Chapter 23

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*I capitoli seguenti sono stati scritti dal punto di vista di Louis, ci tenevo ad avvisare per evitare brutte sorprese, ahaha.

«E comunque non sono vecchio.» Harry mi guarda con un sopracciglio alzato, le braccia incrociate nel petto con eleganza. «Sono nel fior fiore della gioventù, ancora.» conclude infine, giustificandosi, facendomi ridacchiare. I ricci gli ricadono sulle spalle ed è così bello in questo momento, mi chiedo come faccia a vedere in me tutto ciò che vede lui.

«Sì Harry, come dici tu.» mi piace prenderlo in giro, perché adoro osservare le rughette che gli si formano sulla fronte quando qualcosa gli da fastidio, o vederlo arricciare il naso. «Adesso ti vengono i reumatismi, dovresti uscire dall'acqua.» il ragazzo riccio davanti a me mi fa la linguaccia ed io scoppio a ridere.

«Ho ventott'anni, non quaranticinque!» si giustifica lui, ma io non gli do ascolto. Lo faccio accomodare sulla sabbia, gli accarezzo il viso con la punta delle dita ed infine mi siedo sopra di lui, in modo da poter venire protetto dalle sue braccia troppo grandi. Io non so cosa sia l'amore, ma so che non è normale sentire il proprio cuore battere per un professore di lettere. Ho cercato di allontanarmi da Harry, fare finta di nulla e continuare per la mia vita, ma non ci sono riuscito. Lui è sempre riuscito ad aggiustarmi il cuore, a curare le ferite della mia anima nera.

«A cosa pensi?» mi chiede lui, dopo aver portato un ciuffo di capelli dietro il mio orecchio destro. I nostri occhi si intrecciano e per un lungo tempo rimango in silenzio, poi poso la guancia sulla sua spalla e lo abbraccio con forza. Le sue dita lunghe e affusolate si vanno a posare nella mia schiena ancora nuda, la cominciano ad accarezzare con dolcezza; non mi stancherò mai delle premure di Harry. «Grazie.» mugugno nel suo orecchio, nascondendo poi il viso nell'incavo del suo collo. «Per tutto quello che hai fatto e che continui a fare.» continuo. Voglio ringraziarlo, perché so che non avrò il coraggio di farlo più in là.

Harry rimane in silenzio e lo ringrazio mentalmente anche per questo. È riuscito a capire il motivo del mio silenzio senza doverglielo spiegare a parole. E vorrei stringerlo forte a me in questo momento, fargli sentire il battito del mio cuore, ma un rumore quasi assordate rompe in mille pezzi questi pensieri che vengono spazzati velocemente dalla mia mente. Con uno sbuffo mi allungo e vado a prendere il telefono rimasto nascosto nella tasca dei miei pantaloni per tutto il tempo, solo quando vedo il nome di mia sorella stampato sullo schermo del dispositivo il mio cuore si ferma.

«Lottie.» dico, semplicemente. Il respiro di mia sorella è irregolare, riapre immediatamente le ferite della mia anima.

«Lou..» è tutto ciò che riesce a pronunciare lei. Sento un profondo respiro dall'altra parte della cornetta e capisco di dover rimanere in silenzio. Mi rendo conto di star trattenendo il fiato, perché lo so che quello che sentirò ridurrà il mio cuore in frammenti minuscoli che saranno difficili da ritrovare.

«Daisy —» e non riesce a concludere la frase, perché un singhiozzo la interrompe. La mia mano pallida va subito a ricoprire la mia bocca, forse per evitare che da essa sfuggano dei lamenti, delle grida che renderanno infuocata la mia gola. «Daisy non è riuscita a vincere la battaglia contro la sua malattia.» conclude, un altro singhiozzo che si va ad infrangere nella cornetta del telefono. Alcune lacrime amare cominciano a rigare le mie guance, si vanno a depositare sotto il mento e poi scivolano via; un po' come la mia vita, che lentamente il dolore sta portando via. Harry posa una mano nella mia spalla, ma io non riesco a sentire lo stesso calore che un tempo aveva la forza di placare le mie pene più grandi.

«E desidero che tu venga qui.» continua Lottie. Il suo tono di voce ora è cambiato, è più freddo, distaccato, non è più la ragazza distrutta che mi ha telefonato poco fa per avvertirmi di questa perdita che ha creato una ferita troppo profonda nel mio cuore già frantumato. La chiamata si interrompe, senza lasciarmi nemmeno la possibilità di poter ribattere. Passano due, forse tre minuti, prima che dalle mie labbra rosse fuoriescano dei lamenti, dei singhiozzi che sembrano solo peggiorare la situazione. Le braccia di Harry mi avvolgono, cercano di proteggermi, ma io lo respingo; non sarà così che riporterà indietro la mia sorellina divenuta angelo troppo presto. E mi chiedo come mai, mio padre, abbia deciso di prendersi lei, anziché prendere me.

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