«Avrei voluto organizzare qualcosa di speciale», mormorò Yuuri, dopo essersi avvicinato silenziosamente alle spalle del compagno per abbracciarlo. Si ritrovarono così ad osservare, attraverso la grande vetrata del soggiorno, la neve cadere ed imbiancare San Pietroburgo, rendendola più magica di quanto già non apparisse agli occhi del giapponese. «Ma avrei dovuto dividerti con gli altri», riprese, «e questo non mi andava. Non mi andava per niente.»
«Da quando il mio Yuuri è diventato così egoista?» rise, incrociandone lo sguardo sul vetro, prima di girarsi nel suo abbraccio e poter incontrare quelle profondità scure che erano i suoi occhi.
«È una cosa brutta?» chiese Yuuri titubante, strabuzzando gli occhi e Victor non riuscì a trattenere un sorriso e conseguente furto di baci che riportò il sorriso sul viso di entrambi.
«Non vuoi il tuo regalo?» chiese Yuuri quando, infine, riuscì a sfuggirgli, indietreggiando sino ad afferrare velocemente quella scatolina dorata che poco prima aveva appoggiato sul mobile bar ‒ proprio accanto ai due calici e alla bottiglia di champagne.
«Mi piacerebbe, ma», lasciò vagare lo sguardo sulle gambe nude, soffermandosi sulle cosce che il suo maglione bianco ‒ l'unica cosa che indossava ‒ non riusciva per niente a coprire, «sarebbe meglio mettessi su qualcosa», disse, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle sue gambe.
Yuuri si lasciò sfuggire la piccola risata che riecheggiò per l'ambiente e che scaldò il petto di Victor. «Non pensavo fosse un problema», mormorò, dandogli le spalle e ancheggiando volutamente. «Ti aspetto di là», concluse, sorridendogli allusivo da sopra la spalla e infilandosi nel salottino adiacente, «vedi di non farmi aspettare troppo oppure...»
Un nuovo sorriso illuminò il bel viso di Victor proprio nel momento in cui afferrò i due calici. «Un solo regalo non basterà, dovresti...» Ma le parole rimasero lì, sospese nell'aria, strappate con violenza da Yuuri che, piegato in avanti sul divano e intento a nascondere qualcosa dietro i grandi cuscini, lasciò intravedere buona parte del sedere.
No, decise Victor due regali non sarebbero bastati, forse neanche tre e giustamente Yuuri avrebbe dovuto prendersi la responsabilità delle sue azioni.
Deglutì con forza. «Hai promesso di esaudire ogni mio desiderio, se non ricordo male», disse con voce rauca. Si avvicinò piano, forse troppo, osservando l'innocente sensualità con cui accavallava le gambe e mostrava forse un po' troppo. Ancora una volta.
Yuuri sorrise. Afferrò il calice giusto un attimo prima che Victor gli si sedette accanto. «E cosa desideri?» chiese, per poi sfiorandogli la guancia con un bacio.
Victor pensò bene di riappropriarsi del suo calice e poggiarlo, assieme al proprio, sul parquet. «Te, solo te», sussurrò, trascinandolo con sé sul divano.