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Solo. Era dannatamente solo. Quando entrava nei corridoi della sua scuola nessuno lo salutava o esclamava, felice nel vederlo: "Ehy, Theo!" oppure "Theo, come va, amico?". Era come se il numero degli alunni fosse dispari e lui fosse il resto di uno, quello che complica la situazione. Spesso pensava a come potesse essere stato tanto stupido. Aveva perso la stima e l'affetto (se qualcuno per lui ne aveva) solo per conquistare il potere. "Cosa me ne faccio del potere, se non ho nessuno?" si chiedeva.

Vedeva benissimo tutti gli abbracci che gli amici si davano, le pacche sulle spalle e persino i baci che si scambiavano i fidanzati. Si guardava in giro e non vedeva nient'altro che gioia, amicizia e talvolta persino amore. Quando passava davanti al branco vedeva come Stiles abbracciava Malia e come il battito del ragazzo non aveva cambiamenti. Ogni volta che li osservava la rabbia si faceva spazio tra la sua quasi perenne tristezza: Stiles non l'amava, ma Theo invece sì e proprio quest'ultimo non riusciva a non pensare l'umano come una persona cattiva, un falso. Probabilmente Malia era inconsapevole di questa situazione ed era convinta che Stiles la amasse, ma non era così. A volte Theo voleva avvicinarsi all'umano e regalargli un pugno ben assestato, come quello che Stiles gli diede qualche tempo prima.

Subito dopo la scuola, Theo tornava a casa (riuscita a comprare con i soldi raccimolati grazie ad un lavoro durante l'estate) dove non c'era nessuno ad aspettarlo. "Wow Theo, sei arrivato a questo. Veramente un buon lavoro!" Si buttava letteralmente sul divano e si metteva a guardare il soffitto. In quei momenti si sentiva vulnerabile. Probabilmente se qualcuno avesse aperto la porta di scatto lo avrebbe trovato con le lacrime agli occhi. Tutto ciò perché ricordava. E a volte ricordare non fa bene, anzi. La chimera chiudeva gli occhi e i ricordi riaffioravano di colpo, come se compressi.

Si rivedeva, dopo una lavata di cervello dei Dottori del Terrore a dodici anni con più crudeltà che acqua in corpo, quando aveva visto morire lentamente per ipotermia sua sorella nel fiume, le aveva strappato il cuore e se l'era fatto trapiantare dai Dottori del Terrore, diventando una chimera. Subito una lacrima cominciava a percorrergli il viso. Poi tutto era stato un causa-effetto e la causa era lui. Era stato buttato nell'inferno, dove sua sorella defunta poteva "giocare" con lui quanto voleva, essendo molto più forte di lui e sicuramente anche se Theo avesse potuto correre non gli sarebbe stata risparmiata quella pena.

Il tempo passava, i giorni scorrevano lenti. Oramai anche i bisbigli tra i corridoi erano cessati e lui era diventato invisibile agli occhi di tutti. Era come se non esistesse, Theo camminava e, quando succedeva, nessuno lo prendeva ad insulti per aver fatto cadere i propri libri. Erano lui e la sua ombra. Però c'era qualcuno che forse lo considerava. Biondo, occhi grigio-azzurri. Liam Dunbar. L'aveva salvato dalla prigionia nell'inferno con sua sorella, aveva approfittato dell'aiuto di Theo e poi l'aveva lasciato in balia degli eventi.

Proprio a questo stava pensando, per l'ennesima volta con gli occhi lucidi e probabilmente rossi dalle lacrime, quando sentì il campanello suonare. Si alzò di scatto dal divano sul quale era intento a pensare e invano si cercò di togliere qualsiasi prova di un eventuale pianto. Al secondo suono di campanello, segno che il suo ospite si stava spazientendo, si precipitò ad aprire e vide una sagoma familiare.

«Dunbar? Che ci fai tu qua?» Chiese con stizza Theo. Si aspettava tutti tranne Liam. Dopo che il biondo lo aveva liberato e usato per proteggere sé e il suo branco lo aveva allontanato. Theo era stanco delle persone che ritornano perché ci sono sempre dei doppi fini.

«Ehm... Volevo... Cioè intendo dire voglio... Sì...» Liam balbettò guardando negli occhi grigi e stufi di quella situazione di Theo che, inflessibile e freddo, ricambiava lo sguardo.

«Parla, Dunbar. Non ho tutto il tempo di questo mondo, okay? Quindi ora o mai più.» Theo non voleva avere nessun tipo rapporto con nessuno che facesse parte del branco, esclusa Malia, ovviamente.

«Okay, okay. Sappi che ti vedo quando sei a scuola. Vedo come sei solo e come tutti ti ignorano, sento quando passi vicino a Malia e ti si aumenta il battito, come quando la vedi abbracciata a Stiles e stringi così forte i pugni da farti diventare le nocche bianche. Ora sono qui ignorando le disposizioni di Scott» Scott era l'alpha di Liam, comandava il suo beta a bacchetta e lo considerava come un figlio piccolo. «Per dirti che mi dispiace. Mi dispiace per averti lasciato solo dopo averti in qualche modo utilizzato per salvarmi, salvarci direi, da quanto Beacon Hills ci aveva messo davanti e poi lasciare che il mondo ti potesse andare contro. Mi hai salvato la vita un paio di volte e io non mi sono degnato nemmeno di starti un minimo accanto durante questo periodo, che, a giudicare dai tuoi occhi rossi, sembra orribile. Scusa. Scusami Theo.» Liam rimase qualche secondo immobile, aspettando una qualche reazione del ragazzo davanti a lui. Durante il suo discorso sembrava che l'aria accigliata che Theo aveva avuto quando gli aveva aperto la porta stava scomparendo poco a poco e ora lo stava guardando senza far trasparire nessuna emozione, impassibile. Theo, invece, si sentiva un libro aperto in quel momento. Liam aveva capito cosa gli stava succedendo e se fuori di sembrava che non stesse provando nessuna emozione, dentro di lui un turbinio di pensieri gli avvolgevano la testa come una coltre di nebbia, mentre cercava di riuscire a rispondere al biondo altrettanto degnamente.

«Liam» Il biondo alzò lo sguardo verso Theo, mentre prima l'unico oggetto di suo interesse erano le punte delle scarpe «Sono contento che qualcuno abbia capito quello che sto passando in questo momento e mi rende ancor più felice il fatto che sia stato tu a farlo, ti sei preso una responsabilità così grande quando mi hai liberato e te ne sono infinitamente grato, perché stare lì dentro è orribile.» Continuò la chimera facendo segno con il mento al terreno. «Dall'altro lato della bilancia, invece, c'è il fatto che tu mi abbia lasciato da solo in balia degli eventi che mi hanno lasciato nella solitudine più assoluta, nella quale sono quasi impazzito. Sono abbastanza restio a perdonarti» E a questo punto Liam assunse un'espressione sconsolata «Perché spesso le persone che ritornano hanno quasi sempre doppi scopi, prendi me come esempio. D'altronde, però, tu non puoi avere doppi fini (fai parte del branco di Scott) e non so proprio cosa pensare.» Theo aveva perso tutta quell'aria di superbia, cosa che lo rendeva sincero agli occhi del biondo e Liam credeva alle sue parole.

«Capisco. Bene, Raeken, non ti prendo altro tempo, mi è sembrato che te ne abbia rubato già abbastanza.» Detto questo, Liam si girò dall'altra parte e fece per andarsene, quando una mano lo prese per il braccio e lo fece girare verso la porta.

«Ho detto che non so cosa pensare, non che non ti perdonerò mai.»

alone |theo raeken|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora