QUATTRO ANNI DOPO...
"Mamma, mamma.....palla!"
"Certo cucciola, la mamma la palla te la porta subito. E tu cosa dai alla mamma?"
"Mmmm un'altra palla!"
"Che figlia monella e dispettosa sto crescendo... ! Dammi un bacino.... Uno piccolino sulla guancia."
"No, no... brutti baci... un abbraccio?"
"Vieni dalla mamma, che ti abbraccia forte forte"
Il suono delle risate delle due donne più belle del mondo, aveva coperto il rumore dei passi di Stefano. Si sentiva ancora molto legato a Sofia, anche se all'inizio non voleva perdonarla per non avergli detto nulla di Clarissa. Dopo il giorno in cui l'aveva salvata da Andrea, Sofia si era allontanata da tutti, anche da lui. Le raccontava sempre meno cose, usciva sempre meno, fino a quando non si trasferì a finire l'ultimo anno di liceo dai suoi zii a Sora. All'inizio pensò che ce l'avesse con lui, perché in qualche modo aveva rovinato la sua storia fantastica con il bel moro impossibile. Quando mesi di silenzi dopo, si presentò a casa dei suoi genitori per chiedere come stesse, loro gli spiegarono la situazione. La madre di Sofia gli raccontò di come la figlia fosse rimasta incinta, non sapeva nemmeno di chi. Sofia non voleva dirlo. Diceva che era inutile sapere chi fosse il padre della creatura che aveva in grembo, perché tanto il padre non avrebbe mai accettato nessuna delle due. Stefano venne così a conoscenza del vero motivo del trasferimento della sua migliore amica, e si sentì un fallimento. Lui pensava di averla salvata da Andrea, invece aveva solo fatto in modo che crescesse sua figlia da sola. Ora era lì, che le osservava rincorrersi nel piccolo prato davanti casa di Sofia. Aveva davanti a sé una vista magnifica. L'amava, l'aveva sempre amata. Sin da bambino. Ma purtroppo sapeva che per lei non sarebbe stato più che un amico. Magari il migliore tra gli amici, ma pur sempre un amico.
Era passato un anno da quando si era presentato davanti casa sua a Sora la prima volta. Clarissa si affacciò alla finestra urlando qualcosa di incomprensibile alle sue orecchie, ma che fece correre subito Sofia nella sua direzione. La sollevò dal davanzale e la portò al petto, seguendo con lo sguardo il dito della figlia puntato nella sua direzione. Quando lo vide spalancò gli occhi. Un misto di gioia, stupore e dolore le passò attraverso quei profondi iridi azzurri come il cielo. Dopo un attimo di puro smarrimento, corse ad aprirgli la porta, e gli si fiondò tra le braccia. Lui sapeva che non doveva dire nulla quando era in quello stato. Adorava la sua sensibilità, la sua freschezza nel fare sempre ciò che le passava per la testa di fare, persino di abbracciarlo dopo tre anni che non si parlavano nemmeno. Fu Clarissa a riportare Sofia alla realtà, strattonando il vestito della madre, non capendo perché si fosse gettata tra le braccia di un perfetto estraneo. Non sapeva quanto erano amici un tempo, quante cose avevano superato assieme, quanti scherzi avevano fatto agli altri. E mentre ricordava il loro passato, Stefano spostò lo sguardo da Sofia alla piccolina, che lo guardava con degli occhioni blu, profondi e sinceri come quelli della madre, incorniciati da ciocche di capelli scuri e ribelli, come quelli di Andrea. Non aveva avuto all'epoca il coraggio di chiederle perché mai non avesse detto nulla. Aspettò che fosse lei, con i suoi tempi, ad aprirsi con lui. Come sempre. Per il momento, era semplicemente felice di averla ritrovata.
"Stefano! Stefano!" la voce di Clarissa lo riportò alla realtà.
"La principessa Clarissa mi ha scoperto! Ora cosa farà mai un povero contadino squattrinato come me per far felice la principessa?"
"Vola vola!! Vola vola!!"
"Prima fammi salutare la mamma, la regina di Sora! Abbiamo tutto il tempo stavolta per fare il Vola Vola!"
"Abbiamo tempo? Come mai Ste? Nessuna donzella da salvare a Foggia?" disse Sofia, avvicinandosigli e abbracciandolo, come solo lei sapeva fare.
"Lo sai Sofy, che per me non esiste nessun'altra da tempo."
"Lo so, ma io non voglio pesare su nessuno, nemmeno su di te. La mia vita non è tra le più facili, non..."
"Ehi, lo so... tranquilla. Io aspetto. Anche in eterno. Io, in quel parco giochi, scelsi te. Ora sta a te scegliere me, se vorrai. Quando lo vorrai."
"Io ho paura di rovinare tutto, di nuovo."
"Anche io. Tu e Clarissa sarete comunque e sempre la ragione del mio sorriso."
Fine
A presto con una nuova storia, sperando che il finale di questa non vi sia dispiaciuto molto. Come al solito attendo con ansia i vostri commenti. Baci Baci. Buon week end a tutti, F.
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IN THAT NIGHT
Short Story"E' di notte che si percepisce meglio il frastuono del cuore, il ticchettio dell'ansia, il brusio dell'impossibile e il silenzio del mondo" - Antonio Tabucchi - Queste storie le sogno di notte, le scrivo di notte, le vivo di notte. La notte è il mom...