Martina's POV
La prima cosa che notai salendo sulla linea 349 era che, per la prima volta dopo non poco tempo, c'erano più di cinque passeggeri tutti assieme. Capitava molto di rado e in genere quando accadeva voleva sempre dire che avrei passato una bella giornata. Un pensiero un po' ridicolo, ma finché credi veramente in qualcosa, forse quella si avvera.
Guardai i viaggianti uno ad uno e, per ultima, notai Charlie seduta nel mio solito posto. Per un istante pensai di arrabbiarmi, nessuno poteva sedersi lì se non la sottoscritta, ma poi ricordai che su quel sedile non c'era scritto il mio nome e, oltretutto, l'avevo già trattata sufficiente male durante tutta la mattinata. Uno strano senso di colpa mi pervase e decisi immediatamente di raggiungerla per cercare di scusarmi.
Dopo un paio di passi raggiunsi il posto libero a fianco al suo e, guardandola meglio, notai che aveva ancora le guancie umide dal pianto. Il panico mi assalì, non sapevo né cosa fare, né cosa dire. E se fossi stata io la causa del suo pianto? E se fosse arrabbiata con me? E se non volesse né vedermi né parlarmi? E se...?
Scacciai quei pensieri dalla mente, troppe domande fanno male e ormai dovrei saperlo bene. Senza troppi ripensamenti decisi di sedermi al suo fianco. Poi, senza dire nulla, la abbracciai e lasciai che si appoggiasse a me. Lei non aprì bocca, non si mosse e lasciò che facessi ciò che volevo. Non protestò quando le cinsi le spalle con un braccio, non mi lanciò alcuno sguardo inceneritore quando iniziai ad accarezzarle i capelli, non si divincolò dalla stretta che la teneva ferma al mio petto. Rimase ferma, immobile e in silenzio.
Sono fermamente convinta del fatto che al mondo esistano diversi tipi di silenzio: ci sono quelli imbarazzanti, quelli che dicono più di mille parole, quelli che vorresti condividere con la persona giusta mentre stai disteso a guardare le miriadi di stelle che ti circondano, quelli che portano brutti ricordi e quelli che ti danno l'ispirazione giusta per scrivere una canzone, una poesia, un libro o semplicemente per trovare le risposte alle domande che ti assillavano. Ma quel giorno il silenzio che ci avvolgeva era di una specie unica, mai conosciuta prima, e devo dire che mi piaceva un sacco.
Dopo un paio di fermate, la ragazza si liberò di scatto dalla mia presa rompendo lo scudo protettivo che ci circondava e l'atmosfera tranquilla del bus.
-Devo scendere alla prossima.-disse cercando di non guardarmi negli occhi. Sembrava terrorizzata all'idea.
-Ti accompagno.
-Non so se puoi, devo tornare a casa. Se venissi anche tu probabilmente i miei ti terrebbero da me per cena e magari hai altri programmi per la serata...
Sorrisi al suo improvviso imbarazzo.
-Non ho nulla in programma. Ormai ho deciso, ti accompagno.
Lei ricambiò il sorriso, ma poco dopo esso si spense.
-Perché, se prima non mi guardavi nemmeno, ora tieni così tanto a me?
Alzai le spalle e distolsi lo sguardo: -Questa dovrebbe essere la tua fermata.
Non volevo rispondere alla sua domanda, più che altro perché non sapevo esattamente cosa dirle. Da quando l'avevo incontrata le cose erano cambiate così tanto, non potevo certo aprire bocca senza sapere nemmeno la causa di quell'improvviso cambiamento.
Appena scese in strada, temporeggiammo un po'.
-Se i miei ti chiedono qualcosa, dì che sei venuta da me per aiutarmi in una materia a caso perché siete più avanti di noi sul programma, okay?
-Ti preoccupano tanto le domande che potrebbero farmi? Me la so cavare, ti ricordo che sono sempre e comunque più grande di te.
-Già, ma questo non importa. Sai come sono fatti i grandi. E poi non voglio che lo vengano a sapere.
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Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]
Fanfiction"[...] Amare è una delle cose più belle del mondo, forse la migliore in assoluto, perché per noi due deve essere così complicato? [...] Perché mi preoccupo tanto di quello che potrebbero pensare gli altri di noi due? E soprattutto, cosa dovrebbe int...