12.

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Charlie's POV


Rimasi immobile sotto la pioggia a lungo, senza capire.

"Mi sono innamorata di te."

La sua ultima frase rimbombò nella mia testa per l'ennesima volta.

Martina era innamorata di me e non era uno scherzo. Mi aveva anche baciata. La mia migliore amica mi aveva baciata.

Il cuore prese a battere ad un ritmo che, prima di allora, credevo non potesse esistere. Alzai una mano e mi toccai con un dito le labbra che pochi minuti prima (o forse ore, chi lo poteva dire quanto tempo avevo aspettato in piedi a guardare il vuoto senza capire cosa fosse successo?) erano state sfiorate da quelle della mia migliore amica.

"Mi sono innamorata di te."

Un'ondata di domande mi travolsero e mi mozzarono il fiato. Barcollai e raggiunsi il palo della luce pochi passi più avanti di me per non cadere. Inspirai ed espirai più volte, guardandomi attorno e cercando di capire se quello che mi circondava esisteva realmente o se si trattava di un sogno. Magari Martina mi stava prendendo in giro, magari era stato uno scherzo sciocco che aveva organizzato con i nostri compagni di classe con i quali aveva stranamente iniziato a parlare, magari...

"Mi sono innamorata di te."

No, non poteva essere uno scherzo. Non doveva esserlo. Insomma, Martina non era mai riuscita a tenermi nascosta una cosa per più di dieci minuti consecutivi e mi sembrava che fossero passati secoli da quando avevo finito di urlarle i miei pensieri in faccia. E poi mi aveva baciata. Baciata, cavolo!

La pioggia continuava a cadere incessante. Dovevo andare a casa al più presto o rischiavo seriamente di ammalarmi. Iniziai a camminare intontita dalle emozioni senza riuscire a sentire nulla se non le parole di Martina. Non appena giunsi a destinazione, mi diressi in camera e mi buttai sul letto senza cambiarmi, ancora gocciolante. Non mi importava delle coperte che si stavano bagnando, non mi importava del pavimento che stavo sporcando e non temevo i rimproveri di mia madre quando, non appena sarebbe ritornata da lavoro qualche ora più tardi, mi avrebbe trovata distesa a letto con impronte di fango dappertutto e un letto bagnato.

"Mi sono innamorata di te."

Tutto appariva più chiaro. Ogni singola volta che tremava sotto il mio tocco, ogni singola volta che la scovavo guardarmi di nascosto, ogni singola volta che non rispondeva a delle mie domande perché era rimasta incantata ad osservare i miei occhi, ogni singola parola che mi aveva detto quel giorno al parco. Tutto aveva una risposta, finalmente, ma non ero più così sicura di volerla avere.

Avevo solamente bisogno di ripetere tutto quello che mi era appena successo a qualcuno, subito, ma quel qualcuno era Martina.

Chiusi gli occhi e cercai di calmarmi, inspirando ed espirando più volte, ma il mio cuore non ne voleva sapere di tranquillizzarsi e la mia mente di liberarsi dai mille quesiti che mi annebbiavano il cervello.

-Oh, fanculo.-sbottai.

Lanciai un cuscino contro la scrivania e rimasi immobile, distesa sul mio letto, a fissare il vuoto fino al ritorno dei miei genitori.

***

-Charlie? Posso entrare?

Mi misi a sedere di scatto e una ciocca di ricci mi cadde sul viso solleticandomi il naso. Non appena vidi spuntare il volto di mia madre da dietro la porta, sospirai e rilassai i muscoli tesi. La donna si sedette al mio fianco e mi sistemò i capelli con il tipico sorriso da mamma preoccupata sulle labbra. Mi sfiorò una guancia prima di ritrarre definitivamente la mano e rimanere a guardarmi.

-Come stai?

Alzai di poco le spalle, vaga. Notai il suo sguardo cadere per qualche istante sul comodino libero dal solito cellulare che per un raro caso giaceva inerme dentro ad un cassetto della scrivania. Sospriò e si alzò dirigendosi verso la porta.

Prima di uscire si ferò a guardarmi: -Lo sai vero che con me puoi parlare?

Annuii senza rispondere. Non appena la porta si chiuse mi ridistesi sprofondando la testa nel cuscino senza prestare ascolto all'ultima frase di mia madre che mi stava dicendo qualcosa sul chiamarla se avessi sentito il bisogno.

Era il secondo giorno consecutivo che saltavo scuola utilizzando la scusa più banale esistente al mondo: il mal di pancia. Sapevo che mia mamma non l'aveva bevuta, ma non capivo come mai mi tenesse comunque a casa. Non era da lei accontentare il mio desiderio di saltare ore scolastiche per futilità, specie in un periodo dell'anno pieno di verifiche e interrogazioni come quello. Ma dopotutto lei è una mamma, sa quando un figlio ha raggiunto il livello massimo di pazienza e sa anche quando ha bisogno di staccare un attimo la spina. Dopotutto è stata giovane anche lei, ha vissuto le mie stesse esperienze e quindi può capirmi alla perfezione.

Sorrisi amareggiata: quasi tutte le mie stesse esperienze. Un esempio? Non era stata baciata dalla sua migliore amica e, anche se fosse accaduto, sicuramente non le era piaciuto. Ed è qui che nasce il mio problema: a me era piaciuto, anche tanto! Il che si ritorceva contro di me e andava a mio svantaggio se consideriamo il fatto che non avevo ancora totalmente realizzato che cosa fosse successo e che necessitavo urgentemente di parlarne con qualcuno, ma quel qualcuno era proprio la causa di tutta quella confusione.

Mi girai sospirando sonoramente. Non poteva essere tutto un pochino più semplice?

Improvvisamente una lampadina nella mia testa si accese: Muro! Mi alzai di scatto, felice, ma non feci in tempo a muovere un secondo passo che un pensiero orribile mi colse e fui costretta a sedermi per terra.

Martina detta Muro, era la mia più grande amica, quella su cui sai di poter sempre contare. Avevamo fatto amicizia all'inizio delle superiori e da allora avevamo litigato più e più volte, ma avevamo sempre fatto pace. Mi era sempre rimasta a fianco nonostante tutto, aveva sempre appoggiato le mie idee ed era sempre disposta ad ascoltarmi nel caso avessi avuto bisogno di sfogarmi. Lei era stata la persona più gentile che avessi mai conosciuto, il mio appoggio sicuro su cui poter sempre contare. Insomma, per me era stata quel compagno di viaggio che si leggono nei libri di avventura e che tutti desiderano, con mille imperfezioni che lo rendono unico e che però, senza che tu te ne renda conto, ti migliorano.

E io l'avevo totalmente trascurata.

"Fantastico" pensai. "Così presa dai miei problemi da essermi dimenticata le cose che contano veramente."

Un nuovo problema da risolvere, una nuova lacrima da nascondere.

L'indomani non sarei tornata a scuola.



Volevo rendervi partecipi del fatto che è da quando mi sono svegliata che non riesco a smettere di starnutire.

VIVA L'ALLERGIA!


PS: -2, sad

Linea 349 ~ KeMoon [In Revisione]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora