Martina's POV
Con le mani in tasca guardai in fondo alla via spuntare l'autobus numero 349. Non lo prendevo da troppo tempo cercando di evitare Charlie e un pochino mi faceva uno strano effetto l'idea di starci per risalire.
Le cose fra me e la ragazza, dopo il discorso tenuto in quel parco, non erano andate bene. Aveva capito che avevo bisogno di spazio, ma io continuavo a richiederne cercando di evitarla in ogni modo: in ricreazione fuggivo a chiudermi nel bagno e uscivo alla fine di quei scarsi quindici minuti di libertà. La pila di libri fra i nostri banchi, che ogni giorno aumentava, avendo raggiunto un'altezza esagerata era stata definitivamente annullata grazie al mio riuscito trasferimento di qualche fila più avanti. Non rispondevo alle sue chiamate che avvenivano sempre più di rado, visualizzavo solo ogni tanto i suoi messaggi e il più delle volte non aprivo la chat e fingendo di non aver ricevuto alcun messaggio. In parole povere, da quell'incontro al parchetto non ci eravamo praticamente più parlate.
E mi mancava, mi mancava da morire.
"I always needed time on my own
I never thought I'd need you there when I cry
And the days feel like years when I'm alone."Cambiai canzone, nervosa. Non potevo più stare con lei, indipendentemente dal fatto che mi mancasse o meno. Mi sarei fatta del male e ne avrei fatto anche a lei stando al suo fianco ma mantenendo comunque le distanze e io non potevo ferirla: dovevo proteggerla, dovevo proteggerla da me. Lei non era pronta per una relazione con un ragazzo, figurarsi con una ragazza! Specie poi se quella era la sua migliore amica. Ormai non posso più negarlo: ero follemente innamorata dei suoi capelli, del suo tocco gentile, del suo sorriso spontaneo, del suo sguardo allegro e fuggitivo, del suo modo di pensare, della sua risata, del suo profumo, della sua grafia, del suo ridicolo modo di imitare le voci, del suo volto rilassato mentre dorme.
Ero innamorata di Charlie.
Salii con tristezza sul bus, a testa bassa. Fuori piovigginava, tirava un vento forte e faceva freddo, ma l'autista non voleva saperne di accendere il riscaldamento. Mi strinsi nel giubbotto rabbrividendo e immaginando le braccia di Charlie stringermi e riscaldarmi come solo loro riuscivano a fare. Perché doveva essere tutto così difficile?
Rimasi ferma un istante, poi alzai lo sguardo e guardai davanti a me. Vidi subito una massa di capelli scuri e ricci in fondo al bus e immediatamente il cuore iniziò a battere più velocemente. Sapevo che prima o poi l'avrei incontrata e l'avrei dovuta affrontare, ma non potevo immaginare che sarebbe successo così presto. La guardai sperando che, notandomi, sorridesse e mi facesse segno di sedermi al suo fianco. Era una speranza ridicola: dopo il mio comportamento nell'ultimo mese mi sarei dovuta aspettare almeno uno schiaffo per guancia, ma per un isatante ci credetti veramente. Feci per avvicinarmi, ma lei, vedendomi, si alzò di scatto e corse giù dal bus prima che potessi fare un passo di troppo. Le porte del bus si chiusero ed esso partì.
-Si fermi! Devo scendere!
Avevo quasi urlato.
L'autista frenò di colpo.
-Vaffanculo, mi sono spaventato. Scendi e non osare cambiare idea una terza volta, ragazzina.
Mi fiondai fuori dal veicolo e cercai in lontananza i capelli di Charlie. Non mi importava la pioggerellina insistente e, men che meno, il vento che mi faceva rabbrividire nonostante il giubbotto. Non appena li adocchiai, corsi verso di lei che mi stava dando le spalle.
-Charlie!
La ragazza non si fermò ma allungò il passo. La imitai e, dopo poco, distavo da lei solo di un paio di metri.
STAI LEGGENDO
Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]
Fanfiction"[...] Amare è una delle cose più belle del mondo, forse la migliore in assoluto, perché per noi due deve essere così complicato? [...] Perché mi preoccupo tanto di quello che potrebbero pensare gli altri di noi due? E soprattutto, cosa dovrebbe int...