1. I'm going back to the start

447 24 15
                                    




Inizio con una piccolissima premessa: ci saranno capitoli più o meno lunghi, sono già stati prescritti e la storia è finita. Per un lungo pezzo ci sarà solo il POV da parte di Martina (KeNoia), quello di Charlie ci sarà più avanti. Tranquilli che arriverà. Detto questo, buona lettura.



Martina'S POV

Guardai fuori dal finestrino.

Il ritmo della musica martellava nella mia testa cacciando così ogni pensiero, angoscia e preoccupazione che mi assillava.

Come sempre, il bus era vuoto. Ancora mezz'ora, poi ci sarebbe stato il capolinea. Prendo il bus quando mi va, senza preoccuparmi della gente che mi circonda, che sale e che scende durante il tragitto. Quando sono arrabbiata, triste o delusa, salgo su questa linea, chiedo un biglietto, mi siedo in fondo sul solito sedile, appoggio la testa al finestrino e sogno.

Sogno un mondo più bello, pulito, sicuro; sogno un mondo dove ci si può fidare delle persone; sogno un mondo basato sulle note della mia canzone preferita del momento.

"Nobody said it was easy
No one ever said it would be so hard
I'm going back to the start"

Sorrisi amareggiata.

Magari potessi tornare indietro, magari potessi annullare il mio passato e ricominciare, magari potessi dimenticare.

Le note della canzone si spensero e ritornai bruscamente nella vita reale. Solo allora notai che, pochi posti più avanti, c'era una ragazza seduta dai capelli ricci e castani.

"Strano" pensai.

In genere nessuno sale sulla linea 349. Fa giri lunghissimi, è molto sconveniente prenderla se hai fretta e infatti passeggeri che la frequentano si possono contare sulle dita di due mani: io, una vecchietta che saliva sempre alla stessa fermata per scendere alla successiva, due ragazzi presi abbastanza male che probabilmente utilizzavano quella linea per tornare a casa il più tardi possibile e per cercare nel frattempo di smaltire sostanze sospette, una coppietta che passava il tragitto abbracciata in silenzio e scambiandosi solo ogni tanto qualche bacio, una donna stanca che arrivava sempre con due borse pesanti e che chiedeva una mano ad un altro signore barbuto che vedevo solo ogni tanto seduto sempre nello stesso posto.

Ma quella ragazza non l'avevo mai vista.

Dopo un altro paio di canzoni arrivò il capolinea. Mi tolsi le cuffiette impassibile e scesi respirando a pieni polmoni l'aria fresca della sera. Mentre mi rilassavo, una melodia nota mi raggiunse e, curiosa, mi girai a guardare chi stesse canticchiando sottovoce la canzone che avevo precendentemente ascoltato. Subito, davanti a me, vidi una massa di capelli ricci e scuri, identici a quelli che avevo visto sul bus. Curiosa mi avvicinai e la sentii chiaramente sussurrare la parte finale della canzone.

-Nobody said it was easy...

La sua voce era poco più di un sussurro.

-...No one ever said it would be so hard...-continuai piazzandomi di prepotenza davanti a lei che, invece di spaventarsi, sorrise.

-...I'm going back to the start.-concludemmo assieme. Poi, aggiunsi: -Credevo di essere una delle poche persone della nostra età che continua ad ascoltarla!

Lei alzò le spalle: -Evidentemente no.

Un lampione alle mie spalle si accese e potei finalmente vederla in faccia. La prima cosa che notai furono i suoi occhi, azzurri come il cielo, profondi e liberi. Ma avevano qualcosa che non andava: dicono che gli occhi siano lo specchio dell'anima e che a questo specchio non si possa mentire, ma il suo era opaco. C'era come qualcosa che bloccava l'accesso al suo libro delle emozioni e che di conseguenza la isolava dal resto del mondo che la circondava.

-Non ti ho mai vista salire su questo bus.- dissi dopo un po' per rompere il silenzio.

-Non avevo mai avuto bisogno di prenderlo.- ribatté lei sorridendo amareggiata.

Mi sentii colta dai sensi di colpa: probabilmente le avevo fatto ricordare qualcosa che le bruciava dentro e che cercava di dimenticare con l'aiuto della musica, proprio come me.

-Scusa.- dissi abbassando lo sguardo.-Ti ho fatto ricordare.

Lei fece un mezzo sorriso, come in segno di rassegnazione.

-Non posso dimenticare, posso arginare. Ora ti chiedo scusa, ma devo tornare a casa.

La ragazza iniziò a camminare e mi superò in pochi istanti.

-Ti auguro di non avere più bisogno di salire su quel bus, allora.-dissi alzando un poco la voce perché mi sentisse.

Lei si fermò, si girò e mi sorrise appena.

-Anche a te.

Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora