Charlie's POV
-Mamma?
Dopo non so quanto tempo avevo deciso di alzarmi per chiedere consiglio. Le cose vanno affrontate una alla volta, con calma, senza farsi prendere dal panico. Lo ammetto, suona in un modo abbastanza ridicolo se detto da me, ragazza che trova scuse banali per sfuggire ai suoi problemi, ma è la semplice verità.
-Dimmi Charlie, sono qui.
Raggiunsi la cucina e trovai mia madre intenta a cucinare qualcosa per la cena. Mi sedetti attorno al tavolo sbuffando sonoramente e non dissi nulla per un po'.
-Ti è mai capitato di comportarti così male con una persona che era stata molto, forse troppo, gentile nei tuoi confronti da non avere più il coraggio di scriverle o di dirle un semplice "Ciao"?
Appena avevo iniziato a parlare, mia mamma si era girata verso di me per sorridermi con uno sguardo che non sarei mai riuscita a decifrare.
-Certo.-disse dopo un po'.-Forse troppe volte, ma sono ancora qui. Non è morto nessuno nel dire un semplice "Ciao".-e concluse con quella che probabilmente dovrebbe essere stata una malriuscita imitazione della sottoscritta.
-Non sei d'aiuto.-ribattei scocciata.
Lei mise da parte un canovaccio e si sedette davanti a me congiungendo le mani prima di iniziare a giocare con uno dei suoi braccialetti.
-Mi stai parlando di Martina, vero? La prima delle due che hai conosciuto.
Annuii con tristezza.
-Sai, su queste cose posso aiutarti ben poco. Purtroppo queste cose vanno vissute sulla propria pelle ed è difficile riuscire ad imparare dalle esperienze altrui, ma posso dirti con sicurezza che più tempo passi guardando il vuoto in cerca di risposte a domande che solo Dio conosce, non arriverai da nessuna parte. Ti convinene metterti qualcosa addosso, scendere in strada e andare subito da lei per parlarle. Come deve andare andrà, ma credimi che è meglio pentirsi dell'errore fatto in precedenza che rimanere con il rimorso per non averci mai provato. Non ti prometto che ti accoglierà con le braccia aperte, anche perché se io fossi lei, vista come l'hai snobbata di prepotenza, ti tirerei una sberla in faccia e poi ne riparliamo la prossima volta, ma io non sono Martina e non posso prevedere come reagirà. Ma almeno abbi la certezza che, più avanti, non ti sentirai in colpa per non averci mai provato. La vita è troppo breve per essere sprecata per farsi domande su domande alle quali non potrai mai dare una risposta se non provando a vivere. Quindi ora alzati, vestiti e vai da lei. Subito.
Guardai mia madre alzarsi dalla sedia e darmi le spalle per continuare ciò che aveva interrotto per parlare con me senza aspettare una mia risposta. Chiusi la bocca deglutendo a fatica ancora incredula da quanto avevo appena sentito: era proprio lei, mia madre? Scossi leggermente la testa sorridendo e mi alzai a mia volta.
-Ah, Charlie!
Mi fermai sulla porta e mi girai a guardarla anche se lei mi stava ancora dando le spalle: -Sì?
-Lunedì torni scuola. Andale, fuori di qui.
Annuii dimenticandomi del fatto che non poteva vedermi e uscii dalla stanza. Raggiunsi la camera, mi cambiai e nel giro di dieci minuti ero per strada. Camminavo con calma, senza alcuna fretta, e mi guardavo attorno. Niente musica, non avrebbe migliorato la situazione. Attorno a me c'era un gran chiasso: le macchine sfrecciavano per la via senza preoccuparsi dei limiti di velocità, dei tizi mai visti urlavano e cantavano ignorando il fatto che non erano in una strada isolata e che forse stavano disturbando gli abitanti delle case e da qualche strada più in là si sentiva il rumore costante di trapani o cose simili che probabilmente stavano ristrutturando un negozio nelle vicinanze. La gente che camminava per le vie della città sembrava non notarmi, quasi come se fossi invisibile: alcuni mi venivano addosso, troppo concentrati sulle loro cose per potermi chiedere scusa; altri invece se ne stavano semplicemente a testa bassa senza alzare mai lo sguardo verso il cielo o per guardare chi c'era attorno a loro e, magari, riconoscere qualche loro amico fra le persone che camminavano. Io invece guardavo, riguardavo e riguardavo un'altra volta. Mi sembrava di non essere mai stata in quella città, di non aver mai notato una casa a fine della mia via, di un colore azzurro chiaro totalmente differente dalle altre piccole villette bianche che la affiancavano. Tutto attorno a me appariva in un modo diverso e sconosciuto, ma non ne capivo il motivo.
Poco tempo dopo mi ritrovai davanti al cancello della casa di Martina, indecisa se suonare o meno: ogni volta che alzavo la mano verso il campanello, subito mille dubbi mi assaltavano e mi costringevo ad abbassare il braccio. Poi, improvvisamente, mi tornarono in mente le parole di mia madre e, con un sospiro, suonai.
Non ebbi nemmeno il tempo di pensare ad una probabile reazione negativa da parte della mia migliore amica che mi trovai stesa a terra con il corpo della goffa ragazza sopra al mio e due braccia che mi stringevano fortissimo.
-Mi sei... Mancata... Ma no-n respiro...- dissi a fatica senza trattenere una risata.
Subito Martina si alzò e mi porse la mano per imitarla. Sorridendo la afferrai e ben presto mi ritrovai a guardare quegli occhi sempre allegri che mi conoscevano alla perfezione. Dopo poco però abbassai i miei arrossendo visibilmente.
-Suvvia Charlie, perché arrossisci?-chiese allegra.
-Mi sono comportata come una merda nei tuoi confronti e tu mi accogli in questo modo. Non me lo merito, dovrei fare finta di nulla?
-Esattamente! Proprio come sto facendo io.
-Non avrebbe senso. Se facessi una lista di tutte le cose che ho fatto nei tuoi confronti e ti raccontassi la causa di tutto, forse non ne saresti così sicura.
Lei rise scuotendo la testa: -Dici? Mi hai praticamente dimenticata perché sei invaghita di una ragazza e no, non fare quella faccia. Si vedeva lontano un miglio da secoli, ma probabilmente tu te ne sei resa conto da poco. Io ti conosco, ormai dovresti saperlo bene.
La guardai a bocca aperta. Possibile che io fossi l'unica a non rendersi conto di come stavano realmente le cose?
-Ma perché mi perdoni?
Per la seconda volta, la ragazza rise alzando le spalle come se stesse per dire la cosa più banale del mondo: -Perché gli amici fanno così.
Okay, è un capitolo un po' corto sulla chamuro (BROTP).
E niente, dopodomani inizia la scuola e questa mattina dovevo fare un bel po' di roba ma ho cazzeggiato all the time. Sono intelligentissima.
Penultimo capitolo :)
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Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]
Fanfiction"[...] Amare è una delle cose più belle del mondo, forse la migliore in assoluto, perché per noi due deve essere così complicato? [...] Perché mi preoccupo tanto di quello che potrebbero pensare gli altri di noi due? E soprattutto, cosa dovrebbe int...