Victor si pulì le mani sul grembiule azzurro, su cui si rincorrevano tanti barboncini, e osservò soddisfatto la propria opera: dei perfetti cupcakes alla vaniglia con frosting allo sciroppo d'acero. Ne prese uno dall'alzatina su cui li aveva sistemati e lo mise sul piccolo vassoio d'argento, tirato fuori dal pensile sotto la penisola assieme alla candela a forma di neve, che sistemò sulla sommità del dolce. L'aveva intravista, pochi giorni prima, sul bancone di un negozio di oggettistica e non aveva potuto evitare di comprare l'intera scatola. Quelle candele gli sarebbero bastate per festeggiarne il compleanno per i prossimi sessant'anni.
Si avvicinò al ripiano di marmo della cucina, afferrò la teiera e riempì la tazza nera in terracotta, inspirando l'aroma del tè Gyokuro— il preferito di Yuuri, che aveva faticato a trovare, motivo per il quale aveva ritenuto necessario riempire un intero mobile della dispensa.
«Perfetto», disse nel momento in cui l'appoggiò sul vassoio, giusto un attimo prima che Makkachin fece il suo ingresso con una corsa che si concluse davanti alla penisola. Lo sguardo del barboncino si posò sui cupcakes.
«Non ci provare», lo ammonì allegramente Victor, prima di riportare l'attenzione sul vassoio. «Secondo te manca qualcosa?»
Makkachin abbaiò.
«Sssh!» Si piegò sulle ginocchia. «Così lo sveglierai. E noi non vogliamo rovinare la sorpresa, giusto?»
Makkachin abbaiò nuovamente e gli poggiò le zampe anteriori sulle spalle, leccandogli il viso.
Victor rise. Gli afferrò le zampe e si rimise in piedi. «Ecco cosa», disse colto da un'improvvisa folgorazione che lo spinse ad avvicinarsi al divano angolare bianco perla che divideva la cucina dal salotto. Sollevò la penisola e si abbassò per afferrare una scatolina. «Mancavi giusto tu», disse con un sorriso luminoso, prima di tornare in cucina. Afferrò il vassoio. «Andiamo Makkachin.»
«Buongiorno!» disse Yuuri facendo capolino dalla soglia e coprendo un sonoro sbadiglio.
Victor rimase immobile al centro della stanza, mentre Makkachin si avvicinò, scodinzolando felicemente, all'altro uomo che, dopo essersi messo gli occhiali, si inginocchiò per le coccole mattutine — un'abitudine a cui non era intenzionato a rinunciare.
«Buongiorno anche a te Makkachin», sorrise e con lo sguardo cercò Victor, rendendosi conto solo in quel momento del broncio sul suo viso e del vassoio che aveva tra le mani. «Credo di aver appena fatto un casino.» Riservò un'ultima carezza al barboncino, prima di rimettersi in piedi e raggiungere l'altro che aveva riappoggiato il vassoio sulla penisola. «Perdonami Victor!» disse scostandogli i capelli per baciargli la fronte.
«Volevo coccolarti un po'», borbottò Victor, mentre Makkachin, salito su uno sgabello sistemato dalla parte opposta della penisola, ne aveva approfittato per afferrare un cupcake e fuggire velocemente in camera da letto.
«Mi dispiace davvero.»
«Dovrai farti perdonare», disse porgendogli il regalo. «E puoi iniziare con questo.»
«È per me?» chiese Yuuri, stupito.
Victor annuì.
«Ma... il regalo me l'hai dato ieri», disse, scartandolo. «Io non credevo che...» Non trovò le parole per concludere quel pensiero quando si ritrovò tra le mani un uovo in stile Fabergé — in peltro dorato con smalto blu, rifinito con brillanti che evidenziavano le loro iniziali, rifinite in oro. «Come...?» Sollevò lo sguardo emozionato, incontrando quello intenerito dell'altro. «Dove...?»
«Per te, amore mio», sussurrò nel carezzargli il viso con il dorso della mano. «Prova ad aprirlo.»
Yuuri non se lo fece certo ripetere e appena la parte superiore dell'uovo si capovolse, le note di Stammi vicino si rincorsero per l'ambiente, accompagnando la danza di due pattinatori in miniatura.
«L'hai fatto davvero», bisbigliò Yuuri, mentre l'emozione prendeva il sopravvento. «Non so cosa dire... È bellissimo!»
Victor lo accolse tra le braccia. «Buon compleanno, amore!»