Sogno di dormire e qualcuno dolcemente posa la sua mano sulla mia spalla. Apro gli occhi e non sto sognando. A svegliarmi non sono i raggi del sole, né la fastidiosa sveglia, bensì una figura un po' sfocata. Mi metto a sedere e con la mano cerco di proteggermi dalla luce emessa dalla lampada appesa al soffitto. Cerco di mettere a fuoco e la figura prima citata è una ragazza che mi guarda con un sorriso divertito, deve essere la mia compagna di stanza. La ragazza sconosciuta è davvero incantevole, ha tutte le carte in regola per sembrare una modella, di quelle che sfilano e posano per riviste famose. È alta e slanciata, magra il giusto e ha i capelli corvini e lisci. Ha un viso quasi angelico: occhi azzurri tendenti al grigio, il naso è stretto e dritto, qualche lentiggine e delle labbra carnose. Il suo sorriso a poco a poco è svanito e il suo sguardo da divertito è diventato perplesso. Interrompe ogni mio pensiero e si presenta: «Sono Abigail, ma puoi chiamarmi anche Abby. E tu dovresti essere la mia nuova compagna di stanza, giusto?» ha una voce soave e un accento americano adorabile.
Per non essere scortese a mia volta mi presento: «piacere di conoscerti Abby. Sono Beatrice, per gli amici Bea. Eh si, a quanto pare divideremo la stanza insieme.» affermo con voce roca. Per la prima volta dal mio arrivo mi soffermo a guardare la stanza che non è niente male. È abbastanza spaziosa per due persone: i letti sono a ponte e di fronte ad entrambi sono collocate due scrivanie di mogano, il bagno è in comune e c'è un balcone che affaccia sul cortile del dormitorio.
«Non sei di qui, vero?» mi chiede Abigail in modo cortese e cercando di non essere troppo invadente.
«Sono di Taranto, una città che si trova nel sud Italia. Non è molto grande e conosciuta, quindi non penso che tu ne abbia mai sentito parlare, però è molto carina.» Ho sempre apprezzato la mia città per il suo fascino e per il mare. L'unico problema è sempre stato il troppo inquinamento, a causa della presenza di diverse industrie. L'aria è talmente contaminata che molti cittadini si ammalano di tumore e non essendo una città ricchissima spesso mancano i fondi per garantire una completa assistenza sanitaria a queste persone. Per questo ho deciso di andare via, per voltare pagina e costruirmi un futuro che lì non avrei potuto avere, ma anche per dimenticare, per fuggire dal dolore e dai ricordi poco piacevoli...
«Hai ragione, non l'ho mai sentita nominare. Penso che ci voglia davvero molto coraggio e spirito d'avventura per trasferirsi dall'altra parte dell'oceano per frequentare l'università. Come mai hai scelto di venire fin qui?» domanda curiosa.
«Avevo voglia di cambiare aria, di conoscere nuove culture e di allargare i miei orizzonti. Poi era il mio sogno fin dall'età di dieci anni venire negli Stati Uniti e giocare a basket, però a gennaio durante una partita ho subito un grave infortunio al ginocchio destro e devo stare ferma per un anno. Fortunatamente quest'università mi ha dato lo stesso la possibilità di ottenere una borsa di studio per meriti sportivi, a patto che il prossimo semestre indossi la loro maglia.» non mi va di raccontarle tutta la verità per filo e per segno, così le riferisco giusto lo stretto necessario. «E tu di dove sei?» le chiedo interessata.
Mi racconta un po' la sua storia: «sono di Galveston in Texas. Non ho granché da dire sul mio conto, mi trovo a Boca Raton perché mi hanno dato una borsa di studio parziale per meriti scolastici e inoltre mio fratello studia qui dall'anno scorso, così ho deciso di seguirlo.» Sono qui da poche ore e ho conosciuto già ben due persone di Galveston, quando si dice che è piccolo il mondo. A Taranto ironizzavamo sul fatto che con ogni persona ci si ritrova un grado di parentela, però nemmeno loro scherzano. Sarà che ai cittadini di Galveston piace la Florida, non trovo altra spiegazione logica. Continuiamo a parlare delle nostre vite, dei nostri passatempi, del programma di studi scelto e dell'inizio dei corsi, che a quanto pare sarà tra una settimana. Abigail si rivela una ragazza solare e alla mano. Sono contenta di aver stretto subito amicizia con qualcuno, la signora del bus aveva proprio ragione. L' inizio sembra promettente e una persona amica renderà meno pesante il distacco dalla mia città e molto probabilmente, di questo passo, mi abituerò presto alla nuova vita.Verso l'ora di pranzo Abigail si propone per accompagnarmi a fare un giro del campus, che è davvero enorme. Ci sono tantissimi edifici, divisi in base ai dipartimenti di studio. Essendo la settimana precedente all'inizio dei corsi, in giro per il campus ci sono moltissime matricole, tra cui la sottoscritta e la sua simpatica compagna di stanza. Abigail non sembra molto sorpresa ed interessata, infatti mi rivela:«ho già visitato ieri ogni centimetro quadrato del campus, perché mio fratello, che è un grande testardo ed anche molto protettivo nei miei confronti, ha insistito affinché iniziassi ad abituarmi alla mia nuova vita da universitaria. Ora ti prego, sto morendo di fame, andiamo a mangiare un boccone?» Al racconto del fratello mi si è seccata la gola e la vista mi si è offuscata per via degli occhi lucidi. Pagherei oro per essere al suo posto e godermi mio fratello, ma purtroppo non me ne è stata data la possibilità. Respira Bea, respira. Ricordati perché sei qui: per lasciarti il passato alle spalle. Sii forte. Mi risveglio dal mio stato di trance e mi accorgo che Abby mi sta fissando preoccupata. «Ti senti bene?», chiede guardandomi corrucciata.
«Certo, scusami mi sono distratta. Andiamo a mangiare qualcosa, conosci qualche posto carino?» cerco di assumere un tono il più rassicurante possibile.
«Qui vicino c'è il Shake Shack, un posto economico e frequentato molto dagli studenti della nostra università. So che si mangiano degli ottimi hamburger.» a quanto pare è davvero super informata.
«Mi sembra una proposta piuttosto allettante, sbrighiamoci» Così mi lascio condurre al fast food.Il locale è molto affollato, essendo quello l'orario di punta. Come aveva già preannunciato Abby è colmo di studenti. Il posto risulta molto accogliente e moderno, con tavoli e sgabelli in legno. Ci mettiamo in coda e dopo ben mezz'ora riusciamo ad avere il vassoio con i nostri hamburger tra le mani. Mentre cammino cerco di guardarmi intorno per individuare un tavolo libero, sto per avvisare Abby di aver trovato un tavolo non occupato in fondo alla sala, quando mi ritrovo seduta a terra. Succede tutto così in fretta che a stento ho il tempo di elaborare quanto appena accaduto. Un ragazzo alto quasi un metro e novanta, molto muscoloso, con capelli corvini non troppo corti ed occhi turchesi tendenti al grigio mi aveva appena spinta a terra. Inoltre, il mio pranzo per cui avevo atteso più di qualche minuto era finito spiaccicato a terra, proprio come me. Sto per iniziare a frignare come una bambina che ha perso la sua bambola, quando il tizio dagli occhi colore dell'oceano mi prende per le spalle e mi solleva, senza il minimo sforzo. Se non fosse per l'assurdità della situazione, direi che questo scontro con Oceano sia stato quasi piacevole. Oceano sembra seriamente dispiaciuto per l'incidente e mi porge le sue scuse da vero gentiluomo:«perdonami, sono desolato. Guardavo dritto e non ti ho proprio vista arrivare. Stai bene? Ti sei fatta male?»
«Sto bene, non preoccuparti, anche io avrei dovuto prestare maggiore attenzione.» gli rispondo guardando amareggiata il mio pranzo ormai raso al suolo. Oceano segue il mio sguardo e si affretta a continuare le sue scuse:«il pranzo te lo ripago io, te lo devo. Mi sento in colpa.» «Grazie, ma davvero non devi, sono cose che succedono.» «Insisto.»
«D'accordo.» cedo poiché non ho voglia di proseguire quella banale discussione. Abby che si era persa nella folla, finalmente mi trova. «Brennan cosa ci fai qui?» Abby saluta affettuosamente Oceano che a quanto pare si chiama Brennan. Il ragazzo a sua volta la saluta:«sorellina, cosa potrei fare in un locale del genere se non mangiare?» La mia amica gli tira scherzosamente un pugno sul braccio e lui finge di provare dolore. «Bea ti presento mio fratello Brennan, quello testardo e iperprotettivo di cui ti parlavo prima. L'unico ed inimitabile.» Brennan le lancia un'occhiata assassina. L'appellativo di “sorellina” usato prima dal ragazzo non era a scherzo, ma indica la realtà. Mi prendo un attimo per pensare a quanto appena accaduto e realizzo che Oceano il ragazzo che mi ha investita è il fastidioso, ma anche attraente, fratello di Abby. Guardandoli meglio sono in tutto e per tutto identici, due gocce d'acqua, più uguali non potrebbero essere. «Brennan lei è Bea, la mia compagna di stanza.» Oceano mi sorride e gli si creano due fossette agli angoli della bocca praticamente adorabili. Dopo aver finalmente riavuto il mio pranzo io e Brennan raccontiamo ad Abby dell'incidente successo prima che arrivasse lei. La mia amica scoppia in una fragorosa risata quando il fratello le racconta la mia espressione dopo aver visto il pranzo ridotto in poltiglia. Mentre consumiamo il nostro pasto ne approfittiamo per fare due chiacchiere tutti insieme. Oceano, che all'inizio mi era sembrato un ragazzo molto simpatico e gentile, in realtà sa di essere quel che è e gli piace darlo a vedere. A differenza della sorella è molto presuntuoso e pieno di sé. Il tipo di ragazzo da cui mi sono sempre tenuta alla larga e continuerò a farlo.Dopo il pranzo io ed Abby andiamo a fare un po' di shopping tra ragazze, mentre Brennan raggiunge i suoi amici, sostenendo che noi lo stavamo annoiando con le nostre chiacchiere da matricole. In serata torniamo al dormitorio e guardiamo un film in streaming, dopo la prima mezz'ora ci addormentiamo, stremate dalla lunga giornata.
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L'oceano per dimenticare
RomanceBeatrice Manti è una ragazza di diciannove anni in fuga dal suo passato, pronta a lasciarsi tutto alle spalle. Per questo ha scelto di frequentare l'università in Florida, per costruirsi un futuro che nella sua città non avrebbe potuto avere. L'ulti...