Martina's POV
Io e Charlie ci conoscevamo da ormai un mese.
Durante tutto il tempo che passavamo assieme, la maggior parte del quale era sulla linea 349, parlavamo di ogni singola cosa che ci capitasse per la mente, ascoltavamo la stessa musica condividendo le cuffiette, andavamo a prendere il gelato assieme ignorando il freddo di inizio marzo, lasciavamo che i nostri problemi rimanessero a casa e andavamo ovunque: al parco, in piazza, al bar, perfino in oratorio a guardare i bambini di otto/nove anni rincorrersi per poi andare nel nostro posto preferito nel punto più alto della città, circondato da alberi e arbusti, da dove potevamo vedere un tramonto bellissimo e un cielo spettacolare poiché lontane dal rumore e dalle luci urbane.
Amavo ogni singolo istante passato con lei, ogni singolo passo fatto al suo fianco, ogni sorriso, ogni risata, ogni brivido di freddo, ogni soffio di vento e ogni figuraccia. Da quando l'avevo conosciuta ero cambiata in un modo incredibile. Non so come, ma ero riuscita ad aprirmi un po' di più con il mondo esterno, scherzare con i miei compagni di classe non era più un'impresa impossibile e tutto sommato non era nemmeno così male uscire ogni tanto anche con loro, a patto che ci fosse anche Charlie.
Sembrava che ormai la mia vita dipendesse da un suo saluto, una sua carezza, una sua battuta scherzosa, ogni suo richiamo, ogni suo rimprovero, ogni sua richiesta o sorriso. Il che era strano, dannatamente strano. Nemmeno alle elementari mi sentivo così bene quando passavo del tempo con quella che era la mia migliore amica, prima che essa si trasferisse all'estero e mi lasciasse sola, in quella grande città, senza capire cosa dire o fare con gli altri coetanei che mi squadravano da capo a fondo solo per il mio modo di fare chiuso e distaccato.
Conoscere quella ragazza mi aveva fatto molto più che bene: mi aveva praticamente salvata dall'apatia che aveva preso il sopravvento in me e che, tutto sommato, non mi mancava affatto. Stavo piano piano rinunciando all'alone di mistero che mi circondava, ma non ero triste di ciò, anzi: mi sentivo più libera, sicura di me stessa, capace finalmente di poter descrivere ciò che provavo con delle parole vere e non con delle note di alcune canzoni.
Ma quel giorno avevo qualcosa in me che non andava, non so esattamente perché e, non appena entrai dal cancello della scuola, Charlie se ne accorse immediatamente perché si distaccò dal gruppo per raggiungermi.
Avevo ancora le cuffiette nelle orecchie, ma avevo abbassato di parecchio il volume della canzone che mi martellava in testa e che cercava di dare un nome a quel nodo che provavo all'altezza della gola.
-Ciao!
Sorrisi appena a quel saluto, allegro come sempre. Mi chiesi come faceva a nascondere sempre così bene i suoi problemi e i suoi momenti no, poi mi ricordai come passava la maggior parte dei suoi pomeriggi e decisi di non dar voce al dubbio appena sorto.
-Ciao.-risposi con un tono decisamente molto meno felice del suo.
Charlie mi osservò spostando leggermente il capo verso sinistra come faceva spesso senza dire nulla. Cercai di non incrociare il suo sguardo, ma dopo un po' fui costretta a cedere.
-Che c'è?-le chiesi, seccata. Non amavo quando la gente mi fissava per lunghi istanti senza dirmi niente, mi faceva sentire nuda e scoperta, una cosa che mi faceva rabbrividire solo al pensiero.
-Credo che questa domanda dovrei fartela io, in realtà.
Strinsi la mascella, non me la sentivo di dirle cosa c'era che non andava in me proprio perché non ne conoscevo la causa.
-Stai bene?-mi chiese.-Vuoi saltare scuola? Se vuoi andiamo a farci un giro.
Quell'improvviso interesse mi riscosse e realizzai che stavo esagerando.
-No, scusa. Sto bene, è solo che... No, nulla. Non puoi saltare scuola e men che meno posso farlo io. Davvero, è tutto okay. Grazie per avermelo chiesto.
Cercai di non guardarla negli occhi per nascondere al meglio la piccola bugia detta a fin di bene.
-Fingerò di averla bevuta, ma ne riparliamo più tardi. Okay?
Annuii.
Non dissi altro, fino a quando lei non mi strinse in un abbraccio soffocante. Ricambiai con un mezzo sorriso, ormai abituata ai suoi scatti improvvisi e ignorando totalmente i compagni di scuola che ci fissavano curiosi. Ormai non mi importava più nulla degli altri, dopotutto non ne vale la pena di perdere attimi così belli per il semplice imbarazzo e per la semplice paura di stare al centro dell'attenzione.
La campanella suonò, rovinando l'atmosfera. Iniziava a starmi sempre più antipatico quel suono.
Avrei voluto tenerla ancora stretta a me, ma la scuola chiamava. Per un istante rivalutai la proposta di slatare la scuola, ma non potevo esporla ad un rischio così grande per un capriccio personale.
Ci staccammo a malincuore e ci dirigemmo in classe con calma. L'unica cosa che volevo veramente era sentire di nuovo le sue braccia strette attorno ai miei fianchi e che il suo respiro soffiasse contro la mia pelle, ma sentivo anche che sarebbe stato un male per Charlie. Non capivo il perché, ma ero convinta di avere ragione a pensare quella cosa.
Era tutto così confuso e non riuscivo a riconoscere la causa di questa confusione.
Un attimo prima di entrare in classe mi sfiorò la mano alla ricerca di un contatto voluto. Sentii che mi lasciava qualcosa sul palmo della mano e mi precedette al banco. Alzai la mano e vidi un foglietto bianco ripiegato. Chiusi il pugno e guardai la ragazza indicarmi il posto vuoto al suo fianco.
Sorrisi.
Charlie's POV
Martina sembrava più triste del solito, più chiusa di quanto già non lo fosse, meno tranquilla di come lo era sempre in mia presenza e, quando eravamo sull'autobus sembrava a disagio fra le mie braccia.
Forse però era solo una mia impressione, forse era solamente una delle mie tante paure di perdere un'altra persona che ritenevo così importante per la mia vita.
Tutti coloro che credevo miei amici, lo erano diventati solo per la mia popolarità, per i soldi dei miei genitori o per il fatto che se parlavi con me risultavi il figo di turno. Tutti.
Ho perso tante persone, troppe, e la paura di ritrovarmi totalmente sola mi attanagliava le viscere con una forza da far spavento. Ma non potevo cercare di calmarla o di nasconderla, non c'è alcuna cura contro la paura di rimanere delusa dalle persone più importanti della propria vita.
L'idea di perdere Martina mi faceva male, malissimo, ma non riuscivo nemmeno a pensare ad un motivo valido per cui se ne sarebbe potuta andare o perché io avrei potuto farla allontanare da me. Sapevo che prima o poi ci saremmo divise, che prima o poi avrei dovuto affrontare la realtà e avrei dovuto dire addio anche a lei.
E tutto questo mi faceva sentire triste, incompresa.
Passai le cinque ore di lezione a tenerle la mano appoggiata sul banco, a giocherellare con le sue fredde dita e, ogni volta che sentivo che essa stava scivolando lontano dalla mia, la stringevo più forte e non lasciavo che scappasse.
E ogni volta che accadeva, vedevo Martina sorridere.
Non ho la più pallida idea di che titolo mettere, lol.
Comunque, scusate se sono stata così tanto assente ma è un periodo un po' così per me. Per una volta che non sono preoccupata per il rientro a scuola si aggiungono i problemi esterni che rendono come sempre la fine dell'estate uno dei periodi più brutti di sempre. Mi auguro solo che si risolva tutto entro l'inizio della scuola, non ho alcuna voglia di ritrovarmi ad entrare in classe con le occhiaie che arrivano fino ai piedi e zero voglia di ascoltare la lezione. (che in genere è sempre poca)
Nonostante tutto questo però, ho ricevuto una buona notizia: dopo il 4 settembre posso scegliere 4/5 giorni entro l'inizio della scuola per andare a Milano con una mia amica per farmi un giro e visitare la città. Credo che i miei vogliano che mi distragga, booh. Anyway, sento che mi divertirò un casino! (Cercherò di aggiornare comunque sfruttando il telefono della mia amica nel caso non sia ancora riuscita ad averne uno mio)
Ciaoooooo
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Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]
Fanfiction"[...] Amare è una delle cose più belle del mondo, forse la migliore in assoluto, perché per noi due deve essere così complicato? [...] Perché mi preoccupo tanto di quello che potrebbero pensare gli altri di noi due? E soprattutto, cosa dovrebbe int...