You're my light

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Molto spesso è facile considerare il tenersi per mano un gesto abitudinario, persino qualcosa di sopravvalutato e che alla fine diventa più un obbligo che una necessita, un bisogno.

Ma Blaine Anderson- Hummel, studente alla Nyu felicemente sposato da poco più di un anno con Kurt Hummel, suo unico grande amore nonché straordinario amico dall'età di sedici anni; non era affatto d'accordo con tale ragionamento. Al contrario.

Era convinto del fatto che chiunque sostenesse una cosa del genere non avesse mai provato l'ebrezza destabilizzante e mozzafiato dell'innamorarsi, del trovare un migliore amico onesto e sincero, un confidente per tutte le emozioni sia piacevoli che non.

Perché non esisteva luogo, universo, e tempo in cui lui stesso non avrebbe visto quel contatto tra lui e il meraviglioso angelo che aveva accanto in quel momento mentre passeggiavano per le strade di Time Square in una mite giornata di fine estate, la rappresentazione della bellezza, e dell'amore più puro, di come due pezzi di puzzle ben diversi l'uno dall'altro fossero fatti per incastrarsi e stringersi in un modo perfettamente imperfetto che gli provocava i brividi ogni volta. E che sapeva avrebbe continuato a farlo per sempre. Senza Paura.

Fu per questo che aumentò la presa sulle dita affusolate e pallide intrecciate alle proprie callose e olivastre, dicendo con tono dolce e amorevole:

"Piccolo, dobbiamo andare"

Kurt, che si era letteralmente incantato a fissare un cardigan lungo e sui toni dell'azzurro tenue- neanche lontanamente paragonabile al colore dei suoi occhi secondo Blaine- si voltò verso di lui, un ciuffo di capelli biondo cenere, per la recente tintura, gli ricadeva morbidamente sulla fronte e un sorriso intriso di tenerezza colorò le labbra di Blaine.

"Andiamo B è sabato, che fretta abbiamo? Possiamo fare un po' di shopping, in questo negozio c'è il settanta per cento di sconto!" Disse con voce stridula, saltellando un tantinello sul posto ed indicando la vetrina ampia dietro di loro.

Blaine roteò gli occhi al cielo- era diventata una delle sue sconfinate doti da quando stava con Kurt, che era maestro nel farlo, soprattutto quando indossava papillon dai colori variopinti piuttosto discutibili- e rispose:

" Su Kurtie, possiamo passarci dopo" sembrava la classica scena di una mamma che sgrida suo figlio perché non vuole lasciare il negozio di giocattoli, dato che ha paura di non trovare più il giochino su cui aveva messo gli occhietti; che in quel caso erano cerulei e avevano il potere di stregare Blaine e farlo volare nel mondo spensierato e sereno dei sogni.

Il ricciolo adorava quel lato della loro relazione, quello in cui uno dei due si comportava in maniera un po' infantile e l'altro era costretto a "fare l'adulto" della situazione, anche se nessuno dei due era bravo a farlo. E ciò poteva solo contribuire a ringiovanire il loro rapporto e a farli innamorare ogni secondo di più, per quanto fosse possibile, e a guardarsi l'uno con il miele fuso che traboccava dalle iridi ambrate e l'altro con delle sfumature verdi e grigie che brillavano in maniera talmente intensa da oscurare la luce del sole, il quale diventava una stella fioca e scialba a loro confronto. E Blaine sentiva il cuore battere all'impazzata contro la cassa toracica, ogni volta.

"Ma perché, orsacchiotto?" chiese Kurt avvicinandosi a lui e sporgendo il labbruccio inferiore tremolante. Era una tecnica che usava ogni volta che voleva averla vinta con Blaine, non per niente lo aveva chiamato con quel nomignolo affettuoso che sapeva l'avrebbe fatto impazzire. Blaine, infatti, si morse il labbro infreriore nell' udirlo, e provò ad escogitare vari modi per deviare quella domanda, perché conosceva bene se stesso e sapeva che se il suo angioletto avesse continuato a guardarlo con quei bellissimi occhioni azzurri spalancati, le lunghe ciglia che svolazzavano ogni volta che sbatteva le palpebre, e quel broncio adorabile, non sarebbe riuscito a resistere e avrebbe cantato come un uccellino, o meglio, un usignolo, prima che effettivamente dovesse farlo. A punto per questo stava indossando la sua uniforme del liceo, troppo stetta in certi punti e abbastanza scomoda in altri, che aveva avuto la premura di coprire con un cappotto blu leggero piuttosto largo e, sempre per determinati motivi, stava cercando di dissuadere suo marito dall'idea di trascorrere un'intero pomeriggio a fare compere.

How about a Trio?Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora