Sofia e Andrea (parte 4/5)

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Se lo ritrovò ai cancelli d'uscita della scuola, insieme al suo motorino. Sapeva che voleva dire, che l'avrebbe portata a fare un giro, si sarebbero fermati in un posto isolato e l'avrebbe convinta a parlargli di nuovo. E ce l'avrebbe fatta come sempre. I suoi occhi erano già delle calamite perfette, poi se iniziava a parlare e a farla ridere era la fine. Nello stesso momento, Stefano la vide avviarsi inconsciamente verso quella direzione e la salvò. La prese per mano e la trascinò lontano da quegli occhi blu che la fissavano ancora più stupiti del fatto che in meno di tre ore erano riusciti a  beccarla con lo stesso ragazzo. 

" Vieni, andiamo a prenderci un gelato, poi ti riaccompagno a casa." le disse, cercando di farla voltare nella sua direzione. Ma Sofia continuavo a guardare il riflesso del ragazzo che le piaceva sfrecciare via sul suo motorino, verso non si sa bene dove. Gli rispose distrattamente di si e si incamminarono verso la gelateria nella piazzetta vicino casa sua. Proseguirono in silenzio fino a quando lui non si intromise nei suoi pensieri con una domanda stupida: " Pensi che io possa mai piacere ad una ragazza?" La domanda la fece rimanere talmente di stucco al punto che sorrise nel rispondergli: " Sei un bellissimo ragazzo Ste. Capelli biondi e occhi azzurri, chi non vorrebbe avere un principe come te? Sei anche abbastanza alto, guarda mi passi di almeno 10 cm! E sei dolce, tenero, ti prendi cura degli altri sempre. Adesso ad esempio, bè ecco, penso che tu mi abbia salvata. Se fossi andata con lui, probabilmente avrei di nuovo fatto il suo gioco. E invece, io non voglio più giocare."

"Tranquilla Sofy, io l'ho fatto perché ti ho vista come lo guardavi, come lo guardi sempre. Lui è bello, popolare e tutte vorrebbero averlo come ragazzo, penso che sia la persona più corteggiata nel raggio di 100 km, ma i tipi come lui, non sono fatti per le cose serie. Loro si vergognerebbero di avere accanto una persona che non sia come loro, una normale. E sono degli idioti, perché non sanno cosa si perdono a non avere te. Tu ecco, tu sei fantastica Sofia. Io non capisco perché vuoi stare con lui. Potresti averne uno nettamente migliore, magari non con i suoi addominali, ma che ti tratti bene, ti rispetti, e che voglia solo te."

"Trovamelo e io mi ci fiondo subito." Gli rispose ridendo. Lui era così, aveva la capacità di tirarle su il morale ogni volta che qualcuno glielo buttava giù. Lui per lei c'era sempre stato. E ne era felice. Era il suo migliore amico, e lo adorava per come si prendeva cura di lei ogni volta che si cacciava in uno stupido guaio, quando puntualmente non riusciva a capirlo da sola. Lui è sempre stato lì accanto a lei, da quando quella volta al parco giochi non decise che, tra tutte le bambine con le gonnelline che gli gironzolavano intorno, doveva attirare l'attenzione dell'unica con i pantaloncini e il berretto da militare. Le lanciò un sassolino in testa e finirono entrambi al pronto soccorso per quel gesto. La madre di Sofia era talmente infuriata con quella di Stefano che li trascinò con lei per vedere che dicevano i medici, il tutto mentre si urlavano contro. I due bambini, ignari e incuranti di ciò che le madri stavano dicendo, si fissarono per un secondo. Stefano salì sul lettino dove era stata sistemata Sofia al fine di applicarle i punti, e le diede un bacio dolce sulla guancia, sussurrandole: "per la tua ferita. Scusami ma, se non te l'avessi fatta, adesso non avrei potuto darti questo.E io ero obbligato a dartelo per farti sentire meno sola in mezzo a tutte quelle bimbe urlanti!"

Sofia sorrise ripensando a quel momento, e lui la guardò con aria interrogativa. Scosse la testa, e gli sorrise ancora di più, finì il gelato e gli disse: "Andiamo a casa, mamma fa la parmigiana, se vuoi resta!"

"Perfetto Sofy, resto!"

IN THAT NIGHTDove le storie prendono vita. Scoprilo ora