Nella foresta

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(Scusate ma non me la carica sopra l'immagine)

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L'indomani si svegliarono tutti di buonora.
Tosca fu la prima ad alzarsi, e preparò la colazione per tutti.
Aveva fatto una torta di fragole e preparato un po' di caffè per chi ne voleva.
Godric, svegliato dal buon profumo di torta, se ne prese due pezzi molto grandi, Cosetta una fetta molto sottile e una tazza di caffè e Salazar solo un po' di caffè.
Tosca invece fece colazione con biscotti e latte e conservò la rimanente torta per il viaggio.
Finito il caffè, Salazar si cambiò i vestiti nel bagno finalmente più pulito, si mise un mantello verde scuro sulle spalle e fece per uscire ma Godric lo fermò.
<<Dove credi di andare da solo? Andiamo insieme ricordi?>>
<<Voi mi rallentate.>>, rispose Salazar, <<E ora spostati, voglio uscire.>>
Godric restò davanti alla porta, con aria di sfida.
<<Non senza di noi.>>
<<Allora sbrigatevi. Dovete starmi al passo se volete che resto.>>
<<Non c'è problema.>>, rispose Tosca, <<Dammi solo un minuto che torno a casa a prendere delle cose e poi possiamo partire.>>
Si avviò verso la piccola abitazione gialla, poco distante da lì.
Quando tornò aveva una sacca in spalla molto piccola e tutta rattoppata.
Nessuno fece domande su cosa si fosse presa, andarono e basta.
Cosetta aveva la mappa dei ladri, quella con la X rossa, e ogni tanto la controllava per capire doverono.
Ma dopo un paio d'ore era chiaro che si fossero persi.
<<Sicura di non leggerla al
contrario?>>, chiese Salazar.
Cosetta gli lanciò un'occhiataccia ma non rispose.
<<Sono sicura che Cosetta sa quello che fa.>>, la rassicurò Tosca dandole pacche sulle spalle.
<<Grazie.>>, le disse Cosetta, felice che qualcuno non la deridesse perché, anche se non aveva ancora parlato, era chiaro che Godric non era molto rassicurato dal fatto che fosse lei ad avere la mappa.
Del resto la sua memoria aveva qualche lacuna da quando aveva perso il diadema, ma non poteva essersi persa per quello. Aveva seguito la mappa perfettamente, senza sbagliare mai percorso. Eppure sembrava che la mappa non coincidesse.
Che fosse proprio la mappa a sbagliarsi?
<<Scusa Salazar, ma tu non abitavi in quella foresta?>>, chiese Godric.
<<Si e allora?>>
<<Non ti ricordi la strada magari?>>
<<Certo. E l'abbiamo sbagliata un'ora fa esattamente.>>
<<Cosa?!>>, chiesero tutti e tre in coro.
<<Si, abbiamo girato a sinistra ma dovevamo andare a destra.>>
<<Perché non l'hai detto prima?!>>, chiese Cosetta.
<<Te l'ho detto, ma tu mi hai risposto che "La mappa dice a sinistra!". E siamo andati a sinistra.>>
<<Si ma io non sapevo che tu conoscevi la strada!>>, sbottò Cosetta.
<<Si che lo sapevi. Ci venivi con me da ragazzina. Non te lo ricordi vero?>>, chiese sogghignando.
<<Non ridere di lei!>>, gli ordinò Tosca cercando di difendere l'amica, <<Non è mica colpa sua se ha una memoria a breve termine.>>, ma senza successo.
Cosetta diventò rossa per l'imbarazzo e la rabbia verso se stessa. Ancora una volta, a causa sua, gli amici stavano litigando e lei cominciava a dimenticare molte cose della sua infanzia.
Ciò che le ha sempre dato fastidio era sentirsi inutile davanti alle difficoltà degli altri e adesso era addirittura lei che dava agli altri difficoltà.
Non poteva sopportare ancora altro tempo quella situazione. Doveva trovare quel diadema, il suo diadema, a tutti i costi!
<<Beh, allora dirigi tu la squadra dato che sei così bravo!>>, disse a Salazar porgendogli, anzi buttandogli addosso la mappa.
<<Non ho bisogno di questa.>>, rispose lui bruciandola, <<Le mappe sono per gli ignoranti o per chi qui ci abita da poco. Ed io non sono né l'uno né l'altro.>>, le ceneri della mappa caddero a terra con un tonfo sordo.
<<Ma sei impazzito?!>>, gridò Godric, <<Che ti è preso amico? Quella ci serviva per tornare!>>
<<Allora dovevate tenervela anziché darla a me.>>, rispose lui.
<<Chi se ne frega della mappa!>>, disse Tosca che fino ad ora era intenta a guardare la mappa bruciare,<<Voglio dire, Salazar ci accompagnerà anche al ritorno no?>>
<<Ovvio che no. Mi disgusta la sola idea!>>, disse Serpeverde.
<<O non ti azzardare a svignartela così sai? Tu hai bruciato la mappa, e tu lo diventi adesso, chiaro?>>,gli gridò Godric più furente che mai.
Sopportava sempre di meno quel serpente.
<<E cosa me ne viene a me?>>, chiese lui sorridendo malignamente.
<<È un tuo dovere!>>
<<E chi lo dice?>>
<<Ti pagheremo.>>, disse Cosetta.
Tutti la guardarono con tanto d'occhi, perfino Salazar era sbalordito e la guardava curioso e attento.
<<L'oro che c'è in quella casa è il valore del mio diadema, casomai non lo trovassimo tu ci riporterai indietro, io ti darò una parte dell'oro e l'altra resta mia.>>, per tutto il tempo mantenne una voce calma e risoluta mentre la persona che l'ascoltava più attentamente di tutti allargava il sorriso ad ogni parola.
<<Voglio il 30%.>>, esclamò Salazar.
<<Trenta!>>, urlò Godric ripensando a quella montagna d'oro.
<<Hai ragione è da pazzi, facciamo cinquanta.>>, cambiò idea Salazar.
<<Trenta.>>, disse Cosetta.
<<Cinquanta ho detto.>>, rispose Salazar.
<<Trentacinque.>>, cercò di fargli cambiare idea Cosetta.
<<Cinquanta, più di così non scendo.>>
<<Non puoi prenderti il 50%!>>, sbottò Tosca che già capiva che Salazar si stava approfittando della situazione.
<<E va bene, allora il 45%.>>, concluse Salazar porgendo la mano a Cosetta.
Cosetta ci pensò su un attimo.
Dopo vari secondi accettò.
<<Ma ad una condizione. Tu non dovrai mai, neanche una volta, allontanarti da noi. Dovrai sempre essere in circolazione, se sfuggi di vista ad uno solo di noi il patto salta. È chiaro?>>
<<Cristallino.>>, rispose freddamente lui, sentendosi già legato al guinzaglio come un cane.
<<Bene.>>, Cosetta gli strinse la mano, <<Procedi tu Tosca.>>
Tosca si avvicinò a loro ed estrasse la bacchetta.
<<Che fai?>>, chiese Godric.
<<Il Voto Infrangibile.>>, rispose Tosca con una strana amarezza nella voce.
Era chiaro che a lei quel modo di prendere accordi non piacesse affatto.
Quando il patto fu consacrato si prepararono finalmente a partire.
La foresta non era molto lontana da quel villaggio.
Ci misero poco infatti ad arrivarci.
Con Salazar in testa, il gruppo entrò dentro la fitta nebbia che circondava quella bizzarra foresta.
Gli alberi erano scuri e le loro foglie quasi tutte cadute senza che fosse inverno. Forse erano alberi malati.
Tosca si guardò intorno con disapprovazione, la foresta era proprio in pessime condizioni e stavolta l'uomo non centrava per niente.
La foresta era sempre stata brutta, o perlomeno quella, e mai nessuno vi voleva entrare, si diceva infatti che fosse molto pericolosa.
Godric infatti stava allerta, la spada già sguainata e chiusa saldamente nel suo pugno destro.
Subito dopo la vittoria era riuscito a convincere il folletto a farli incidere il suo nome sulla sua nuova spada e, prima che partissero, la spada era già pronta.
E gliela aveva fatta pagare cara!
Cosetta invece seguiva attentamente il cammino che stava prendendo Salazar.
Un po' perché non era convinta del fatto che lui rispettasse l'accordo, un po' per capire se era davvero uno della banda dei ladri e quindi li stesse portando in una trappola o era solo una coincidenza che fosse sparito proprio nel momento della rapina. E poi dove era andato di così urgente in quel momento e perché era rimasto via così tanto?
Era fin troppo misterioso quello là, si diceva lei in silenzio.
Salazar invece sembrava tranquillo.
Conosceva la strada a memoria, dopo questa scampagnata si sarebbe riempito di soldi le tasche e non avrebbe mai più rivisto Godric. Cosa poteva andare storto?
Che si perdesse?
"Impossibile", si disse.
Che Cosetta non rispettasse i patti?
"Impossibile.", si disse di nuovo convincendosi sempre più.
Che Godric e lui diventassero amici o addirittura colleghi in qualche lavoro strampalato che gli costringesse a vedersi sempre e ogni giorno?
"Impossibile.", si disse per la terza volta.
Qualcosa però baluginò nella sua mente.
Cosa avrebbe fatto finiti i soldi di Cosetta?
Non ne aveva più molti, forse era ora di cercarsi un lavoro decente.
L'insegnante era un lavoro che gli piaceva, ma preferiva il preside, il capo degli insegnanti insomma.
Ma in che scuola? Finora esistevano solo quelle private e la maggior parte dei bambini aveva come maestro personale il proprio padre.
Niente però gli impediva di provarci.
Uno scricchiolio ruppe il silenzio e fece terminare i pensieri di tutti.
Qualcosa camminava con loro e si era fermata proprio dopo di loro.
<<Chi c'è?>>, gridò Godric con tutta la voce che aveva in corpo e impugnando la spada con entrambe le mani.
Tutti gli saltarono addosso per zittirlo all'istante.
<<Ehi! Che vol... MMMM!!>>, cercò di dire ma aveva tre mani che gli chiudevano la bocca.
Un vento improvviso sferzò l'aria scomponendo i rami degli alberi e spostando via le foglie cadute.
I quattro si guardarono intorno.
Lasciarono andare Godric e tutti e quattro, schiena contro schiena, si prepararono a combattere.
Godric rinfoderò la spada ed estrasse al suo posto la bacchetta.
Non era un campione con quella doveva ammetterlo, ma era sempre più utile di una spada se l'avversario era un mago.
Dopo molto tempo che stettero in attesa arrivarono alla conclusione che quei rumori fossero solo casuali, ma nonostante si fossero tranquillizzati Serpeverde e Corvonero restarono in allerta con la bacchetta stretta in mano.
Tassorosso e Grifondoro invece avevano già posato le loro armi e si erano messi a parlare di come sarebbe stata la loro scuola.
Camminarono per giorni a passo di marcia per decine di chilometri, fino ad arrivare davanti ad una casa tutt'altro che modesta.
Sembrava un castello in miniatura a due piani.
La porta d'ingresso era a due ante e fatta di quercia, i muri erano costruiti con pietre nere e le finestre, leggermente coperte da rampicanti, erano enormi e in alcune c'era anche qualche decorazione dorata.
<<Benvenuti nella mia umile dimora.>>, esordì Salazar con un inchino teatrale.
<<Tu vivi qui?>>, chiese Godric.
<<Si.>>, rispose Salazar.
<<Ah allora capisco perché sei così.>>, commentò Godric con un sorrisetto che non era suo solito portare sul viso.
<<Cosa intendi dire?>>, chiese Salazar.
<<Beh vivi in una foresta da brividi, sei da brividi, tutto quadra no? Per non parlare della tua casa, umile e modesta proprio come il padrone. Ci vivi da solo in quel castello?>>
<<Si, ma non è la mia casa, è quella della mia famiglia. I miei genitori sono venuti a mancare qualche anno fa e io sono figlio unico quindi ho ereditato questa abitazione. E si, se tanto lo vuoi sapere, ci vivo da solo.>>
<<Uhm, strano... molto spazio... mai pensato di avere una famiglia?>>, chiese ancora Godric.
<<No, vuoi fare qualche altra domanda inutile o possiamo entrare?>>, rispose Salazar stizzito da quella specie di interrogatorio.
<<Prego, dopo di te.>>, rispose Godric con ancora un sorriso sul volto.
Finalmente poterono entrare in casa.
Se fuori sembrava enorme dentro era anche più grande e più spaziosa.
Tutte e tre i piani della casa dei ladri erano si e no solo il soggiorno.
Esso era pieno zeppo di libri tutti sistemati in pile ordinate, alcuni ancora nei loro scaffali delle due librerie dietro tre eleganti divani in pelle.
Dei tavolini in legno di noce erano sistemati ai lati dei divani, alcuni con sopra un servizio da tè o da caffè ed altri con sopra dei giornali o un piatto con dei dolcetti al cioccolato.
Un candelabro all'apparenza costoso era posizionato sul soffitto proprio sopra le loro teste, al centro dei tre divani.
Non appena entrarono, esso si accese.
Un camino di pietra era posto davanti ai tre divani. Si era acceso anch'esso da solo.
Una porta bianca separava quella stanza dalla cucina e delle scale, con un tappeto lungo verde che le copriva, portavano al piano di sopra.
Godric andò al piano di sopra, Tosca invece si infilò in cucina.
Salazar si accasciò sul divano mormorando:<<Ah, casa dolce casa.>>.
Cosetta intanto si era diretta verso le librerie e con l'indice passava in rassegna tutti i titoli delle centinaia di libri che si trovavano sugli scaffali.
Alcuni di essi non le piacquero, storse il naso e continuò ad esaminare facendo finta di non aver visto certi libri davvero orrendi per lei.
Alla fine trovò un libro il cui titolo, almeno nel bordo, era completamente sparito dai vari graffi. Cosetta, un po' sbalordita dallo stato grottesco di quel libro diverso da tutti gli altri, lo prese e cercò di leggerne il titolo.
Il libro era consumato solo in parte ma le pagine erano del tutto intatte.
Un grido improvviso però la fece sobbalzare, il libro le sfuggì di mano e cadde a terra.
Salazar si alzò di scatto dal divano, posò lo sguardo sul libro a terra, poi guardò Cosetta e sorridendo in modo inquietante salì di corsa le scale.
Tosca uscì dalla cucina con un manuale di ricette in mano che posò delicatamente su uno dei tavolini e salì di corsa dietro a Cosetta.

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