capitolo 5. Un muro da riparare

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Pov Amber
Piangevo a dirotto e non riuscivo a smettere,non riuscivo a credere che anche lui,mio padre,mi abbandona in questo modo.
Sento dei passi,alzo il volto che avevo sprofondato nelle mani e cerco di focalizzare la persona. Non riuscivo,vedevo tutto sfocato per colpa delle lacrime,strofino gli occhi per vedere meglio.
Era il barista,mi guardava con le mani nelle tasche e gli cchi addolciti.
"Che vuoi?" dico cercando di ricompormi,ma invano. Quelle frasi della lettera vagavano nella mia mente
"Perche piangi?" dice sedendosi di fianco a me
"Non ti interessa,vattene" dico tra i singhiozzi
"Perche piangi?" insiste,quanto odio le persone che mi contraddicono
"Cosa ti importa? Non sono affari che ti riguardano" dico infastidita.
Prende il mio viso tra le mani e girandolo in sua direzione mi fa vedere i suoi occhi,erano cosi rassicuranti
"Sai sei proprio fastidioso" dico girando il viso
"Forse,ma solo perche sto cercando di rompere uno dei tanti muri che ti tengono disconnessa dalle altre persone" dice distogliendo lo sguardo da me
"Ma se non vuoi parlarmene io non ti obbligo più di tanto"
Dice poggiandosi sui palmi per alzarsi,lo trattengo per la giacca e lui si risiede
"Mio padre mi ha lasciato da sola,senza niente per arrangiarmi per i prossimi giorni. Mi ha lasciato con una lettera,fredda e distaccata. Nemmeno un "ti voglio bene" o "scusami" o un nomignolo che mi dice di solito." dico ridiventando triste e con le lacrime che mi rigano il viso.
"Mi dispiace" dice,sento accarezzarmi la guancia bagnata.
Scosto il viso dalla mano e rabbrividisco per il freddo,ma come mi è venuto da mettere una maglietta a giro maniche cosi leggera? Bah. Il barista si leva il giubbotto in pelle nera e lo poggia sulle mie spalle,si sente il suo profumo,cosi dolce e delicato. Sono cosi stanca da poggiare la testa sulla sua spalla e addormentarmi sfinita.
Continua

Due Mondi Troppo DifferentiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora