Quando arrivarono sul posto videro una ragazza alta e bella con lunghi capelli neri che gli ricadevano sulle spalle. Tremava dalla testa ai piedi ed era vestita solo con una vestaglia da notte bianca.
<<Cosetta!>>, gridò Godric restando impalato dov'era. Era piuttosto impaurito dall'espressione arrabbiata della ragazza che, si accorse solo allora, era bagnata fradicia.
Aveva la bacchetta sfoderata e la puntava contro un sentiero vuoto che portava dentro una fitta foresta.
<<La conosci?>>, chiese Tosca con tranquillità.
<<Si, era una di quelli che ti volevo presentare, però... non così ovviamente.>>
Tosca guardò di nuovo la ragazza e, con un'espressione stranamente seria, si avvicinò a lei.
Cosetta non si girò a guardarla, sembrava non sentire niente in effetti.
Tosca le girò attorno come se fosse una statua bizzarra e particolarmente rara che bisognava guardare da tutti i lati per capirne il significato.
Poi senza preavviso scattò in avanti verso Godric e gli sfilò il pesante mantello nero dalle spalle e con esso avvolse l'intero corpo di Cosetta.
Finalmente sembrò sbloccarsi e si guardò intorno incerta e si accorse di Godric e della nuova ragazza che la guardava sorridendo dolcemente.
<<Va meglio ora?>>, chiese Tosca.
<<Si, grazie.>>, rispose Cosetta squadrandola dall'alto in basso e chiedendosi chi fosse.
Alla fine Godric si avvicinò alle due presentando a Corvonero la ragazza dall'aria gentile che le aveva dato il suo mantello per riscaldarla e coprirla.
Quando Godric le chiese cosa le fosse successo, Cosetta rispose che era meglio parlarne in un luogo più appartato che in mezzo alla strada. Tosca propose di andare a casa sua e così fecero.
Ma una domanda tormentò Godric per tutto il viaggio, dov'era finito Salazar? Perché è sparito quando ha sentito l'urlo?
Ma non chiese nessuna di queste domande, preferiva aspettare che l'amico (o per meglio dire, semplice conoscente) saltasse fuori all'improvviso così da usare la paura come scusa per tirargli un pugno in faccia senza sorbirsi rimproveri da nessuno.
Ma Salazar non arrivò e loro erano già davanti alla piccola, bassa casa gialla.
Entrarono dopo Tosca e si sedettero attorno ad un lungo tavolo di legno malconcio con sedie traballanti attorno.
Tosca prese le più rigide per i due ospiti, quella sua non era proprio sicura.
Infatti dopo essersi seduta su di essa, la sedia si spaccò.
Cosetta si offrì di ripararlo e Tosca la ringraziò ma, proprio mentre agitò la bacchetta con aria sicura, ebbe qualche complicazione.
<<Ehm... ho... ho dimenticato l'incantesimo... no, non può essere!>>, disse più a se stessa che agli altri, <<Iniziava con... con... ah sì! Iniziava con la R me lo ricordo! Era Re... Reducto!>>.
Un lampo rosso uscì dalla sua bacchetta. Tosca si buttò di lato mentre un'altra delle sue sedie veniva fatta a pezzi e le schegge volavano dappertutto.
<<Oh, perdonatemi! Stavolta lo so però!>>
<<NO!>>, urlò Godric disperato, <<Non c'è bisogno, faccio io.>>, con un gesto della mano le due sedie tornarono intatte.
<<Ma l'avevo ricordato! Era Reparo! Stavolta lo sapevo!>>, contestò Cosetta.
<<Ti sei dimenticata qualcosa? Ma tu guarda! Aveva ragione mio padre, vivi a lungo e le vedrai tutte!>>, Salazar comparve all'improvviso nel soggiorno, <<Non che io sia così vecchio. Ma questo può solo significare che ne vedrò delle belle!>>
<<Dove sei stato?>>, chiese subito Godric senza troppi preamboli.
<<Affari miei.>>, ribatté Salazar gelido.
<<Affari loschi, quindi?>>
<<No, miei, te l'ho detto ora stesso. Memoria a breve termine?>>
<<Mai quanto la tua.>>, per la prima volta un sorrisetto divertito comparve sulla bocca di entrambi.
<<Occhio a come parli.>>, disse Salazar tornando serio, <<O dovrò tagliarti la lingua.>>
<<Fa pure.>>, rispose tranquillo Godric, <<Tanto serve più a te che a me, almeno per mantenerti il nome, Lingua di serpente.>>, l'ultima frase la pronunciò facendo finta di tremare, <<Sai, a differenza di qualcuno qui, io preferisco i fatti alle parole, o alle leggende.>>
<<Credi che le voci su di me siano menzogne!>>, disse Salazar senza riuscire a nascondere la rabbia.
<<No, credo solo che siano esagerate.>>
I due si guardarono con odio e disprezzo reciproco.
Godric voleva chiedergli come mai lo chiamassero in quel modo, dato che stavano affrontando l'argomento, ma prima voleva sapere cosa era successo a Corvonero.
Tosca, Godric e Cosetta si sedettero al tavolo sulle sedie traballanti. Salazar invece restò nel soggiorno evocando dal nulla una poltrona dall'aspetto confortevole. Si sedette su essa e restò a guardare il vuoto, immerso nei suoi pensieri.
Nessuno vi badò e Cosetta cominciò a raccontare.
<<Avevo finito di lavarmi e mi stavo vestendo quando vidi tre ladri rubarmi i miei vestiti. Lasciarono solo la mia camicia da notte, ma il problema è che presero tutto il resto!>>
<<Ah non fa niente! Te li ricompro io i vestiti.>>, disse Godric con semplicità.
<<Non sono i vestiti che rivoglio!>>, sbottò Cosetta, <<Hanno rubato il mio diadema! Dobbiamo trovargli! Tu mi aiuterai Godric?>>, chiese con voce falsamente dolce.
<<Tu mi aiuterai Godric?>>, la schernì Serpeverde con voce infantile.
Tutti cercarono di non farci caso, tranne Tosca che lo guardò malissimo. Salazar non se ne accorse, era tornato immobile, perso nei meandri della sua mente.
<<Certo.>>, rispose Godric gonfiandosi il petto.
<<E allora sbrighiamoci!>>, sbraitò Cosetta tornando acida come prima.
Tosca si alzò e andò verso Salazar.
Gli girò attorno come con Cosetta, ma Salazar l'aveva notata fin da quando si era alzata, e la trovò molto irritante.
Alla fine Tosca si mise dietro Salazar a guardare il punto che stava fissando poco prima, senza trovarci niente di interessante.
Godric distolse lo sguardo da quella scena e tornò a parlare con Cosetta.
<<Come mai rivuoi così tanto quel diadema?>>, chiese perplesso, più per ciò che stava facendo Tosca che per la voglia di sapere la verità sul diadema.
Tosca infatti seguiva con aria attenta tutti i movimenti di Salazar, mettendosi poi nella sua stessa posizione. Forse era convinta di sapere ciò che Serpeverde pensava semplicemente comportandosi come lui.
Godric fu felice però di ciò che faceva, perché quel comportamento irritava Salazar impedendogli quindi di pensare a, Godric ne era sicuro, qualcosa di losco e Oscuro.
La voce di Cosetta però lo fece concentrare sull'altra questione.
<<Bene, te lo dico. Quando ero piccola mia madre mi disse che era inutile insegnarmi la magia perché avevo una strana malattia che mi impediva di imparare qualsiasi cosa. Cominciai a dimenticare il mio nome, quello di mia madre, come si faceva a camminare, a parlare e infine anche a respirare. Lei mi portò da un medico e amico di famiglia non molto lontano da dove abitavo.
L'uomo diede a mia madre un diadema con un'aquila davanti.
Me lo mise e io cominciai a ricordare, ad imparare.
Così mia madre continuò ad insegnarmi gli incantesimi base, per poi passare a quelli più complicati. Col tempo, nonostante fossi ancora giovane imparai gli incantesimi non-verbali. Combattevo con altri maghi della mia età e gli battevo con facilità. Loro mi guardavano ammirati e questo non mi dispiaceva. Avevo passato tanto tempo da sola e perciò adoravo essere al centro dell'attenzione, almeno per una volta.
Molti di loro però conoscevano incantesimi che io ignoravo.
Volevo scoprire quali fossero ma loro ne conoscevano solo i nomi, non sapevano né come farli né gli effetti.
Chiesi loro chi gliene aveva parlato e loro mi portarono da un ragazzo. Era alto, con i capelli neri e gli occhi verdi. Era seduto su una collina ai piedi di un albero di noce e leggeva un libro nero all'apparenza antico.
Gli chiesi degli incantesimi di cui mi avevano parlato i ragazzi ma lui mi rispose che me li avrebbe fatti vedere solo ad una condizione, dovevo dargli il diadema.>>
<<E tu glielo hai dato?>>, chiese Godric.
<<Si.>>, rispose lei, <<Avevo voglia di imparare quegli incantesimi che non conoscevo.>>, aggiunse come per scusarsi,<<Dopo un paio di settimane il ragazzo tornò al villaggio col mio diadema. Me l'ha ridato con un solo commento, "Davvero bello, grazie.", e stava per andarsene di nuovo ma io l'ho fermato.>>, qualche lacrima era scesa dagli occhi di Cosetta,<<Gli ricordai il patto... doveva dirmi quegli incantesimi sconosciuti. Lui mi sorrise e mi disse che non se l'era dimenticato, era semplicemente stanco.
L'indomani lo trovai davanti alla porta di casa mia che mi aspettava... non gli chiesi come facesse a sapere dove vivevo, volevo scoprire quegli incantesimi diversi dai miei e a me sconosciuti.
Diventai sua amica e, per più di un anno, ci allenammo insieme. Lui mi consigliava tutti i giorni di togliermi il diadema e io lo facevo. Pensavo che forse stavo guarendo. Che quel ragazzo mi stava aiutando ma...>>, cominciò a singhiozzare
<<Ma?>>, chiese Godric cercando di farla continuare.
<<Un giorno tornai a casa... non avevo il diadema... mia madre si arrabbiò moltissimo.>>, altre lacrime solcarono il viso della bella strega, <<Cominciò ad urlarmi contro minacce... mi urlò di rimettermelo ma io non volevo... le dissi che un mio amico mi aveva raccomandato di non usarlo più... che così facendo sarei guarita... ma lei gridò ancora più f-forte... ch-chiedeva chi fosse quell'idiota... m-ma i-io non lo ricordavo... n-non ri-ricordavo il suo nome...allora ebbi paura... quel ragazzo mi aveva mentito e io lo a-avevo cr-creduto. E poi... mia madre tirò fuori dalla tasca del suo grembiule da cucina la sua bacchetta... e io... io ho...>>, si prese la testa tra le mani, <<Mi ricordai solo una cosa in quel momento... un suo i-incantesimo... un incantesimo d-di q-quel ragazzo... e lo usai. Mia madre morì all'istante. MA IO NON VOLEVO LO GIURO!>>, gridò scoppiando in un pianto terribile, il viso completamente bagnato dalle lacrime.
Godric la abbracciò e cercò di calmarla.
<<Dai, sta tranquilla. Almeno dopo l'hai scoperto chi era quel ragazzo? O dove si dovrebbe trovare adesso almeno.>>
<<È in questa casa, nel salotto, seduto in una poltrona dietro di te.>>
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Prima di Hogwarts
Hayran KurguTutto ebbe inizio in un piccolo villaggio semidistrutto dalla guerra. Di quel villaggio solo due persone sopravvissero. Due fratelli. Due bambini speciali. Due bambini magici...