Work

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Era passato qualche mese ormai, dall'inizio del movimento.
Tutto andava a gonfie vele, si incontravano sempre più spesso e avevano sempre più idee.
Sembravano una famiglia che cresceva sempre di più.
Calum e Jasmine non stavano insieme, perché lei era troppo orgogliosa per iniziare una relazione, ma non facevano altro che stare bene.
Michael e Reece uscivano spesso, piano piano il ragazzo dai capelli tinti si stava lasciando andare.
E Luke cercava disperatamente di attirare l'attenzione di Maya, che però continuava ad ignorarlo.
Ashton viveva la sua relazione perfetta in tranquillità.

Insomma, sembrava tutto troppo bello per essere vero, e Jasmine aveva tanta paura.
Paura che da un momento all'altro cambiasse tutto e si ritrovasse sola.
Sola senza il suo gruppo, senza Maya, senza quei ragazzi che ormai erano i suoi migliori amici.
Senza Calum.
Stava lasciando cadere ogni singolo muro, voleva godersi il momento e non pensare ad altro.
Ma il suo problema era che pensava troppo, finiva per crearsi problemi inesistenti.
Si stava affezionando davvero e non le era mai successo.
Si chiedeva come sarebbe potuta tornare alla sua vita monotona e noiosa, se fosse finito tutto. Ormai incontrarsi la mattina e bere un té insieme, andare alle riunioni, mangiare fuori la sera con i suoi amici, dormire da Maya, erano diventate abitudini per lei. Abitudini che amava, che non voleva perdere per nulla al mondo.
Si era attaccata così tanto a questi momenti che la sua vita stava diventando frenetica.
Pur di uscire con i ragazzi, passava le nottate a studiare, dormiva solo qualche ora per poi svegliarsi e andare a scuola, a ricominciare tutto da capo.
Si chiedeva come facessero gli altri, a non stressarsi più di tanto. Ma sapeva che i suoi amici erano intelligenti, inoltre non puntavano al massimo dei voti, perciò qualche ora al pomeriggio bastava. Lei invece, le ore al pomeriggio non le aveva.
Tra le riunioni, doversi occupare della sorellina, le uscite con Calum o con Maya, la notte fonda era il suo unico momento libero per studiare.
Pensava di avere tutto sotto controllo, essere perennemente stanca non era un problema. I suoi amici, i bei voti, il movimento, venivano prima di tutto. Lottava per il suo futuro e cercava di godersi al massimo il presente allo stesso tempo.
Non faceva che pensare all'anno seguente, all'università.
Ognuno sarebbe andato per la propria strada e lei non avrebbe avuto le forze di trovare nuove compagnie, perciò sarebbe finita a passare gli anni dell'università proprio come aveva passato le superiori: in solitudine.
Ora, nonostante tutto, era felice. Stava vivendo e non avrebbe cambiato nulla.

Era una delle tante sere, Jasmine era appena tornata a casa dopo una serata in pizzeria con i suoi migliori amici. Si sentiva stanca, avrebbe voluto sdraiarsi a letto e non alzarsi più per ore, ma non poteva permetterselo.
Finita una doccia veloce, si sedette alla scrivania e iniziò a schematizzare pagine e pagine di storia.
Si erano fatte le tre di notte, era finalmente pronta per iniziare a ripetere il tutto. Non appena iniziò, le parole sembravano essere confuse tra loro, sentì la testa girare, le palpebre chiudersi, e cadde in un sonno profondo.

Quella mattina, la sua sveglia suonò come sempre.
Jasmine aprì gli occhi confusa e si guardò attorno, i fogli ancora sparsi sulla scrivania.
Quando realizzò di essersi addormentata e di non aver studiato nulla, andò nel panico. Non sapeva cosa fare, non poteva saltare o si sarebbero fatti strane idee.
Si preparò in fretta e corse a scuola, una larga maglia di Calum le arrivava quasi alle ginocchia. Anziché sedersi al tavolo con gli altri, si chiuse in uno dei bagni con i suoi mille appunti, che teneva con le mani tremanti. Cercò di farsi entrare qualcosa in testa, ma aveva troppi pensieri e fece solo più confusione.
Inutile dire che fu la verifica peggiore della sua intera vita.
Fu l'ultima a consegnare il foglio, non voleva che gli altri vedessero come aveva lasciato tutte le domande in bianco, e, prese le sue cose, si avviò verso l'uscita affranta.
"Jasmine", fu bloccata dalla voce della professoressa, al che si voltò e si avvicinò alla cattedra.
"In cinque anni non ti ho mai vista consegnare un compito in bianco, che è successo?"
"Prof, mi dispiace davvero tanto. Amo storia, ma sto facendo davvero le ore piccole pur di studiare al massimo, con tutti i miei impegni. Sa, il movimento e quelle cose. E ieri sera sono crollata, non ho retto più e mi sono addormentata sulla pila di appunti. Penso di aver raggiunto il mio limite, ma non so che altro fare."
"Forse, sei sovraccaricata di impegni, non credi? Sarebbe meglio cancellarne alcuni."
Jasmine scosse la testa, non poteva. Allo stesso tempo, però, si sentiva tremendamente in colpa per essere andata a mangiare fuori. Non avrebbe dovuto farlo, non poteva sprecare così le sue possibilità per un buon futuro. Con lo sguardo fisso al pavimento, gli occhi che bruciavano, riuscì solo a dire, con un filo di voce "So di averla delusa, ma non accadrà più".
La professoressa le accarezzò il braccio, prima di rispondere in tono comprensivo "Pensi di avere tutto sotto controllo, ma non è così. A volte devi a te stessa un po' di pausa da tutto questo, hai bisogno di non pensare a tutti quegli impegni. Ti lascio ripetere il test domani, con l'altra classe. Ovviamente cambierò le domande, sappilo. Non deludere te stessa, sai di potercela fare".

Per tutto il pranzo, colei che era solita scherzare e parlare tutto il tempo, stette in silenzio, la sua mente era altrove.
Calum se ne rese conto e appoggiò la mano sul suo ginocchio, si avvicinò a lei e "Jas, c'è qualcosa che non va?" chiese semplicemente, con voce dolce, come se la ragazza accanto a lui fosse fatta di vetro e potesse rompersi da un momento all'altro.
"Ho sovraccaricato tutto, ieri sera mi sono addormentata e non ho studiato un cazzo, ho fatto la peggiore verifica della mia vita e domani ho la possibilità di rimediare."
"Allora qual è il problema? È normale sbagliare, basta studiare oggi."
Il pollice di Calum accarezzava delicatamente la gamba di Jasmine, nel tentativo di tranquillizzarla un po'.
"Oggi abbiamo la riunione, dopo devo stare con Mikayla, e la sera io e te dovevamo andare al cinema, ricordi?"
Un piccolo sorriso comparve sul volto del ragazzo. Jasmine non faceva che mettere il bene degli altri davanti al suo, e un cuore come il suo si meritava una mano.
"Ho un'idea. Dopo la riunione, vengo a casa con te. Ci penso io a tua sorella, le do una mano con i compiti e guardo con lei tutti i cartoni che vuole, così tu puoi chiuderti in camera con un té caldo e i tuoi mille appunti per ore e studiare per bene. Poi, prepariamo la cena a tua zia e alla piccola, per noi compriamo un sacco di cibo spazzatura da mangiare nella tua stanza, mentre guardiamo quel programma con Eva Longoria sulle casalinghe disperate che ti piace tanto per qualche ora, finché non ti addormenti e dormi decentemente dopo tanto tempo. Accetti?"
Un sorriso comparve sul suo viso per la prima volta durante quella giornata che le era sembrata un inferno, posò la mano su quella di Calum e fece intrecciare le loro dita.
"Mi sembra perfetto, grazie."
"Farei di tutto per te, quando hai addosso quella maglia".

Jasmine uscì dalla stanza non prima di aver studiato per ben quattro ore. Inizialmente, si sentiva in colpa per Calum, ma lui e la sorellina a quanto pare si trovavano meglio di chiunque altro.
Iniziò a cucinare la cena, nel frattempo Calum andò a comprare il famoso cibo spazzatura per la loro serata.
La zia fu contentissima e, mentre il ragazzo era tornato a giocare con la piccola, ne approfittò per rubare Jasmine.
"Questo ragazzo è fantastico! È uno dei più educati e gentili che abbia mai visto in vita mia, tesoro."
"Lo so, lo so... è così perfetto. Mi piace sul serio, zia."
"Non ci credo, queste parole hanno davvero lasciato la tua bocca?"
Entrambe scoppiarono a ridere.
Mentre guardava Calum giocare con Mikayla da un angolo della cucina, una frase iniziò a rimbombare nella sua mente.
Trova qualcosa che ti renda felice e non lasciare che nessuno te lo porti via.
Sua madre era sempre stata brava con le parole, ma fino a quel momento non aveva mai colto il vero senso della frase.
Forse, questa volta non si trattava di qualcosa, ma di qualcuno.
E lei non l'avrebbe lasciato andare.

A fine serata, i due poterono finalmente infilarsi sotto al grande piumone e iniziare a mangiare.
Calum aveva comprato davvero di tutto, da qualche panino del McDonald's, a un po' di pollo e patatine fritte, fino a qualche trancio di pizza.
In qualche modo, erano talmente affamati dopo quella lunga giornata che riuscirono a finire ogni cosa.
"Dio, non ho mai mangiato così tanto, sono così piena che potrei vomitare!"
Il moro rise leggermente, per lui la situazione non era tanto meglio.

Non passò molto prima che Jasmine si addormentò, con la testa sul suo petto.
Calum la guardò, era così bella e pensare a quanto si era sforzata in quei giorni, gli faceva davvero male, perché lui non aveva fatto nulla per aiutarla.
In quel momento, pensò a come ogni suo bacio fosse diverso da qualsiasi altro avesse mai dato.
C'era qualcosa, che le sue labbra emanavo ogni volta che le posava sulle sue.
Il suo bacio sapeva di rivoluzione.

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Spazio autrice

Ma ciao! Quanto è lungo questo capitolo? Aiuto.
Indovinate, non avevo idea di cosa scrivere, sono stata ferma per due giorni senza idee, di colpo mi vengono in mente quattro capitoli diversi.
E questo non me l'aspettavo proprio così, né che venisse fuori così lungo, lol.
Ma spero vi sia piaciuto!

Al prossimo capitolo, la vostra Nat💞

The Fight; cthDove le storie prendono vita. Scoprilo ora