«Sei sicuro di sentirti bene?» chiese Victor una volta avvicinatosi all'altro, che seduto sul ghiaccio si massaggiava il braccio colpito durante la caduta. «Ti fa male il braccio?»
Yuuri scosse il capo. «Ho sbagliato il salto», sospirò pesantemente.
«Sei sicuro?» chiese nuovamente, aiutandolo a rimettersi in piedi con il timore che, quella che gli era sembrata sin da subito una brutta caduta, avesse provocato qualcosa d'irreparabile.
«Non mi sono fatto niente», asserì Yuuri, toccandosi il gomito. «Fa male solo per la botta», gli sorrise, notando il terrore sfigurargli il viso. «Victor», bisbigliò, allungando la mano guantata e facendogliela scivolare sul viso in una lenta carezza. «Sto bene, davvero!»
Victor chiuse gli occhi e lasciò andare un respiro pesante, poggiando la mano sulla sua per fermarla sulla guancia. «Sei sicuro?» chiese nel riaprire gli occhi. Yuuri annuì, ma a Victor non sfuggì quella smorfia di dolore. Gli prese il viso con entrambe le mani e, con il pollice della destra, scansò alcuni ciuffi scuri, notando un segno rosso sulla fronte. «Hai colpito la testa?»
«Forse mi sono graffiato quando sono finito sul ghiaccio, ma non è nulla», sorrise, ma non poté evitare di gemere quando l'altro gli sfiorò con il pollice la parte arrossata.
«Non è nulla?! Yuuri sei caduto piuttosto male e hai battuto la testa...»
«La fronte», lo corresse subito.
«È la stessa cosa», ribatté, poi sospirò. «Yuuri non devi sottovalutare una caduta». Si morse il labbro inferiore. «Io non potrei sopportare di perderti.»
«Hai rotto le palle con tutte 'ste lagne, vecchio», mormorò Yuri passandogli accanto e colpendolo leggermente alla spalla con un pugno. «Sembri sua madre. Andatevene a casa, entrambi, invece di mettervi in mezzo alla mia coreografia», borbottò, lanciando una fugace occhiata al giapponese prima di allontanarsi.
Victor strabuzzò gli occhi, mentre Yuuri non poté che sorridere e afferrargli la mano.
«Andiamo a casa», disse, tirandoselo dietro. «Prima che Yuri ci sbatta fuori lui stesso», rise. «Così potrai controllare che sia tutto a posto», aggiunse, lanciandogli una veloce occhiata da sopra la spalla e incontrandone, infine, l'espressione rilassata.