Avete presente quelle cose talmente tanto belle, da essere le più complicate?
Che potrebbero essere semplici come tutto il resto, ma sono incasinate ed è ciò a renderle più belle.
Ecco, una di quelle cose così complicate ma belle, sono i capelli delle persone di colore.
Sono intricati, si rovinano facilmente e hanno bisogno di tanta cura.
E no, non parlo di un semplice shampoo e balsamo.
Sono come dei fiori speciali, che hanno bisogno di più attenzioni degli altri, ma ne vale la pena perché diventano così belli da togliere il fiato.Jasmine ci aveva messo anni, ma anche lei era riuscita ad amare quell'ammasso di capelli che si ritrovava. Di certo i commenti e le prese in giro non l'avevano mai aiutata, ma sapete come si dice, tempo al tempo.
Aveva imparato a curarli, a trattarli con amore. Erano la sua forza ormai.
Ci sapeva fare di tutto, a volte li lasciava naturali e pomposi, altre volte li raccoglieva nelle sue amate treccine. E soprattutto, era passata dal blu, al nero, al rosa confetto. Era riuscita ad amarsi con qualsiasi colore.Sebbene avesse imparato da non molto come trattare i suoi stessi capelli, ora stava imparando a gestire quelli della sorellina, che erano a dir poco tantissimi. Cercava di diffondere anche alla piccola un po' di amore per essi, ma era difficile quando era l'unica bambina della sua classe con quel tipo di capelli, e l'unica presa di mira per questo.
Essendo così tanti, Jasmine, che la pettinava ogni mattina, cercava sempre di non lasciarli completamente al naturale, semplicemente perché non si fidava dei compagni di classe di Mikayla.
E faceva bene.Era una mattina come le altre, ma la zia di Jasmine era andata a lavorare prima e toccava a lei occuparsi di tutto. Come se non bastasse, la fortuna non girava dalla sua parte e si svegliò troppo tardi.
Fece appena in tempo a preparare la colazione alla sorella, che decise di lasciarla andare a scuola con la sua afro indomabile per la prima volta: non aveva altra scelta, non c'era tempo.Ciò che trovò quando la piccola tornò a casa le spezzò il cuore.
Qualcuno si era divertito ad infilarle oggetti nei capelli, inclusa una gomma da masticare.Jasmine era sull'orlo di un pianto isterico quando vide lo sguardo dispiaciuto della bimba, che quella mattina era contenta di poter indossare i suoi capelli naturali.
Respinse ogni lacrima e, dopo averla abbracciata forte, iniziò a sistemare la chioma, levando ogni oggetto intricato tra i capelli.
Dopo di che, prima di fare qualsiasi domanda, le preparò il suo pranzo preferito e passò il pomeriggio guardando i cartoni con lei, ignorando chiunque altro.La mattina seguente, Jasmine non andò a scuola perché voleva parlare con le maestre della sorella. Non disse nulla alla zia, voleva prima cercare di risolvere la situazione da sola.
Appena riuscì ad avere un colloquio con una delle maestre, Jasmine chiese furiosa: "Chi le ha ridotto i capelli così? E perché non li avete fermati? Perché non le avete neanche dato una mano?"
La signora, sulla cinquantina, diede la risposta peggiore che potesse dare.
"Signorina, noi non possiamo controllare tutto. Poteva aspettarselo, sono solo bambini, la prossima volta le raccolga i capelli o qualcosa del genere".
Non volle più sentire altro ed uscì dalla scuola.
Lei non ci avrebbe mai più messo piede, e neanche sua sorella.Dopo aver parlato con la zia, entrambe concordarono che Mikayla doveva cambiare scuola al più presto.
Finito il suo studio giornaliero, Jasmine fece un giro per tutte le scuole dell'infanzia della zona. Voleva vedere con i suoi occhi l'ambiente.Trovò una scuola molto accogliente: non c'erano molti bambini, erano presenti persone con diverse etnie e c'era un'atmosfera serena e giocosa. Si immaginò la sorellina mentre giocava e rideva con gli altri e capì che era la scuola giusta. Si sarebbe dovuta alzare molto prima la mattina per portare Mikayla a scuola, ma avrebbe fatto qualsiasi cosa.
La iscrisse subito.Alla fine di quella lunga e stancante giornata, Jasmine riaccese il telefono.
Per lei non era mai stato indispensabile, a volte semplicemente aveva di meglio a cui pensare.
Si ritrovò un paio di messaggi da Calum, che però decise di non leggere: probabilmente voleva sapere che fine avesse fatto, ma lei non aveva né la voglia, né la forza di parlare di ciò che era successo.
E a lui non sapeva mentire.Entrò su Instagram e iniziò ad osservare le foto di quelle ragazze con così tanti like e seguaci: ognuna di loro, almeno una volta, aveva indossato qualcosa che apparteneva alla cultura di colore. Ognuna di loro, aveva fatto quelle treccine per cui lei, una volta, era stata mandata a casa da scuola. La rabbia stava prendendo il sopravvento, ma lei era stanca di tutto quello. Era stanca di continuare a sperare che il mondo sarebbe diventato come diceva Calum e che un giorno sarebbero stati visti tutti allo stesso modo. Sapeva che non sarebbe mai successo. Lei e altre donne di colore sarebbero sempre state viste come ragazze del ghetto, mentre le ragazze bianche con le loro stesse acconciature sarebbero state venerate. Forse era solo stanca di continuare a combattere, invano.
Prese in braccio la sorellina che disegnava sul pavimento, e iniziò a farle mille treccine con i capelli. Ne uscirono fuori tantissime e Mikayla non aveva mai sorriso così tanto alla vista dei suoi capelli.
Questa volta, nessuno le avrebbe fatto sparire il sorriso.- - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - - -
Spazio autriceAllora! Cosa dire di questo capitolo? Come al solito me lo aspettavo diverso. So che lei sembra avere un certo astio verso le persone bianche, so anche che ad alcuni sembrerà esagerato, ma noi non possiamo sapere i suoi sentimenti! Scrivo questi capitoli per far capire un po' come ci si sente dalla sua parte e far capire perché fa quello che fa.
Mi odierete perché non ho detto nulla di ciò che è successo dopo il bacio tra lei e Cal, mi dispiace! Ma l'amore in questa storia non è il mio primissimo obbiettivo, soprattutto non mi sembrava corretto parlarne insieme a questo argomento.
Fatemi sapere cosa ne pensate, baci!La vostra Nat💞
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The Fight; cth
Fanfic"Io lotterò per la mia gente, come la mia gente nel passato ha lottato per me e per i diritti che ho ora. Io lotterò per noi, che abbiamo paura di essere uccisi per strada solo per il colore della nostra pelle. Non rimarrò in silenzio, non un'altra...