La prima volta che Jasmine vide il film "Fa' La Cosa Giusta" di Spike Lee, aveva tredici anni. Era uno dei film preferiti del padre, lo avevano visto insieme un pomeriggio d'estate. Erano soliti guardare film insieme, lui era un grande appassionato di cinema.
Suo padre era un uomo davvero intelligente, lei lo aveva sempre ammirato; non glielo avrebbe mai detto, ma dentro di sé aspirava a diventare come lui un giorno. Le aveva insegnato tante cose, da piccola sapeva più capitali di tutti i suoi compagni, conosceva artisti e musicisti di altri tempi che avevano fatto la storia, e tutto ciò era solo un quarto del sapere del padre. Inoltre, era molto orgoglioso e sicuro di sé stesso, non avrebbe mai lasciato che Jasmine si sentisse in imbarazzo o inferiore a qualcuno solo perché era nera. Padre e figlia si somigliavano più di quanto credessero: entrambi testardi fino al midollo, non lasciavano mai l'altro vincere e per questo i loro litigi erano interminabili.
I ricordi con suo papà erano i più belli che aveva. Le domeniche mattina erano soliti uscire per una passeggiata e poi andare al bar, era sempre lui ad accompagnarla a fare shopping, nei giorni di noia giocavano a carte oppure guardavano qualche serie tv poliziesca. Altri bei momenti comprendevano il giorno in cui il padre riuscì a procurarle i biglietti per un concerto dopo che lei non ci era riuscita, o quando lui aspettò in mezzo ad un mucchio di ragazzine che lei vedesse passare il bus della sua band preferita. Per quanto litigassero su argomenti futili, quando stavano bene erano invincibili. Le loro conversazioni migliori erano di notte, perché al calare del sole la ragazza riusciva ad aprirsi meglio; non che gli avesse mai nascosto molto, poi. Sapeva di poter parlare con lui di qualsiasi cosa.
Avrebbe voluto parlargli del movimento, di Calum. Di come finalmente aveva trovato qualcuno per cui ne valesse la pena. Avrebbe voluto presentarglielo, Cal sarebbe riuscito a stare al passo con l'interrogatorio del padre. Gli sarebbe davvero piaciuto. Avrebbe voluto sentire cosa ne pensava del movimento, ma in fondo sapeva che lui da lassù era orgoglioso di quello che stava facendo. Stava lottando per lui. Avrebbe voluto sfogarsi e piangere tra le sue braccia ogni qualvolta avesse avuto uno dei suoi crolli, quando non sapeva più cosa fare perché il peso di quel mondo era troppo per lei. Avrebbe voluto ascoltarlo mentre le dava i suoi consigli. Le mancavano, quelli. Da quando suo papà non c'era più, si arrangiava sempre da sola, perché non ce la faceva a chiedere aiuto a qualcuno che non fosse lui. Suo padre le mancava da morire, più pensava a lui e più cresceva il dolore dentro di lei. Le mancava ascoltare le storie alle due di notte della sua giovinezza. Le mancavano gli insegnamenti che le dava. Ma lui non c'era, e doveva accontentarsi dei ricordi che teneva stretti a sé. Lui la proteggeva e lei voleva renderlo orgoglioso. Qualsiasi cosa avrebbe fatto, l'avrebbe fatta per lui.Il pensiero di suo padre si insediò nella sua testa in poco tempo, mentre il film veniva proiettato durante la riunione. Cercò di respingere le lacrime e si strinse maggiormente a Calum; lui non si era accorto di nulla, intento a seguire, e lei ne fu grata: non voleva compassione, né dover spiegare perché stesse così. Quel film rimaneva il suo preferito, ma faceva ancora tanto male guardarlo. Si ricordò di quando il padre, alla fine, le fece un lungo discorso sulla brutalità della polizia in America e di come col tempo sarebbe migliorata la situazione, per rassicurarla. Avrebbe voluto fosse vero.
Finita la proiezione, Jasmine riaccese le luci. Stranamente, non c'era il solito ronzio di fondo, ma un silenzio di tomba.
"Capite perché ve l'ho fatto vedere, vero?" chiese, spezzando il silenzio.
Tutti nella stanza annuirono, ancora ammutoliti. Sentiva lo sguardo di Calum dal fondo della stanza, ma non aveva il coraggio di incontrare i suoi occhi: aveva capito il perché di quella forte presa. Loro erano come collegati, quando lei fingeva di essere felice, lui era l'unico a capire che non era realmente così. Aveva la capacità di leggerle l'anima e in quei momenti si sentiva più esposta che mai, come se fosse spogliata da tutte le sue barriere.
Finalmente qualcuno riuscì a parlare, la voce di Maya arrivò dal suo solito posto in prima fila. "Non me lo sarei mai aspettata, sul serio. Inizialmente sembrava una commedia, ed è finita nel peggior modo possibile. Mi ha lasciata spiazzata."
"Sapete cosa fa davvero male?" chiese una voce maschile "Il fatto che non sia cambiato nulla. Di che anno è questo film?"
Jasmine sospirò prima di rispondere, era davvero un colpo al cuore pensare che in tutti quegli anni non c'era stato progresso. "1989, il film è del 1989."
Sì alzò un vociare di stupore all'interno della sala.
"Non è cambiato nulla, è vero. Ed è per questo che siamo qui, giusto? Per cambiare le cose."
"Jasmine, a loro non interessa se urliamo per strada con qualche cartello in mano, le cose non cambieranno con delle proteste pacifiche."
"Le frasi alla fine del film di Martin Luther King e Malcolm X non ti hanno fatto capire nulla? Non si combatte la violenza con la violenza, così come non combatti l'odio con altro odio. Si peggiorano solo le cose. Dobbiamo usare la testa e pensare a qualcosa che possa davvero far riflettere questo Paese."
"Come puoi pensare di far riflettere un Paese in cui il primo ad essere razzista è lo stesso Presidente? A loro non importa cosa diciamo, ci speri troppo."
"E con la violenza cosa miglioreremmo? Finiremmo tutti i prigione e saranno solo capaci di dire che noi neri non portiamo altro che guai e siamo incivili."
Il silenzio tornò a calare nella stanza.Faceva più freddo rispetto al solito, il calore che proveniva dalla tazza di cioccolata fumante era un sollievo per Maya.
Jasmine, a differenza degli altri giorni, era di poche parole. Non aveva più parlato per tutta la riunione e si era mantenuta alla larga da Calum per evitare di doversi spiegare.
Il suo telefono non faceva altro che vibrare dai tanti messaggi che il ragazzo le stava inviando, ma lei non voleva proprio parlarne. Rispose con un semplice messaggio:
A casa mia alle otto? Ad una condizione, non si parla di nulla se non di serie tv.
Il ragazzo accettò e l'attenzione di Jasmine tornò sulla sua migliore amica, che la scrutava cercando di capire il suo umore.
"Sto bene Maya, smettila di preoccuparti. È solo una giornata storta come tante altre."
"A me sembra che quel film ti abbia scossa invece, e non poco. Ed è normale che sia così, non c'è nulla di cui vergognarsi Jasmine."
La ragazza si agitó leggermente sulla sedia, era evidente che l'amica avesse ragione.
"Cambiamo argomento, ti va? Come sono le cose con Luke?"
A quel nome, Maya arrossì leggermente e sorrise.
"Non mi sbilancio, ma ultimamente ci troviamo davvero bene. Siamo solo amici, però."
Jasmine scosse la testa con uno sguardo divertito.
"Oh, certo, proprio come e Calum, non è vero?"- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Spazio autriceEhi bellezze! Ho iniziato a pubblicare questa storia da poco, eppure al momento siamo già a molte visualizzazioni e qualcuno mi ha già contattata parlando della storia! Non sapete quanto mi faccia felice. Ogni qualvolta vogliate parlare di qualcosa riguardo alla storia, o anche parlare in generale, non esitate a contattarmi!
Vi consiglio di vedere questo film che ho nominato, comunque. Se leggete questa storia potrebbe interessarvi e a me ha colpito moltissimo. Tanti saluti💋Al prossimo capitolo, la vostra Nat💞
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The Fight; cth
Fanfiction"Io lotterò per la mia gente, come la mia gente nel passato ha lottato per me e per i diritti che ho ora. Io lotterò per noi, che abbiamo paura di essere uccisi per strada solo per il colore della nostra pelle. Non rimarrò in silenzio, non un'altra...