Alla ricerca dei tre ladri

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Godric si girò di scatto verso Salazar che intanto litigava con Tosca.
<<Vuoi smetterla di imitarmi?!>>, le gridava contro.
<<Quando mi dirai a cosa stai pensando e perché offendi sempre i tuoi amici!>>, gli gridò di rimando lei.
<<I miei amici? Chi? Quei due? No, sono solo due idioti incontrati per sbaglio, specialmente quello.>>, disse indicando Godric, che era già a un metro di distanza da lui.
<<Ah, l'idiota sono io?>>, sbottò Godric infuriato, <<E tu allora?! Per colpa tua lei ha ucciso per sbaglio sua madre!>>
Cosetta alzò la testa verso i due e si asciugò le lacrime.
<<Non è colpa mia ciò che è successo a sua madre, e nemmeno affar tuo!>>, gridò Salazar, stavolta a Godric.
<<Perché è colpa di Salazar se lei ha ucciso sua madre? Non l'avrai mica istigata a farlo!>>, disse Tosca rivolta prima all'uno poi all'altro.
<<Cosa... no... io non... ma che dici, sta zitta che è meglio!>>, le gridò Serpeverde senza distogliere lo sguardo da Godric.
<<Se c'è uno qui che deve chiudere il becco sei tu!>>, disse Godric.
<<Te l'ho già detto prima, io il becco non ce l'ho.>>
<<BASTA!>>, gridò Cosetta a tutti e tre, anche se Tosca aveva detto al massimo una frase.
Non stava piangendo né singhiozzando, era solo arrabbiata e rossa in viso al punto tale da far invidia ad un peperone.
I tre si calmarono lentamente.
Tosca andò a togliere il tè dal forno, che stava fischiando da un po'. Salazar fece per uscire da quella casa ma Godric lo fermò.
Completamente dimentico di ciò che era successo poco prima, gli chiese ciò che voleva chiedergli da un po'.
<<Prima che te ne andassi, volevo chiederti se conoscevi quei tre che hanno derubato Cosetta.>>
<<Perché dovrei conoscere tre ladri di campagna?>>, chiese lui stizzito levando il suo braccio dalla presa di Grifondoro.
<<Perché sono ladri.>>, rispose Godric tranquillamente.
<<Non sono un ladro! Non ho bisogno di rubare!>>
<<Allora dove sei stato quando hai sentito quell'urlo se non a spartirti il bottino con i tuoi amici?>>
<<Te l'ho già detto!>>, rispose lui con rabbia, <<Non sono affari tuoi!>>, disse quasi sibilando.
<<Si che lo sono invece! Scommetto che ce l'hai tu il diadema di Cosetta!>>
A quelle parole Salazar scoppiò in una risata senza felicità.
<<Sapevo che l'avresti detto! Non mi deludi mai, eh? Sei proprio prevedibile.>>
Godric lo guardò ancora più accigliato di prima.
<<E allora dove sei andato?>>, chiese di nuovo con più rabbia nella voce.
<<Ma sei sordo oltre che stupido? Ti ho detto che sono affari miei dove e con chi vado!>>
<<Aha! Allora lo ammetti che non eri da solo, eh?>>
<<Ma chiudi il becco! Dici solo
idiozie!>>
<<Non posso chiudere ciò che non ho.>>, rispose Godric imitandolo e sorridendo beffardo solo per stuzzicarlo.
Salazar alzò gli occhi al cielo e uscì dalla casa più irritato che mai.
Cosetta si alzò subito dopo e andò anche lei fuori dicendo che aveva bisogno di una boccata d'aria.
Godric si girò verso i fornelli dove una preoccupata Tosca stava versando del tè in due tazze.
<<Vuoi un po' di tè?>>, chiese lei dolcemente abbozzando un sorriso.
<<Spero che ci siano anche i biscotti.>>, rispose Godric, stranamente felice al pensiero di godersi una tazza di tè solo con Tosca.
<<Ovvio, non bevo mai il tè senza.>>, rispose lei facendo sollevare un vassoio in aria e posandolo al centro del tavolo con un piccolo movimento di bacchetta.
I due passarono un tranquillo pomeriggio a chiacchierare del più e del meno.
Quando Godric si offrì di lavare lui le tazze e il vassoio era già sera.
Solo allora Cosetta tornò dentro con un gran sorriso sul volto.
<<Gli abbiamo trovati!>>, disse mettendo la sua camicia da notte dentro una piccola borsa prestatale da Tosca. Aveva di nuovo i suoi vestiti.
<<Chi?>>, chiese Godric sapendo già la risposta e mettendosi il mantello da viaggio sulle spalle.
<<I ladri che mi hanno derubato ovviamente. Sappiamo dove abitano. Voi venite?>>, chiese a Godric e Tosca che era tornata dalla cantina con una pila di libri vecchi e logori.
<<Dove?>>, chiese Tosca posando i libri sul tavolo che cedette per l'enorme peso e crollò con un tonfo a terra, <<Mannaggia!>>, esclamò lei con aria stanca e abbattuta.
<<A quello ci pensiamo dopo. Comunque la risposta è sì.>>, disse Godric rivolto a Cosetta.
<<Benissimo, muovetevi allora.>>, e così dicendo uscì dalla casa lasciando la porta aperta.
<<Andiamo.>>, disse Godric prendendo la mano di Tosca e portandola fuori da casa sua. Stavano seguendo Cosetta che marciava silenziosa nella notte.
<<Dove andiamo di bello?>>, chiese Tosca.
<<Non lo so, io sto seguendo Cosetta.>>
Dopo qualche secondo Corvonero si fermò.
Erano arrivati davanti ad una stretta e vecchia casa a più piani.
Davanti alla casa, con la schiena appoggiata alla porta, c'era Salazar ad aspettarli.
Si girò subito dando le spalle ai tre e puntò la bacchetta sulla serratura della porta.
<<Alohomora!>>, la porta si aprì cigolando.
Salazar la spalancò ed entrò dentro.
I tre lo seguirono.
Appena entrati sussurrarono Lumos e le loro quattro bacchette si accesero illuminando la stanza.
Quella casa era veramente piccola.
Non c'era nessuna cucina, solo due divani e un tavolo rotondo in mezzo.
Accanto al divano di sinistra c'era una rampa di scale che portava al piano di sopra.
Accanto alla porta c'era una scrivania piena di mappe di diversi luoghi. Sopra il tavolo tra i due divani c'era una vecchia valigia nera chiusa, per tutto il pavimento invece c'erano diversi fogli di carta, alcuni strappati, altri accartocciati e altri ancora intatti ma sporchi, o semplicemente bianchi.
Cosetta si guardò attorno per un momento e poi salì subito le scale.
Salazar intanto puntava di nuovo la bacchetta contro la serratura della porta, ma stavolta usò un altro incantesimo.
<<Colloportus!>>, la porta si chiuse ermeticamente.
Godric salì di sopra anche lui.
Tosca rimase al pianoterra prendendo alcuni fogli e risistemandoli in pile ordinate.
<<Che diavolo fai?>>, chiese Salazar.
<<Oh, sistemo un po'...>>, rispose lei scrollando le spalle, <<Chissà perché hanno buttato dei fogli puliti, che spreco di carta!>>, si chiese tra sé.
Poi puntò la bacchetta contro un foglio bianco e disse: <<Aparecium!>>.
Niente.
Provò ancora, con altri fogli. Intanto Salazar controllava la valigetta nera.
Non serviva neanche la magia, era già aperta.
Dentro non vi era niente se non il tessuto rosso che ricopriva l'interno.
"Strano.", pensò Salazar, "L'esterno fa schifo mentre l'interno è in ottime condizioni... Forse qualcuno ha attaccato i proprietari della valigetta e loro l'hanno usata come scudo. Ammesso che non fosse stato il proprietario a cercare di riprendersela e quindi rovinarla. Ma cosa c'era di tanto importante?"
<<Salazar... SALAZAR!>>, gridò Tosca riscuotendolo dai suoi pensieri, <<Guarda!>>, gli disse porgendogli un foglio tra quelli bianchi che si rivelò scritto.
La grafia era grossa e rozza, come quella di un bambino che ha appena imparato a scrivere.
Eppure in questo modo era più semplice leggerla e capirla.
Salazar lo prese e lesse ad alta voce.
<<Grazie mille per il diadema, non avevo dubbi che me lo avreste riportato. I soldi sono nella busta con la lettera. Ovviamente il resto ve lo darò in una valigetta. Verrà un mio amico a darvela stasera davanti al fruttaiolo. Fate in modo di farvi riconoscere solo da lui, NON ATTIRATE L'ATTENZIONE! La somma è molto alta, mi raccomando...
Cordiali saluti,
Il vostro miglior acquirente>>, finì di leggere con aria per niente preoccupata.
<<Ragazzi, venite su!>>, disse la voce di Cosetta dal piano di sopra.
Tosca salì di corsa le scale, Salazar mise la lettera dentro la tasca interna del suo vestito e la seguì.
Il piano di sopra era una camera da letto per due persone.
I due letti, sia l'uno che l'altro, avevano sopra un sacco di monete d'oro, sparse anche un po' in giro.
Sul pavimento, al centro della stanza, c'era una mappa quasi nuova con un coltello conficcato in una X rossa.
Il punto che avevano segnato era una foresta molto distante da dove erano loro.
Godric stava esaminando l'armadio. Era completamente vuoto.
<<Beh, chiunque abiti qui, se n'è andato e di fretta credo. Forse scappava da qualcosa, per questo ha lasciato molte cose utili qui. Non ha avuto tempo di prenderle.>>, disse indicando le monete.
<<Credo che avesse intenzione di tornare, per questo non si è portato via l'oro.>>, disse Salazar.
<<Ma perché non se lo poteva portare nel posto dove stava andando?>>, chiese Tosca a nessuno in particolare.
<<Forse aveva paura di essere derubato.>>, rispose Cosetta.
<<Impossibile. Ti ricordo che qui ci vivevano i tre ladri che ti hanno derubato. Ce l'ha detto uno di loro.>>, disse Salazar.
<<Di che state parlando?>>, chiese Godric richiudendo l'armadio.
<<Quando sono uscita per una boccata d'aria ho incontrato uno di quelli che mi aveva derubato. L'ho Schiantato e mi sono ripresa i vestiti. Poi è arrivato Salazar. Io ho tenuto fermo il ladro e Salazar gli ha letto la mente. Ha scoperto la casa dov'era e noi siamo andati a cercarla. Quando l'abbiamo trovata ho chiesto a Salazar di stare di guardia mentre io tornavo ad avvertirvi. E poi siamo venuti tutti qui.>>, raccontò Cosetta.
<<Quindi questa è la casa dei ladri?>>, chiese Tosca.
<<Si, esatto. Anche se credo che questa sia solo un rifugio momentaneo. Se no ci sarebbero la cucina e altro.>>, rispose Cosetta.
<<Magari sono di sopra.>>, propose Godric.
<<Non credo che metterebbero la cucina proprio all'ultimo piano, secondo me c'è un'altra stanza da letto.>>, disse Salazar mentre saliva le scale per controllare.
All'ultimo piano infatti c'erano solo altri due letti singoli e una porta. Quella era l'unica stanza abbastanza integra. Salazar aprì la porta sulla sinistra ed entrò in un bagno piccolissimo e sporco, oltre che puzzolente.
<<È disgustoso!>>, commentò richiudendo la porta e cercando di dimenticare quel tanfo.
<<Che c'è?>>, chiese Godric spostandolo ed entrando, <<Bleah! Fa vomitare! Qualcuno può pulirlo? Mi ricorda l'odore di mio nonno!>>, anche lui richiuse la porta disgustato.
Intanto anche Tosca e Cosetta salirono le scale.
<<Allora ragazzi, abbiamo deciso una cosa.>>, annunciò Tosca, <<Siccome è possibile che gli altri due compagni di quel tizio ritornino qui, per l'oro ovviamente, ho proposto di restare qui per questa notte. Chi ci sta?>>
<<Conta su di me!>>, rispose subito Godric.
<<Non contare su di me.>>, rispose Salazar indicando la porta del bagno, <<Finché quel coso emana quell'odore io non ci resto qui.>>
<<Tranquillo, tu dormirai al piano di sotto.>>, lo rassicurò Cosetta, <<E comunque lo riparerò il prima possibile quel bagno.>>
<<A meglio così.>>, disse Godric con un sospiro di sollievo, <<Perché tra poco mi servirà.>>, aggiunse ridendo, << Beh, buonanotte signore.>>, fece un inchino e se ne andò al piano di sotto seguito da Salazar.
I due tolsero le coperte ammuffite dei loro letti attenti a non fare cadere l'oro e le poggiarono in un angolo della stanza.
Poi si sdraiarono nei loro rispettivi letti.
Godric guardava il soffitto senza vederlo realmente.
Salazar invece aveva acceso la luce della sua bacchetta e stava leggendo un libro.
<<Ei Serpeverde.>>, lo chiamò Godric, <<Ho pensato...>>
<<Wow, hai fatto bene a disturbarmi. È bello essere avvisati quando succede qualcosa di straordinario!>>
<<Fammi finire! Ho pensato che... se noi ci prendiamo quei soldi laggiù... mica è un furto giusto?>>
<<Be dipende a chi dai la refurtiva.>>
<<In che senso?>>
<<Rubare ad un ladro non è un vero e proprio furto, ma solo se dai i soldi al proprietario derubato.>>
<<Ma io non so di chi siano.>>, protestò Godric.
<<Sono di Cosetta, tecnicamente. Leggi qua.>>, gli porse la lettera piegata che aveva in tasca.
Godric la prese e la lesse.
<<Oh, quindi... sono suoi quelli. Ei aspetta! Ma qui c'è scritto che il diadema se lo sono venduti! Ma allora quello che l'ha comprato se n'è già andato! E noi non sappiamo neanche chi sia... come facciamo a riprendere il diadema allora?>>
<<Io credo che gli altri due ladri si siano messi in cammino per andare dal loro acquirente ma hanno lasciato uno qui di guardia per il denaro. E quindi qui non tornerà nessuno con il diadema, e sono sicuro che non sapranno nemmeno dove poi va a finire il loro acquirente.
L'indomani andrò a cercarli nella foresta.
Sai è lì dove vivevamo io e la mia famiglia. È dove vivo ancora tra l'altro. Quei ladri potrebbero andare a casa mia a rubare. Perciò voglio mettermi in cammino il prima possibile. E adesso fa silenzio, sto cercando di leggere se non ti dispiace.>>
<<No no, tranquillo. Leggi pure.>>, Godric si girò dal lato del muro. Ma un'altra domanda gli venne in mente.
<<Sei un rettilofono vero?>>
Salazar chiuse di nuovo il libro, ancora più irritato.
<<Si, perché?>>
<<No no, niente. Continua pure a leggere.>>
<<Grazie!>>, rispose lui con finta gratitudine.
Ancora una volta aprì il libro, e ancora una vola lo richiuse.
<<E solo che...>>, cominciò Godric, <<Sai dalle mie parti si dice che i rettilofoni siano persone per lo più malvagie perché, sai, parlano con i serpenti e non è che loro siano proprio innocui come... non so... un gattino?>>
<<E con questo cosa vorresti insinuare?>>, chiese Salazar a denti stretti.
<<Niente, niente... continua pure a leggere.>>
Salazar aprì di nuovo il libro ma...
<<Che cosa leggi a proposito?>>
<<Affari miei!>>, rispose quasi sibilando arrabbiato.
<<Ed è un bel libro?>>, chiese Godric cercando di fargli perdere le staffe, solo per il puro divertimento di vedere la sua espressione sempre così calma andare in pezzi a causa dell'ira.
<<Meraviglioso!>>, rispose lui indifferente cercando di reprimere l'odio.
<<Posso leggerlo? O dargli un'occhiata veloce almeno?>>
<<No.>>
<<Perché?>>
Salazar non rispose, si riprese la lettera e la inserì nel mezzo del libro che poso dentro il vestito.
Poi si girò dando le spalle a Godric e fissando il muro dove un piccolo ragno saliva veloce per arrivare alla sua ragnatela che aveva intrappolato una mosca.
"Tanto lo so che sei malvagio!", pensò Godric, "E un giorno ne avrò le prove, stanne certo!"

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