Capitolo 7

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Quella prima notte Tony la passò sveglio. Sarah si trovava in un ambiente nuovo,  più che probabile che ad un certo punto si mettesse a piangere per la paura o perché voleva zia Jubilee. Perciò approfittò dell'occasione per lavorare su un certo progetto che aveva in mente, qualcosa che era nato in una sperduta grotta in Afghanistan e che ora poteva essere sviluppata meglio. 
Tony si chinò sulla scrivania, aggrottando lo sguardo e cercando di concentrarsi sull'ammasso di ferraglia che aveva davanti. Non riusciva a concentrarsi, la stanchezza stava cominciando a prendere il pedaggio su di lui.
Scosse la testa. Quel lavoro andava fatto. Doveva solo prendere una tazza di caffè e andare avanti.  Ora che ci pensava doveva pure ricordare a Pepper di far trasferire i robot rimasti a Malibu alla torre. Aveva bisogno di una mano in più per certi lavori.
"Signore."
" Che c'è Jarvis? Non vedi che sto lavorando?"
"Mi scuso, la signorina Sarah si è  risvegliata. "
" Ah...- guardò la scrivania e sospirò. Il lavoro poteva attendere- Grazie, vado subito da lei. "
Si stropiccio gli occhi e vago a tentoni, cercando di non inciampare nei suoi stessi passi.
Quando arrivò nella cameretta, si avvicinò alla culla e disse: "Shhhhh, tesoro va tutto bene. Papà  è  qui "
La prese in braccio, ancora incerto e con la costante paura di farle male e disse:"  È tutto ok. Hai fame? Sete? Devi essere cambiata?"
" Signore, la signorina Sarah non può parlare."
" Lo so, erano domande retoriche."
Intanto Sarah aveva smesso di piangere e guardava affascinata il petto del padre. Correzione: guardava affascinata il reattore Arc. La maglietta era sottile e la luce blu filtrata attraverso la stoffa.
Sotto quello sguardo curioso Tony si sentiva a disagio. Il reattore era un promemoria dei suoi errori, dell'Afghanistan e di Yinsen. Non voleva che la gente lo vedesse. Non voleva che sua figlia lo vedesse.
Sarah allungò una manina e gli toccò il petto, li dove c'era il reattore. Tony sussultò,  ma non tolse la sua mano da lì.
" Ti piace? Hai un debole per le cose brillanti vero? Buon per me, così so già come arrendere la tua cameretta. Forse quando sarai grande ti racconterò la storia che c'è dietro il reattore.  Ok?"
" Guahh..."
" Lo prendo per affare fatto boss."

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Qualche giorno dopo scoprì che il reattore Arc non era l'unica cosa tecnologica che piaceva a Sarah: la bambina adorava Dum-E.
Abbastanza comprensibile dato che il robot per intelligenza poteva essere tranquillamente paragonato ad un bambino.
Il giorno in cui arrivarono i suoi robot da Malibu a Sarah si illuminò lo sguardo alla vista di Dum-E e cominciò ad agitarsi sul seggiolone e a scalciare, tutto per poterlo toccare.
A quella vista Pepper ridacchio e commentò:" Da grande sarà come te, circondata da robot e chiusa in laboratorio per ore. "
" Dio spero di no. Vorrei che avesse degli amici umani."
" Può iniziare a socializzare con Dum-E. "
" Dum-E è un pericolo per sé e per gli altri.  Figurati se lo lascio avvicinare a mia figlia. "
" Il problema sarà evitare che Sarah si avvicini a lui."
" Touché. "
" Dahah."
" Tesoro, se la tua prima parola sarà Dum-E e non papà , probabilmente avremo dei grossi problemi."
" Ti preoccupi troppo - lo rassicurò Pepper - E poi è troppo presto, i bambini iniziano a parlare verso i sedici mesi."
" Io a sedici mesi avevo già il mio primo kit del piccolo chimico.''
" Lo so, ho visto le foto. "
" Tutta la mia vita l'ho passata sotto i riflettori. Vorrei evitare che succeda lo stesso a Sarah."
" Per questo non hai fatto sapere a nessuno di lei?"
" Esatto. Neppure Obie lo sa.''
" Non ti fidi?"
" È complicato."
Pepper aveva accettato quasi senza problemi Sarah e l'aveva sorpreso vedere come se la cavasse  bene con lei. Ma sarebbe stata così ben disposta nei suoi confronti anche una volta venuta a conoscenza della possibilità che Sarah fosse una mutante? Non aveva mai espresso alcun disprezzo per i mutanti,  però poteva semplicemente averglielo nascosto.
" Più complicato di te che non ti presenti alle riunioni del consiglio? Sai, la tua decisione si bloccare la produzione d'armi non è andata giù a molti soci."
" Come se mi interessasse il parere di quelle vecchie cariatidi."
" Tony..."
" Che c'è? Non mi sopportano ed io non sopporto loro. È lo status quo delle SI. "
" Dovrai venire alla prossima riunione, Tony. Hai deciso di restare a New York anche per questo."
" Hai ragione...hai sempre ragione.  È il tuo super potere?"
" Se avessi dei superpoteri non starei certo qui.''
" Pahhajaj..."
'' Credo che anche Sarah sia d'accordo con te, Pepper. State già iniziando a tremare contro di me. "
" Si chiama solidarietà femminile."
" Mi perdoni signore- li interruppe Jarvis - Il signor Obediah ha appena parcheggiato fuori la torre. Lo rallento?"
Ah, parlo del diavolo...
" Sì Jarvis,  grazie.  Pepper, tu e Sarah aspettatemi in laboratorio. "
" Vuoi dire nascondetevi in laboratorio. "
" Preferisco fa vedere a Sarah il regno del suo papà. "
" Prima o poi Obediah deve sapere di tua figlia. "
" Sì,  ma non oggi. "
Pepper sospirò e non disse altro. Prese Sarah in braccio e le disse:" Vuoi vedere il laboratorio del tuo papà? Scommetto che da grande ci passerai un sacco di tempo. "
" È una minaccia Pepper?"
" No, una previsione."
Era figlia sua, un minimo di interesse per robot e affini lo avrà.  Però...però preferiva che non crescesse con la costante pressione di dover dimostrare qualcosa, do dover dimostrare il suo genio.  Voleva che non bruciasse le tappe, come aveva fatto lui per compiacere Howard.
Ma non poteva decidere niente, poteva solo sperare. E magari progettare lo scenario migliore per lei. Mutante o genio o entrambi... lui la supporterà sempre e non le farà sentire il peso della fama e del cognome Stark.

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