Yuuri aprì lentamente gli occhi, ritrovandosi a fissare l'ambiente circostante con sguardo smarrito, che si accentuò quando incontrò due occhi azzurri. «Victor?»
«Buongiorno!» mormorò il russo, sollevando il capo dalla soffice coperta e sorridendogli felice. E Yuuri ne fu talmente rapito da non riuscire a spostare gli occhi; solo la carezza, che avvertì sulla guancia, fu in grado di strapparlo da quella contemplazione.
«Bu-buongiorno!» balbettò imbarazzato, mettendosi seduto di colpo e lasciando che la piccola risata del suo coach animasse la stanza.
«Hai voglia di fare colazione?» chiese poi Victor, dopo aver tirato le tende di lato, permettendo così alla luce del giorno di entrare all'interno della camera.
Yuuri non rispose. Si guardò ancora una volta attorno, studiando ogni particolare di quell'ambiente a lui estraneo, riportando poi, nuovamente, lo sguardo su Victor e realizzare...
«Sono... Davvero?» chiese, scostando la coperta e sedendosi sul bordo del letto ‒ sfiorando con i piedi il morbido tappeto beige.
Victor non riuscì a trattenere il sorriso. «Benvenuto a San Pietroburgo!» disse, accogliendolo, poco dopo, nel suo abbraccio.