. Passo dopo passo si avvicinò al letto e si sedette sul bordo, si prese alcuni minuti per vedere quello che lui aveva fatto.

"Magnus...cosa ti ho fatto?" chiese più a se stesso che a lui. Non ci credeva ancora, aveva ferito l'unica persona che amava veramente. Senza rendersene conto si mise a piangere, calde lacrime cadevano e correvano sulle guance. Avvicinò una mano intimorito alla guancia dell'asiatico e cominciò a sfiorarla piano, con amore, con delicatezza.

Un mugugno arrivò dal ragazzo steso sul letto, poco dopo aprì gli occhi.

"Mmh Catarina." disse con un filo di voce lo stregone

"Non sono Catarina, sono Alec."corresse il cacciatore cercando un contatto visivo.

Magnus spalancò gli occhi e si tirò su a sedere.

"C-cosa ci fai qua? Ti prego non farmi male di nuovo, ti prego, ti prego..."

"Ehi, ehi, ehi tranquillo amore non ti farò mai più del male, ti scongiuro non respingermi..."

Magnus lo guardò, lo studiò come per accertarsi della veridicità delle parole del suo ragazzo, piano piano si riavvicinò al ragazzo anche se Alec notava una certa attenzione in ogni gesto che faceva. Sembrava un animale spaventato. Il terrore non abbandonava i suoi occhi.

"Magnus, mi devi spiegare quello che è successo" pronunciò Alec.

Potè sentire il respiro del figlio di Lilith mozzarsi, le pupille si allargarono e il suo corpo cominciò a tremare.

"Alexander..."

"Ti prego Mag non posso vivere con questo peso, ti scongiuro dimmi cosa ti ho fatto" disse Alec con la voce spezzata, la mano su quella del suo fidanzato.

Magnus era steso sul divano con un manuale di magia in mano, sentì la porta aprirsi e chiudersi, con un sorriso si alzò pronto ad accogliere il suo ragazzo che era appena tornato da una missione.

"Ben tornato Alexander" fece per dargli un bacio ma Alexander lo afferrò per il collo

"Ale-xander...cos-a stai facen-do?" il ragazzo non rispose, anzi, lo tirò su di qualche centimetro, sempre tenendolo per il collo.

"Alexander...mi fai male..." disse Magnus faticando a respirare, la presa del cacciatore sembrava stesse per rompergli la trachea.

"Stai zitto stregone, per sta sera sarai la mia puttanella personale."

La voce di Alec era diversa, molto più bassa, gutturale, quasi demoniaca.

Quando Magnus ebbe un contatto visivo notò che gli occhi azzurri di Alec erano neri, neri come l'ebano. Provò con la magia a liberarsi ma contro "Alexander" sembrava non funzionare, i suoi poteri si indebolivano sempre di più.

Il cacciatore lo portò in camera da letto e lo buttò sopra facendogli picchiare la testa, lo denudò contro la sua volontà, strappandogli i vestiti di dosso. Lo graffiò, lo umiliò, gli tirò calci e pugni, rideva del suo dolore. Lo beffeggiava, ad ogni lamento dello stregone lui provava un piacere malsano, macabro. Rideva come un pazzo e continua nelle sue vere e proprie torture nonostante le urla del sottomesso. Lo insultava dandogli del mostro e parola per parola uccideva lo stregone internamente. Tutti i peggiori ricordi infantili di Magnus risalirono mangiandolo come un avvoltoio, le budella erano un intreccio unico. La parte peggiore per Magnus fu quando Alec lo violentò, entrò dentro lui con cattiveria, senza ripensamenti. Magnus gridò, strillò, graffiò la braccia del cacciatore, si dimenò come non aveva mai fatto. Quando cercava di liberarsi Alec gli tirava un pugno o una sberla, lo insultava e diventava sempre più cattivo, gli bloccava in una posizione inumana le braccia dietro la schiena, le scapole sembrano stessero per lacerare la pelle.

"Basta...ti prego Alexander basta...mi fai male." riuscì a dire prima di chiudere gli occhi.

Per Magnus fu in sollievo perdere i sensi anche se sapeva che quei momenti avrebbero tempestato i suoi incubi per sempre.

"DEVI STARE ZITTO STUPIDO STREGONE! Non capisci che non ti può sentire? Alexander è in un angolino, sta piangendo, cerca anche lui di liberarsi ma non ci riesce, vuole dirti che ti ama ma non può. E sai la cosa più bella? Che dopo tutto ciò non starete più assieme." disse il demone ridendo, la mano andò a spostare un ciuffo, poi pressò la testa dello stregone sul materasso, tenne premuto e rise di nuovo. Quando Alexander venne rise, leccò il sangue che usciva dalle cosce e lo assaporò. Si sfilò, si rivestì e lasciò lo stregone, ormai incosciente, sul letto. Da solo.

Magnus finì di raccontare, i suoi occhi erano fissi su un punto imprecisato, il respiro sospeso, alcune lacrime ancora intrappolate nelle ciglia.

"...e tu, quando mi donasti il porta fortuna dal Giappone, mi dicesti che mi avresti sempre protetto..."

A quelle parole Alec morì dentro, era vero, era maledettamente vero. Lui glielo aveva promesso e ora l'aveva deluso, peggio lui lo doveva proteggere dal male e ora era lui il male. Non poteva vivere con questo dentro, non poteva vivere sapendo che il suo ragazzo aveva paura di lui. Non poteva permetterselo, lui non se lo meritava, lui era il male. Si alzò, si avvicinò di più fino ad allineare lo guardo. Delicatamente lo baciò, dolcemente, sulla fronte poi prese la giacca e uscì di corsa senza dire nulla e lasciando Magnus confuso. Alec era sconvolto non sapeva più cosa pensare, anche se una mezza idea ce l'aveva. 

MS-M

You promised to protect meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora