Martina's POV
Quello era il secondo giorno lontana da casa, senza nessuno che mi girasse attorno o che mi scuotesse dai troppi pensieri per riportarmi alla realtà. Avevo già rifiutato quaranta chiamate da parte di Charlie, ignorato i più di trecento messaggi che mi aveva inviato e tagliato i ponti comunicativi con ogni essere umano esistente sulla faccia della terra. Dopo aver lasciato un biglietto sul tavolo della cucina per spiegare a mia mamma che sarei andata via per al massimo un paio di giorni, avevo preso un bus diverso dal solito, ero scesa ad una fermata che non conoscevo e ne avevo preso un altro, un altro ancora e così via, per un'intera giornata.
Ma nonostante sembrasse che io andassi in giro a casaccio, la mia meta era ben precisa.
La musica mi fracassava i timpani, insistente come non mai, e io continuavo a puntare senza saperlo verso quel luogo a cui tanto tenevo.
Volevo dimenticare per un giorno, almeno uno, Charlie e ogni singola cosa di lei. Volevo annullare i mesi precedenti della mia vita per cercare di capire chi fossi. Mi sentivo sbagliata, sporca, incapace di poterla sfiorare o guardare negli occhi: da quando era stata messa per iscritto quella domanda che mi tormentava la notte e che non mi permetteva di dormire, tutto era cambiato. Quando stavo con lei mi sentivo bene, sentivo di essere nel posto giusto con la persona giusta ma, non appena la salutavo per tornare a casa, sentimenti contrastanti mi facevano girare la testa e non riuscivo più a capire cosa fosse giusto e cosa fosse sbagliato per me. Troppe cose assieme mi confondevano la mente e, oramai, niente riusciva a calmarmi. Certe volte nemmeno Charlie ci riusciva, con il suo tocco che riusciva sempre a farmi sentire un po' meglio. La sola consapevolezza che lei era al mio fianco in genere mi aiutava, ma come poteva farlo ora che avevo capito che tutte quelle strane sensazioni che avevo provato sin dal primo momento andavano etichettate con la parola "amore"?
Ma come può una persona amare una del suo stesso sesso? Come può riuscire a guardarsi allo specchio tutti i giorni senza sentirsi sporca e sbagliata? Come posso, io, Martina, guardare negli occhi quella che credevo fosse la mia migliore amica tenendole nascoste le mie vere emozioni?
Non potevo, semplice, ma non potevo certo andare lì e dirle tutto subito, senza nemmeno aver prima capito quello che mi stava realmente accadendo. Le cose erano successe troppo in fretta, avevo bisogno di un attimo di pausa per cercare di respirare.
Alzai lo sguardo verso il mare tempestoso che si infrangeva a ritmo sostenuto sulla parete scoscesa sulla quale mi ero comodamente seduta. Ci ero tornata due volte nell'arco di pochi mesi per poter portare Charlie in quel posto, il più bello che abbia mai visto.
E così, mentre ascoltavo il rumore del vento che mi fischiava nelle orecchie, dei gabbiani che tornavano dal mare e delle onde che si rincorrevano, sentii le mani calde di Charlie cercare le mie, stringerle e il suo corpo avvicinarsi al mio. Il ricordo di quel pomeriggio passato assieme si fece vivo nella mia mente e non potei fare a meno di sorridere alla sensazione che avevo provato quando le sue labbra avevano sfiorato la mia guancia.
*FLASHBACK*
-Wow...
Charlie non era riuscita a dire altro da quando l'avevo fatta sedere in cima alla scogliera e le avevo dato il permesso di guardare. Davanti a noi c'era uno dei tramonti più belli che avessi mai visto e, ne ero certa, lo stavo osservando con la persona più adatta con cui vivere quel momento.
Con la coda dell'occhio guardai la ragazza stringersi fra le braccia, scossa da un brivido di freddo: lassù il vento era forte e la primavera era appena iniziato a bussare alle nostre porte. Mi avvicinai e strofinai con forza le mie mani sulle sue braccia per scaldarla un po'. Poi, le misi un braccio attorno alle spalle e lasciai che si appoggiasse a me.
Non parlammo, non ne avevamo bisogno. Quel che andava detto era davanti ai nostri occhi, non serviva alcun commento o alcuna melodia differente dai suoni della natura che ci circondavano. Nessuno ci avrebbe disturbate se non un qualche gabbiano che sarebbe potuto atterrare a poca distanza da noi, ma che sicuramente non avrebbe rovinato il momento.
Stringendo un po' più forte la ragazza al mio fianco, sorrisi sentendomi finalmente a casa. Quella casa che tanto a lungo avevo cercato e che, prima di allora, non avevo mai trovato.
*FINE FLASHBACK*
Tremante frugai nel mio zainetto alla ricerca di un taccuino e di una penna che in genere portavo sempre con me che però, stranamente, non riuscivo a trovare. Ogni volta che cercavo in un modo quasi febbricitante qualcosa, rigorosamente essa sembrava sparire dalla faccia della terra e allora avevo un assoluto bisogno di fermarmi per tornare in me e poter cercare con più calma.
Inspirai ed espirai più volte cercando di tranquillizzarmi, proprio come mi aveva insegnato a fare Charlie quando stavo rischiando di avere un attacco di panico causato dalla mancanza d'aria all'interno del locale dove si stava svolgendo la festa di compleanno di una nostra compagna di classe.
Quando, finalmente, ritrovai il controllo del mio corpo, smisi di cercare affannosamente e subito, come per magia, mi spuntò davanti al naso il quadernetto che volevo. Dopo poco notai anche la penna che era scivolata fuori dall'astuccio e tornai a guardare il tramonto davanti a me.
D'un tratto, scrissi a caratteri cubitali su una pagina che strappai con violenza pochi istanti dopo. Poi, mi alzai di scatto e lessi di nuovo quelle parole. Non ricordo quante volte le rilessi, ricordo solo che non riuscivo a togliere gli occhi da quei segni neri su quel pezzo di carta bianco che tenevo stretto fra le dita. Una folata di vento mi scompigliò i capelli e liberò il foglio dalle mie mani. Lo vidi svolazzare verso il mare aperto, solo ma senza alcuna esitazione.
Raccolsi le mie cose e lo guardai allontanarsi fino a diventare poco più di un punto in lontananza.
Sparire non era servito a nulla.
Gridai con tutte le mie forze per sovrastare il vento, arrabbiata con me stessa e con il mondo che mi circondava. Odiavo la persona che ero, odiavo chi mi stava a fianco perché mi aveva resa tale, odiavo Charlie perché aveva cercato di cambiarmi e mi aveva fatta innamorare di lei, odiavo ogni singolo essere umano esistente sulla faccia della terra.
Poi, non appena rimasi senza fiato, lanciai un ultimo sguardo al sole che era ormai scomparso dietro al mare e presi lo zaino per voltare le spalle al blu infinito e tornare a prendere la strada verso casa.
Un po' cortino, ma sono tornata a casa un'ora fa dalla cena finale che concludeva questi tre giorni di festa. Tutto sommato mi sono divertita, ma dopotutto non ci si annoia mai se c'è anche la musica.
A parte questo, oggi sono andata a vedere Cattivissimo Me 3, non credo di aver mai riso così tanto. Il fatto è che mi sono divertita davvero un sacco per il film, ma mi faceva morire anche il fatto che io ridevo, mentre la bambina al mio fianco rimaneva impassibile. Tecnicamente sarei dovuta essere io quella totalmente indifferente poiché quello dovrebbe essere considerato un film per bambini, eppure in quella situazione la bambina ero palesemente io...
A parte questo (pt.2), ho il terribile vizio di mangiarmi le unghie. Ve l'ho detto solamente per rendervi partecipi del fatto che oggi ho esagerato e credo di essermi mangiata metà mignolo. FA MALE.
Detto questo, adoro il nuovo colore dei capelli di Charlie. E ho adorato il discorso sul cambiamento. In uno di questi giorni, forse nel viaggio del 6 (PARTO PER MILANO IL 6, LASDJHFLASJDFHLAKJ) scrivo qualcosa a riguardo dato che è un argomento a cui tengo particolarmente.
Ho finito, vedo quando riesco a pubblicare di nuovo. CIAOOOO
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Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]
Fanfiction"[...] Amare è una delle cose più belle del mondo, forse la migliore in assoluto, perché per noi due deve essere così complicato? [...] Perché mi preoccupo tanto di quello che potrebbero pensare gli altri di noi due? E soprattutto, cosa dovrebbe int...