Two

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2.
Battle

In quanto persona che si è rotta le palle di vivere e non trova più una ragione per continuare a respirare, ci sono un sacco di cose che odio. Ma proprio un sacco. Odio casa mia, per esempio. Odio che mia madre ormai mi chiami solo a Natale e al mio compleanno. Odio che mia sorella sia finita in gabbia per qualcosa che sono quasi sicuro che non abbia fatto (leggi: produzione di meth. Come se mia sorella fosse sul serio in grado di cucinare senza far esplodere tutto. Figuriamoci. Riusciva a bruciare anche il tea). Odio che Alice abbia l'abitudine di scrivermi nel cuore della notte. Odio che il cane del tizio che abita dall'altra parte del pianerottolo pisci sempre su per le scale. E odio che il cielo sia azzurro. Di tutti i fottuti colori che ci sono a questo mondo, doveva essere proprio azzurro, cazzo.
Odio avere gli occhi grigi, perché ho sempre pensato che il grigio fosse un colore idiota. Odio gli shorts, le camice con il collo alla coreana e i jeans a zampa. Odio i cup cakes. E odio un po' anche i vegani, ma solo perché non li capisco e tante volte odiare è più facile che chiedere e cercare di capire.
Odio alzarmi dal letto il lunedì mattina. Forse, di tutte le cose che non sopporto i lunedì mattina sono quelli che più mi stanno sulle palle. Non perché debba alzarmi presto o chissà cosa: il bar lo teniamo aperto solo la sera, e il pomeriggio nel weekend, anche se non ho mai capito perché. Semplicemente odio alzarmi, guardarmi allo specchio e pensare Hey, sono sopravvissuto un'altra settimana. La cosa divertente è che dovrebbe essere una cosa positiva, invece mi innervosisce e basta.
Morale della favola è che il lunedì mattina non ho mai voglia di alzarmi, anche perché raramente ho alle spalle più di quattro o cinque ore di sonno: di solito la domenica notte Alice e io chiudiamo il bar attorno alle due, poi ci fermiamo e ci guardiamo la tv insieme. Abbiamo tutta una lista di serie tv che seguiamo insieme, e di solito la domenica notte guardiamo tutti gli episodi che sono usciti durante la settimana... a parte Doctor Who. Per quella Alice non riesce ad aspettare fino a domenica. Comunque finisce ogni volta che facciamo mattina e torniamo a casa barcollando, perché ovviamente innaffiamo tutto con dosi abbondanti di roba che in teoria non potremmo bere perché la paga Roger. Alice dice sempre che visto che ci paga una miseria, tanto vale che almeno ce la godiamo, ma credo che la verità sia che quella ragazza ha un problema con l'alcool, anche se probabilmente non lo ammette nemmeno a se stessa ... e be', a me in realtà non dispiace scroccare alcolici al sistema se se ne presenta l'occasione. Perché non mi piace bere, ma quando bevo la mia testa non tenta di mangiarmi l'anima, quindi chissenefrega.
Insomma, in linea di massima il lunedì mi alzo a mezzogiorno con un mal di testa da hangover livello apocalisse e la voglia di vivere ai minimi storici.
I lunedì sono quasi sempre giornate no.
Non so come e non so perché, ma questa mattina la sveglia segna le undici passate da poco per quello che riesco a mettere a fuoco, il che vuol dire che ho dormito solo quattro ore scarse. Che schifo.
Cerco gli occhiali sul comodino e me li metto sul naso e prima di alzarmi rimango sdraiato per almeno cinque minuti a fissare il poster di Step Up appiccicato al soffitto. A me neanche piacevano gli Step Up... forse un pelo il secondo, perché l'attrice che faceva Eddie mi stava simpatica, ma per il resto... be', non è granché il mio genere. Nemmeno so perché cazzo ho comprato quello stupido poster: forse risale a quel periodo della mia vita in cui ancora cercavo di rendere questa sottospecie di buco un po' meno triste. Poi a un certo punto ho deciso che non me ne fotteva una sega se lo stupido appartamento era triste e ho smesso di provarci, ma nel frattempo ho appiccicato roba idiota in giro per casa.
All'improvviso mi viene fame e non so perché, perché di solito non ho mai fame. Di solito mangio per inerzia... se mangio. Alice mi sgrida parecchio per questo. Dice che non si può vivere solo di alcool, nicotina, caffeina e Coca Cola alla vaniglia. Cazzate, per conto mio, ma è carina a preoccuparsi per me.
Mi alzo dal letto. In realtà non so nemmeno perché lo chiamo letto: più che altro è una specie di vecchia branda mezza smontata. Forse lo faccio per abitudine, o non lo so.
Mi stiracchio, e sbatto un pugno contro l'armadio per sbaglio. Immagino sia la maledizione dell'essere troppo alti e abitare in una casa troppo piccola: si tende a sbattere ovunque. Camera mia in realtà è poco più che uno sgabuzzino con infilati dentro la vecchia branda di cui sopra e un armadio. Le pareti una volta dovevano essere bianche, ma ora sono più sul grigioverde muffa, la branda è troppo corta e non ci sto con le gambe e l'armadio è abbastanza inutile, visto che la maggior parte dei miei vestiti sono perennemente a terra o da qualche altra parte. Non sono mai stato particolarmente ordinato, ma questa faccenda della depressione mi ha dato il colpo di grazia. Ovviamente è una scusa e tutto il resto, ma resta il fatto che tenere in ordine non mi è mai piaciuto.
Sbadiglio e decido di non accendere la luce: al buio mi so muovere abbastanza anche se in questa casa in generale sono come un elefante in una cristalleria, e al momento ho troppo mal di testa per sottopormi a grandi sfide come la luce del sole o delle lampadine quindi magari più tardi. Dopo il caffè. Dopo un caffè potrei fare quasi qualunque cosa, a patto che sia un caffè enorme. Alice dice che non mi fa bene il caffè nelle condizioni in cui sono. Che probabilmente alimenta i miei comportamenti compulsivi... ma di comportamenti compulsivi non credo di averne e credo che se li avessi lo saprei, perciò di solito bevo il mio caffè e fanculo. È una delle poche gioie della mia vita, Sant'Iddio, perciò amen.
Non so esattamente dove recupero il telefono. So che nell'angolo cucina non potevo averlo lasciato, quindi probabilmente l'ho tipo raccolto per terra durante la strada. La strada sono tipo due passi, ma sorvoliamo. Aspetto di aver acceso la macchinetta del caffè, prima di attaccarlo al caricabatterie e vedere se durante le mie quattro ore di sonno è successo qualcosa: prima viene la caffeina e dopo, se mi gira, tutto il resto del mondo. Sulla schermata di blocco lampeggia una pagina del calendario che mi avvisa che oggi è l'11 giugno e che è il compleanno di una persona che una volta era importante, ma che non vedo da una vita. Mi gratto una cicatrice sul sopracciglio sinistro, sospiro e poi faccio sparire la notifica, perché se l'avessi davanti anche solo altri tre secondi non so cosa potrei fare.
Oggi, se non sbaglio, dovrebbe compiere venticinque anni. Era più giovane di me di un paio di mesi o giù di lì. Probabilmente questa cosa mi risparmierà il mio appuntamento pomeridiano con la pistola: non vorrei mai che lo chiamassero, cazzo. Se morissi oggi, intendo. Probabile che non pensi a me da secoli, ma il suo numero è ancora nel mio cazzo di telefono, tra quelli d'emergenza, tra l'altro, e credo non mi perdonerebbe mai se lo chiamassero il giorno del suo compleanno per dirgli che sono morto. Io non mi perdonerei mai se lo facessero. Perciò come minimo aspetterò domani e per adesso mi farò un cavolo si caffè.
Non so esattamente cosa faccio fino alle cinque del pomeriggio. Mi limito a bighellonare per casa e a guardare un po' la tv, credo. Mangio una ciotola di latte e cereali alla cioccolata, tanto per placare il mio stomaco che a quanto pare ha deciso di avere fame sul serio, poi mi butto sul divano e non mi muovo praticamente più, se non per andare al gabinetto un paio di volte. Dio solo sa come hanno fatto a farcelo stare, un divano, qui dentro. Non che sia un divano grande, ma cazzo: è pur sempre un divano, e questa casa è praticamente un corridoio un po' largo con un cucinotto, un bagno e una camera da letto, quindi davvero, non so come abbiano fatto a farcelo stare. A ogni modo danno una maratona di vecchie puntate di Doctor Who e quando ero piccolo mi piaceva un casino Doctor Who, quindi mi metto tranquillo sul divano impossibile (l'ho sempre chiamato così, non so perché) con un pacchetto di sigarette e una borraccia di caffè e mi guardo qualcosa come una stagione intera. Credo sia la sesta o settima, perché il Dottore è Matt Smith e mi ricordo che adoravo Matt Smith, ma ora come ora non riesce a prendermi granché. Doctor Who ha perso il suo fascino a quanto pare. O forse è il mondo intero che ha perso il suo fascino... però bene o male tiro avanti fino alle cinque. Poi mi alzo e vado in bagno a lavarmi la faccia e i denti. L'armadietto è lì che mi aspetta aperto come un vecchio amico, la pistola in bella vista sul secondo scaffalino. Faccio di tutto per non guardarla, ma alla fine mi frega sempre e mi frega anche questa volta. È la, sta ferma ed è come se mi chiamasse. Verso l'oblio, la pace e la fine di tutto questo schifo, o qualcosa del genere. Credo che mia madre nemmeno verrebbe al mio funerale, se morissi suicida. Lei è cattolica e ci crede un sacco in Dio e tutto il resto: se mi sparassi in testa immagino che starebbe malissimo, ma dopo aver pianto un paio di giorni si asciugherebbe gli occhi e farebbe finta di non averlo mai avuto, un figlio. Per un attimo, quasi prendo in considerazione l'idea di prendere in mano quella fottuta pistola e farla finita una volta per tutte, e fanculo mia madre, il mio funerale e Alice e le sue ultime volte... ma poi ripenso a stamattina e al calendario e al compleanno di quella persona. Davvero, non potrei mai rovinargli il compleanno così. Perché sono una persona di merda ma ai compleanno ci tengo. Non ho idea del perché... forse perché mio padre è morto il giorno del mio compleanno, e ogni cazzo di volta che compio gli anni mi sento più una merda del solito. Avevo diciotto anni all'epoca, ma non mi va di pensarci adesso. Non mi va mai di pensarci.
Chiudo il fottuto armadietto prima di poterci pensare ancora. Oggi no.
Mi lavo i denti e la faccia e mi pettino i capelli, giusto per non avere in testa un cespuglio. Non ce li ho particolarmente lunghi, ma sono ricci, quindi si annodano che è un piacere. Vado in camera per mettermi qualcosa addosso e per prendere un pacchetto di sigarette dal comodino e poi scendo in strada, come sempre. A volte la mia vita mi sembra così tanto monotona che mi pare di essere dentro un copione.
Il bello è che non è che io sia uno di quei bastardi con la ventiquattrore, il mutuo e tutto quanto. Anzi. Sono un idiota fallito che routine a mala pena sa cosa voglia dire, ma ciò non rende tutto quanto meno monotono. È monotono e basta e non so cosa farci. Punto.
Il bar non è lontano dal mio palazzo della tristezza. Sono quattro isolati, per la precisione, da fare sempre a piedi a prescindere che piova, tiri vento o ci siano quarantacinque gradi all'ombra, perché sono povero in canna, non ho una macchina e se anche l'avessi fare quattro isolati in macchina sarebbe ridicolo. Magari impedirebbe alla gente di guardarmi male perché siamo in California e io ho comunque la carnagione di un vampiro, ma resterebbe comunque ridicolo.
È ridicolo in effetti anche che io sia pallido come un vampiro, perché ho sempre avuto paura dei vampiri. Un'altra delle mie stupide fobie, immagino.
Oggi tocca a me aprire, perciò Alice non c'é ancora quando entro. È ancora tutto buio e silenzioso e nessuno ha ancora fatto partire la radio.
Accendo le luci e do una pulita veloce ai tavoli, poi esco sul marciapiede a fumarmi una sigaretta. Tanto sono solo, quindi chissenefrega.
Mi appoggio allo stipite della porta con la cicca in mano cercando di stare il più possibile al coperto, dove è più difficile che la gente mi noti, e mi metto a guardare la strada, aspettando che arrivi Alice o qualcuno dei clienti abituali.
Che io sappia, questo posto non ce l'ha un nome. Alice e io lo abbiamo sempre chiamato soltanto il bar e a nessuno dei due è mai passato per la testa di indagare o di chiedere a Roger, anche perché non credo che a lui piacciamo, e non è esattamente il tipo a cui vorresti stare sulle scatole più del necessario. Sappiamo solo che non ha un'insegna, quindi si vede un nuovo cliente più o meno una volta ogni morte del papa.
Ho quasi finito la sigaretta e sto seriamente valutando l'idea di accendermene un'altra, quando vedo arrivare Jordan in bicicletta con una marea di volantini nel cestino. Jordan, cazzo. Jordan sì che è un tipo. Da quello che so è mezzo nord africano e suona il sitar in una band punk rock, per quanto suoni strano. Non è che lo conosca tanto bene: viene soltanto a bersi una birra ogni tanto. È un ragazzo bassetto, sul metro e settanta, con la pelle color caffellatte, i capelli ricci e neri e un sorriso che va sempre da un orecchio all'altro. Ha quel tipo di sorriso che ti fa vergognare di stare male, giuro.
-Campbell!- mi grida, quando è ancora a mezzo isolato di distanza.
Si gira sempre mezzo mondo, quando passa lui: gli piace urlare.
-Maledizione a te e al tuo secco culo scozzese, avevo paura di trovare chiuso!-
Si ferma di fianco a me, ma più che una frenata è un atterraggio. Schiaccio la sigaretta sotto la scarpa e resto a fissarlo in silenzio mentre lui scende dalla bici tutto cacciato e si ravvia i capelli.
-Come ti va la vita, Campbell?- domanda.
-Si tira avanti.- rispondo io -Che ci fai qui?-
-Non posso essere solo passato a salutare il mio britannico preferito?-
-No, anche perché dubito fortemente di essere io.- mi sforzo di sorridere, tanto per non sembrare uno stronzo -Di cosa hai bisogno?-
Lui sbotta qualcosa che assomiglia a Non si può mai cazzeggiare con te, poi prende un paio di volantini dal cestino della bici e me li mette in mano.
-Solo che mi appendi questi da qualche parte dentro il bar.- dice. E sorride, e io mi sento una persona di merda.
E così mi ritrovo con due volantini in mano e lui davanti che mi sorride come se gli avessi appena detto che Natale arriverà in anticipo. Ogni volta che lo vedo mi viene da chiedermi se abbia mai problemi di paralisi facciale: i muscoli di sicuro li sforza parecchio.
-Vuoi entrare a bere qualcosa?- gli chiedo.
-Na', ho ancora un mucchio di volantini da piazzare.- risponde -Magari passo dopo e mi fai un Moscow Mule.-
Il Moscow Mule è probabilmente uno dei cocktail che mi fanno più schifo in assoluto. È da quando avevo diciannove anni che non riesco più a farmi andare giù la vodka, e la ginger beer mi fa schifo di suo, quindi... sì, insomma, non sopporto i Moscow Mule, per farla breve. E tutta la cosa del bicchiere di rame secondo me è una stronzata.
-Ok.- borbotto.
Lui sorride di nuovo, poi saluta, monta in bicicletta e se ne va, giusto in tempo prima che Alice spunti dietro l'angolo dell'isolato. Il che è una fortuna, perché se quei due si incontrano non si mollano più. Alice attacca bottone più o meno con tutti, persino con quelli che non sopporta.
-Hey.- mi saluta -Quello era Jordan?-
-Sì.-
Mi guarda e mi sorride -Ti trovo bene oggi, My. Hai mangiato?-
-Un po'.-
-Cos'hai lì?- mi toglie i volantini di mano e li guarda -Oh. Sembra figo.-
-Cosa?- chiedo. E in realtà non mi interessa, ma tanto vale.
-Non li hai guardati?-
-No.-
Alice mi sorride, con quel sorriso scaltro che le spunta sempre quando ha in mente qualcuno dei suoi piani diabolici.
-Dimmi Myles, carissimo.- comincia -Ti piacciono le Battaglie delle Band?-
Comincio ad avere paura. Ma paura sul serio. Perché quando Alice ha in mente qualcosa c'é sempre da avere paura. Sempre.
-Sì?- rispondo, e sembra più una domanda che una risposta, ma meglio di niente.
In effetti è vero che una volta mi piacevano. Non ne ho mai combattuta una, ma ne ho viste un paio e mi è sempre stata simpatica come idea.
-E sai cantare, giusto?-
-Più o meno?-
Il suo sorriso si apre ancora di più e la mia mente torna a pensare alla fottuta pistola nell'armadietto del bagno. Forse avrei dovuto spararmi quel maledetto colpo nelle cervella quando potevo farlo.
-Perfetto. Allora ci manca solo un chitarrista... o un batterista, al limite.- dice.
Poi entra nel bar e mi molla lì sul marciapiede a cercare di capire cosa cazzo abbia appena detto.
-Aspetta, cosa?- grido prima di seguirla.
-Una volta mi hai detto che da piccolo adoravi cantare.- spiega -E che al liceo cantavi in una band.-
È chinata dietro al bancone, probabilmente cerca dello scotch o delle puntine per appiccicare i volantini da qualche parte.
-E questa cosa è aperta a band di tutta la California. Quindi credo di averti trovato una cosa che puoi fare per l'ultima volta.-
Non so se sia normale che prenda così le mie manie suicide. Non so nemmeno se sia normale che io gliene abbia parlato. Non credo che di solito la gente lo faccia.
-Piantala con la cosa delle ultime volte, Alice. Tu non l'hai neanche mai finito il corso di psicanalisi. E poi noi nemmeno ce l'abbiamo una band.- protesto.
-Non ancora. Ma c'è tempo fino a luglio per fare i provini. Troviamo qualcuno che sappia suonare qualcosa e ci buttiamo. Perché no?-
Già, perché no? I perché mi assillano. Sono il mio più grande problema. Perché fare o non fare le cose? Perché mia madre fa di tutto per sentirmi meno possibile? Perché la mia vita si è ridotta a questa merda? Perché? E la cosa che odio di più, forse anche più dei lunedì mattina, è che non so mai rispondere. Non so perché mi comporto così. So perché mia madre non mi parla ma mi rifiuto di accettarlo, quindi è come se non lo sapessi. Non so perché la mia vita negli ultimi anni abbia fatto così schifo. Non so perché.  Perché vaffanculo, cazzo, ecco perché.
-Sai una cosa?- sbotto -Fanculo. Ci sto.-
Me ne pento prima ancora di aver finito di dirlo, ma ormai ci sono dentro. E va bene così. Sarà l'ultima cosa. Poi la faccio finita una volta per tutte. Niente più tentativi di trovare un motivo per restare. Niente più tirare avanti fino al giorno dopo. Sopravviverò a quest'estate... e poi. Basta.

ANGOLINO(ino) NERO PER UN'ANIMA NERA
Ok, sarò breve: se guardate nei media, c'é uno schizzo di Myles. Sto cercando di disegnare tutti i personaggi principali, anche se non sono granché brava con i disegni originali: le mie abilità grafiche si limitano al copiare cose... e non sono del tutto certa che sia il caso di chiamarle abilità.
In realtà il Myles del disegno è più giovane rispetto al Myles della storia: ha più o meno sedici/diciassette anni o giù di lì... ma comunque tutti nei miei disegni sembrano bocie, quindi saranno tutti un po' più giovani.
Spero che vi sia piaciuto il capitolo...
#staystrong

Cursed_Soldier

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