Maëlle

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Ho finalmente compreso la verità sulla mia visione.

Accarezzo i capelli di carol, che sta dormendo sul mio petto. Sembra un angelo, completamente diversa da quello che era fino a un'ora fa... Non voglio negare che sia stato... Bello... intenso.. Vivo...

Ma ero prigioniero. Prigioniero del mio corpo, dei miei istinti, delle sensazioni che solitamente non mi dominano.

Nel sogno, l'uomo in catene ero io, ma anche l'osservatore ero io. Una metà di me che sopprime e incatena l'altra, per concedersi a ciò che il mio cuore teme di più: il coinvolgimento. Fisico o emotivo che sia, ho il terrore di provare qualunque cosa verso un'altra persona. Non perché io abbia ricevuto chissà quale grande delusione amorosa, anzi, Aurora avrebbe fatto qualunque cosa per me... Anche se, lo ripeto, era tutto sbagliato.

Ho paura solo perché so che fuggiró ancora. Devo continuare a correre, finché non avrò ritrovato me stesso.

Scosto delicatamente Carol, che mugola qualcosa nel sonno, protestando probabilmente perché si è sentita togliere il "cuscino" da sotto la guancia, e mi alzo in piedi. Vado a fumare.

Apro piano la finestra della cucina, e accendo una sigaretta. I miei polmoni si infiammano con il cilindro di carta e tabacco, mentre il fumo bollente mi ustiona la gola e il petto.

Trascorrono parecchi minuti, che si riassunono in 6 sigarette fumate in silenzio, al buio, immerso in un circolo vizioso di pensieri. Un flusso ininterrotto di emozioni che si mordono la coda a vicenda...

Mi sento così strano... L'unica altra volta in cui ho provato tale sensazione è stato quando, sostando nella città di Gardone, ho visitato il Vittoriale degli Italiani, e ho letto, nel cimitero dei cani di D'Annunzio, la sua poesia dedicata ai suoi levrieri...

"Qui giacciono i miei cani
gli inutili miei cani,
stupidi ed impudichi,
novi sempre et antichi,
fedeli et infedeli
all'Ozio lor signore,
non a me uom da nulla.
Rosicchiano sotterra
nel buio senza fine
rodon gli ossi i lor ossi,
non cessano di rodere i lor ossi
vuotati di medulla
et io potrei farne
la fistola di Pan
come di sette canne
i' potrei senza cera e senza lino
farne il flauto di Pan
se Pan è il tutto e
se la morte è il tutto.
Ogni uomo nella culla
succia e sbava il suo dito,
ogni uomo seppellito
è il cane del suo nulla"

Che dire... Forse Il poeta ha saputo catturare il senso (o forse la sua mancanza) della vita in una breve poesia, forse altro non siamo che cani che rosicchiano i loro stessi ossi, nei nostri affanni, nelle nostre inutili corse contro il tempo implacabile e contro la vita stessa. Forse tutti i miei sforzi per trovare me stesso mi condurranno alla rovina, al perdermi ancora di più.

Sento la voce di Carol, impastata di sonno, e le sue braccia che mi cingono la vita da dietro.

"Pensavo fossi scappato..." mi volto e la stringo. Non si è minimamente rivestita e sembra sul punto di riaddormentarsi, in piedi appoggiata a me.
Non le rispondo ma la prendo in braccio e la riporto in camera, sul letto.  Lei mi tira a se e si riappoggia al mio petto.

Cullata dal mio battito lento e costante, si riaddormenta in un istante.

La sua pelle chiara emana un tepore e un profumo ipnotici, e dopo qualche istante la coscienza fugge dal mio corpo, e mi ritrovo immerso in un sonno privo di tormenti.

Quando riapro gli occhi, mi ritrovo in un posto totalmente diverso. Ci vuole poco a capire che si tratta di un sogno, ma a differenza di quelli che mi vengono regalati dal mio "compagno" questo è dolce, solletica tutti i sensi come una carezza.

E ho pieno controllo di me, dei miei pensieri e della versione onirica del mio corpo. Attorno a me, una pianura illuminata da un sole caldo ma distante, piena di fiori di qualunque colore, ma tutti belli e profumati. Solleticano i miei sensi, mi pare quasi di sentire sapore di miele sulle labbra, e il vento li fa frusciare dolcemente.

E davanti a me c'è la ragazza più bella che io abbia mai visto. Sebbene non segua nessuno di quelli che considero "i miei canoni di bellezza" tutto ciò che la riguarda è meraviglioso. Dai capelli, lunghi, morbidi, tra il castano scuro e il miele, al viso, dal taglio severo ma affascinante, dalle labbra, rosse e carnose, agli occhi, scuri e profondi.

Si sta avvicinando, guardandomi negli occhi e sebbene io sia vestito il suo sguardo mi fa sentire nudo, vulnerabile.

"Benvenuto, Gabriel. Non farti domande la cui risposta non ti serve a nulla"
"Tu... Tu chi sei?"
"Puoi chiamarmi Maëlle" lo pronuncia Miael, e quel nome riecheggia nella mia mente, scava nella memoria, e si fonde perfettamente con un ricordo...

"Significa..."
"Si Gabriel. Significa Principessa in Celtico"

La guardo, ormai è giunta davanti a me, tanto che potrebbe toccarmi solo allungando di qualche centimetro il braccio.

"Perché mi trovo qui, principessa?" lo chiedo ma rinuncerei volentieri alla risposta, se l'ignoranza fosse il prezzo da pagare per restare li con lei per sempre, in quel luogo di pace.

"Sei qui perché avevi bisogno di risposte, risposte che già conosci, ma che non riesci ad accettare"

Mi lascia senza parole... Se questo è un sogno, allora Maëlle è parte di me...?

"Maëlle, tutto di te è così facile da amare, perché? Si tratta davvero solo di un sogno?"

"Forse lo è, forse non lo è. Io sono sempre esistita, e sempre esisterò, ma non mi sono mai chiesta perché sono così. E nemmeno tu dovresti chiedertelo, dovresti semplicemente accettarmi, come dovresti accettare te stesso"

"Io non capisco..."

"Perché non hai bisogno di capire adesso. Io sono ciò di cui avevi bisogno, e sono arrivata nel momento in cui avevi più bisogno di incontrarmi. Smetti di tormentarti, piccolo mio. E smetti di farmi domande, parleremo dopo."

"Dopo...? Dopo cosa?"

"Devi affrontare te stesso.. Voltati" le obbedisco.. Come potrei non obbedirle?

Dietro di me c'è lui. Il mio visitatore, il mio demone... Il mio Io.

Avvolto nelle sue ombre, si avvicina, stavolta libero dal vincolo del mio corpo, libero di muoversi come meglio crede. Tra le ombra che paiono diradarsi inizia a essere visibile un volto.. Il mio volto

"Gabriel, sarò qui ad aspettare.. Ma questa è una cosa che devi affrontare da solo, ricorrendo solo alla tua volontà, e non alla speranza..."

Non ce la posso fare. Sento le forze mancarmi, la gravità mi schiaccia, le mie ossa sembrano sul punto di sbriciolarsi sotto la pressione, i miei organi collassano, sento il sapore del sangue e la vista si annebbia.

La voce di Maëlle mi giunge ovattata e distante, ed io cerco di aggrapparmi ad essa, come un'ancora di salvezza, come una fune quando stai precipitando, ma mi scivola tra le dita e riesco a malapena a comprendere poche parole..

"...Presto sarà il momento Gabriel... Presto"

Shadow Of The DayDove le storie prendono vita. Scoprilo ora