q u a t t r o

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Giugno, 1990

Ho passato dodici anni della mia vita vivendo dentro quattro mura che non sono mai riuscita a chiamare a casa: senza amici, senza grandi momenti di gioia, solo un'eterna noia seguita da momenti di solitudine.

Non ho mai davvero capito il termine di festeggiamento o di regalo, e mai, dico mai, mi sarei aspettata che prima o poi avrei festeggiato un vero e prorprio compleanno.

"Sorpresa!" Urla Jenna, insieme ad altre persone, che battono le mani mentre mi sorridono.

La sala da pranzo dei signori Collins è stata adebita per una festa, ci sono addirittura i festoni e i palloncini, e già vedo sul tavolo una grande torta piena di glassa rossa con sopra la scritta Buon compleanno, Hannah!.

Sorrido, abbracciando la donna che mi sta venendo incontro con un bel pacchetto colorato con tanto di fiocco.

"Auguri, tesoro." Mi dice, porgendomi il pacchetto, che stringo fra le dita.

Sono così poco esperta che mi ritrovo a non sapere che cosa fare fino a quando Jenna non mi invita ad aprire il pacchetto, dove trovo un bellissimo vestito azzurro.

"Grazie." Sussurro, e Jenna torna subito ad abbracciarmi.

"Lo abbiamo scelto io e Marc." Esclama, emozionata, e io mi volto verso l'uomo, che è seduto in un angolo della stanza mentre beve la sua birra.

"Grazie." Dico, e lui mi fa un sorriso tenero, alzando la sua birra in mio onore.

"Dai, vieni, ti presento alcune persone." Mi distrae la donna, portandomi verso il gruppo di persone sedute intorno alla tavola: noto per la prima volta che c'è anche un bambino "Loro sono i signori Evans, colleghi di Marc, mentre lui è Daniel, avete circa la stessa età."

"Ciao." Mi saluta il bimbo dai capelli tanto ricci quanto biondi, sbattendo le lunghe ciglia che gli incorniciano gli occhi azzurri.

Ha un viso dai lineamenti decisi, che si scontrano con i tratti angelici che appartengono a tutta la famiglia, come le guance rosee e le labbra carnose.

"Ciao." Ricambio, ma la nostra conversazione non va oltre, dato che Jenna mi presenta un'altra decina di persone, terminando il suo giro proprio davanti alla grande torta, su cui pone le candeline, accendendole.

"Avanti, esprimi un desiderio e soffia!" Esclama, ma io mi ritrovo a non sapere cosa desiderare: in fondo, ora ho tutto ciò che ho sempre desiderato.

Ma poi il mio sguardo cade sull'altro bambino presente nella stanza, e i suoi occhi chiari mi ricordando un altrettanto paio di iridi dello stesso colore.

Cody: il ragazzo imprigionato del granaio, il dilemma che più mi assale in questa mia nuova vita.

Vorrei davvero sapere di più su di lui, capire cosa possa aver fatto per meritarsi tutto questo.

E' solo un ragazzino, infondo.

Chiudo gli occhi, e mi ritrovo a pensare alla libertà, quella che vorrei regalargli, se solo potessi.

Poi, poi soffio.


Non riesco a dormire, ho così tanta adrenalina da scaricare che non riesco nemmeno a stare ferma, continuando a girarmi fra le coperte.

Sono felice, davvero, ma, nascosto in una parte della mia testa, c'è una vocina che continua ad urlarmi che sto sbagliando, che non dovrei essere così contenta sapendo che c'è qualcuno che soffre.

Qualcuno a cui tengo, qualcuno che vorrei aiutare, anche con un semplice lampo di felicità.

Mi tolgo di colpo le coperte, scendendo dal letto: una strana idea cerca protentemente di essere ascoltata.

Out of the window {Cody Christian}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora