"Make Some Noise!"

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La giornata è passata molto, troppo, in fretta. Ho passato le ore a mettermi d'accordo con i ragazzi della band, particolarmente con Emanuel.

Emanuel è il chitarrista ritmico e cantante della band. È un bel ragazzo, di padre brasiliano e madre italiana. I suoi capelli sono neri, a spazzola, la pelle ambrata, gli occhi scuri e le labbra sottili. Ha una bella voce calda, ma ha un dono naturale: Riesce a raggiungere sia le note gravi che quelle acute, senza alcuna fatica. È il Mercury dei poveri, questo ragazzo.

Poi c'è Simone il chitarrista solista. È un ottimo chitarrista, ma troppo perfettino. Siamo amici ma non troppo.

Stefano è il batterista. Un ferraio, un fabbro folle, picchia come se stesse estraendo diamante dalla roccia.

E infine Luca. Il tecnico del suono/roadie/tastierista/raccontatore di barzellette della band. È senza dubbio il più capace di tutti. Solo che, come destino di chi ricopre il suo ruolo (e di chi ricopre il mio) nessuno lo degna della considerazione che davvero merita.

I ragazzi lo sanno ormai, che possono contare su di me quando sono senza bassista, ma sanno anche quanto io mi senta soffocare se rimango troppo a lungo nello stesso posto.

Per questo motivo mi chiamano sono se hanno davvero bisogno, come in questo caso. Si sono fatti un nome nella zona, anche se non sono esattamente famosi come gli AC-DC, suonano quasi ogni settimana e vengono pagati tra i 200 e i 400€ alla volta. Ovviamente suonare ha un costo, e tra cena, benzina e spese varie, gli avanza davvero poco.

Ma hanno tutti un lavoro ed una vita, e quello che guadagnano serve ad aggiornare la loro strumentazione, a pagare loro qualche corso di musica avanzata, a comprare effetti, casse, amplificatori e mixer. E anche a bere qualcosina quando la serata è un successo. Perché no?

Non sto più nella pelle. Suonare è l'unica cosa che fa crollare il mio muro di apatia. Amo suonare quasi quanto amo respirare (forse, detto da un fumatore incallito, non ha molto senso) e quando posso farlo mi sento vivo. Inoltre, Carol verrà a sentirci, e sono certo che Emanuel darà il meglio di se appena la vedrà. È davvero un gallinaccio, quel ragazzo, ma mi sta simpatico.

Arriva l'ora di andarla a prendere. Mi presento con 5 minuti di anticipo, e sono sorpreso di vederla già li che mi aspetta. So che è solo un mito, quello delle ragazze sempre in ritardo, ma generalmente le persone sono o puntuali o ritardatarie.

Le apro la portiera della macchina, e mi concedo di guardarla per un breve attimo. Indossa dei jeans neri attillati, stivali neri con un tacco molto basso e comodo, una canottiera con lo stemma dei guns and roses, grigia, e ha i capelli sciolti, leggermente mossi. Ha applicato un trucco leggero ma gradevole, e avrei visto anche qualche altro dettaglio, se il mio buon senso non mi avesse imposto di distogliere lo sguardo per non farla sentire a disagio.

"So che sentirai abbastanza musica, stasera, ma per me un minuto in automobile senza ascoltarla è un minuto sprecato" e, tra parentesi, la musica in auto mi risparmia la fatica di cercare un argomento di conversazione.

Faccio partire Cryin di Joe Satriani. Chitarrista meraviglioso, e ci avviamo.

Non le parlo. Mi sento un po a disagio, ma le rivolgo un sorriso, quando arriviamo, e la invito a seguirmi dentro al locale.

Non sono stato li molte volte, anzi forse questa è la seconda volta, ma riconosco la band. Stanno bevendo una birra davanti al palco.

Appena ci avviciniamo a loro sorridono, e osservano con discreta ammirazione Carol. Tutti tranne Emanuel che mi si avvicina, mi abbraccia con forza e si congratula ad alta voce con me per essermi fidanzato.

"Grazie Emanuel! Questa, secondo te, è la mia sessantacinquesima fidanzata. Ed è la sessantaquattresima volta che sbagli"

Lui scoppia a ridere, offre una mano a  Carol, che la stringe ridacchiando, e si rivolge a lei "Sono Emanuel, e diglielo anche tu a Gabriel, che deve essere meno serioso e ridere ogni tanto!"

Lo ignoro, ma sorrido tra me e me, e faccio sedere Carol al tavolo più vicino al palco.

"Sono contento che tu sia venuta Carol. Almeno avrai occasione di vedermi fare qualcosa che amo. Tu mi hai parlato con tanta passione dei tuoi studi per diventare veterinaria... Beh, si parte!"

Carol mi sorride, e prima di lasciarmi andare mi sussurra "ti conviene farmi sentire qualcosa dei Guns e dei Pink Floyd, o me ne vado a casa!" e mi sospinge ridacchiando verso il palco.

Imbracciamo gli strumenti, ci stringiamo in cerchio, ed esclamiamo in coro "LET'S MAKE SOME NOISE" prima di salire sul palco. Il pubblico ci accoglie con un applauso discretamente caloroso. Molti conoscono già la band, almeno per sentito dire, e alcuni sono addirittura persone che vanno a sentirli di proposito.

Sento il sangue ribollire così tanto che mi pare di scoppiare. Ho i brividi, la pelle d'oca, mi sento quasi commosso.

Si comincia... Rivolgo un ultimo sorriso a Carol, prima che le luci si spengano...

Shadow Of The DayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora